Cinema
Donne protagoniste oggi a Venezia. Sono due opere, infatti, a porle al centro della scena alla Mostra del Cinema. Si tratta dell’opera dell’italiano Mario Martone, “Capri-Revolution”, storia di ricerca ed emancipazione di una pastorella nel 1914, e del dramma australiano firmato Jennifer Kent, “The Nightingale”, dove una giovane irlandese nel 1825 è chiamata a reagire a una violenza
Due donne sono le protagoniste dei film in concorso oggi alla Mostra del Cinema di Venezia. Parliamo dell’opera dell’italiano Mario Martone, “Capri-Revolution”, storia di ricerca ed emancipazione di una pastorella nel 1914, così come del dramma australiano firmato Jennifer Kent, “The Nightingale”, dove una giovane irlandese nel 1825 è chiamata a reagire a una violenza. Il punto sui film del giorno con il Sir e la Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della Cei dal Lido di Venezia.
“Capri-Revolution”
Regista e sceneggiatore teatrale e cinematografico, Mario Martone presenta a Venezia75 “Capri-Revolution”, opera che chiude il ciclo dedicato alla storia dell’Italia tra ‘800 e ‘900, dopo “Noi credevamo” e “Il giovane favoloso”. Scritto da Martone con Ippolita di Majo, il film si ispira alla reale esperienza della comune del pittore Diefenbach a Capri all’inizio del XX secolo. Siamo nel 1914, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, e a Capri desta scalpore una comune che sposa spiritualismo e affrancamento dalle convenzioni sociali. La ventenne Lucia (Marianna Fontana), capraia nell’isola, rimane affascinata da tale esperienza, in particolare dall’artista Seybu (Reinout Scholten van Aschat). A proporre una visione più realistica e pragmatica è invece un giovane medico dagli ideali patriottici (Antonio Folletto). Lucia inizia così una sua personale ricerca.
“L’incontro tra la società dell’isola, tendenzialmente chiusa e arcaica, e le nuove forme di cultura di stampo nordeuropeo provoca sconquassi che mettono in crisi pensieri e abitudini della giovane Lucia”, commenta Massimo Giraldi, presidente della Cnvf e membro della giuria Signis a Venezia: “Martone affronta questa materia con grande impeto e coraggio, componendo un quadro visivo suggestivo e potente (eccellente la fotografia). Il problema però risiede nella scrittura e nello svolgimento della storia, talvolta incerto o dispersivo. Ottima forma, ma contenuto debole”.
“Filo rosso del racconto – aggiunge Sergio Perugini, segretario della Cnvf e giurato Signis alla Mostra – è il percorso di affermazione di Lucia che rifugge dal matrimonio di convenienza, dando ascolto ai propri desideri. Con audacia, si allontana da casa per sperimentare il modello utopistico che propone la comune. Anche quello, però, abbagliante e rivoluzionario, le appare stretto e limitato. Lucia sogna un ‘nuovo mondo’ dove una donna è libera di scegliere. Temi attuali, resi con intensità dalla giovane Fontana, ma il film non decolla del tutto”.
Dal punto di vista pastorale, “Capri-Revolution” è complesso, problematico e adatto per dibattiti.
“The Nightingale”
L’australiana Jennifer Kent è l’unica regista in competizione a Venezia 75. Qui ha presentato il suo secondo film, “The Nightingale” (“Usignolo”), dopo l’esordio con “The Babadook”. La Kent esplora il dramma di una donna irlandese in Australia nel 1825, vittima di brutali violenze e soprusi. Violata e privata di figlia e marito, la protagonista Clare (Aisling Franciosi) imbraccia la vendetta come suo unico obiettivo. Vuole eliminare l’ufficiale inglese (Sam Claflin) responsabile dei suoi mali, e si mette al suo seguito insieme all’aborigeno Billy (Baykali Ganambarr).
“Facendo la scelta di indirizzare la strada di Clare verso la vendetta – afferma Giraldi – la Kent imposta inevitabilmente il binario del film a tesi. In questa ottica, il film accumula un carico di tensioni ed elementi che spingono a non vedere altra via d’uscita alla violenza. Questa soluzione diventa anche una scelta morale, che innesca in maniera furba il consenso dello spettatore, che abdica ad altre soluzioni o valori. Un film sovraccarico ed eccessivo in alcuni passaggi, che lo rendono di non facile approccio”.
“Partendo dall’800 – aggiunge Perugini –, la Kent vuole offrirci una suggestione sull’oggi, toccando due temi caldi: la violenza sulle donne e le discriminazioni razziali. Duro e spietato si fa il racconto delle violenze subite da Claire, che affronta però a viso aperto il suo aguzzino senza indietreggiare. Un incoraggiamento, quindi, alle donne vittime di abusi a non lasciarsi spezzare; ma certo questo nobile intento non può trovare soluzione nello sposare altra violenza. La questione razziale (diritti degli aborigeni), poi, sembra qui solo un corollario nello storytelling delle ingiustizie. Idee forti e valide, ma svolgimento dispersivo”.
Dal punto di vista pastorale, il film è complesso e problematico da utilizzare con precauzione per le scene crude.