Ilva e Ponte Morandi

Barlumi di luce

L’accordo sull’Ilva e alcuni segnali positivi sulla ricostruzione del Ponte Morandi rischiarano il momento difficile che sta attraversando la città

Una buona notizia, come un barlume di luce, ha reso meno pesante il momento che Genova sta vivendo: l’accordo sul futuro dell’Ilva che interessa da vicino la nostra città.
Anche in merito alla ricostruzione del Ponte Morandi sono arrivati alcuni segnali positivi: gli incontri delle istituzioni locali sono stati fruttuosi, grazie tra l’altro al contributo di Renzo Piano che ha messo a disposizione il suo riconosciuto talento architettonico per il futuro della sua città.
Quando al posto delle polemiche, degli interessi e delle strumentalizzazioni di parte prevalgono la buona volontà e lo spirito di collaborazione, – come appunto sta avvenendo a Genova in questi giorni – si possono compiere passi concreti verso la soluzione dei problemi più grandi e si può guardare con un minimo di fiducia al futuro.
In questo contesto, è prima di tutto necessario trovare piena soluzione all’emergenza sfollati, consapevoli che le loro case sono destinate all’abbattimento. Per la quasi totalità di loro – hanno assicurato il presidente della Regione Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci – è stata trovata una soluzione, alcuni ancora stanno aspettando.
Ma è l’intera popolazione dei quartieri limitrofi al crollo del Ponte Morandi che occorre sostenere: quanti disagi per gli spostamenti, quanti danni economici per le famiglie, le aziende e gli esercizi commerciali!
Lacerante rimane il dolore di coloro che piangono le vittime del crollo; una tragedia sconvolgente per le modalità con cui è avvenuta e che poteva e doveva essere evitata. Tocca alla magistratura individuare i colpevoli.
Per quanto tempo Genova dovrà curare le ferite di questa collettiva sciagura? I ponti e le case si possono ricostruire, ma sarà un cammino faticoso ricostruire i cuori e lenire le sofferenze di quanti piangono i loro morti, dei quali dovrà essere mantenuto vivo il ricordo e quotidiana la preghiera.
Per superare il momento occorrerà recuperare e quindi moltiplicare tutte le riserve di solidarietà umana e cristiana.
Compito, questo, che in particolare s’addice alla Chiesa.
È dei giorni scorsi l’appello giunto ai parroci e ai fedeli laici perché segnalino canoniche e case da mettere a seppur temporanea disposizione degli sfollati; è della Chiesa l’impegno di vicinanza che si esprime anche comunitariamente nella preghiera in Cattedrale, cuore della fede per i credenti e sicuro riferimento anche per chi non crede.
L’appuntamento, in proposito, ad un mese dalla tragedia è per venerdì 14 settembre alle ore 19 con la S. Messa in S. Lorenzo. Nello stesso giorno, alle 11,36, in contemporanea con le iniziative della società civile, suoneranno a lutto le campane di tutte le Chiese, per ricordare le vittime del Morandi e per far sapere a chi resta che la Chiesa e la Città sono loro vicine.
Continua così, nella fedeltà ad un’antica tradizione, la missione della Chiesa genovese che con discrezione segue e sostiene il cammino della città, talvolta cosi faticoso come quello che sta compiendo in questi giorni.

(*) direttore “Il Cittadino” (Genova)