Ministero sacerdotale
La sua testimonianza di prete coraggioso, convinto della propria vocazione e impegnato nella costruzione di un mondo migliore, faccia ricordare il tanto bene che c’è – sempre – attorno a noi. Anche nella Chiesa
“Caro fratello giornalista, sono un semplice prete cattolico. Mi sento fiero e felice della mia vocazione…”. Inizia così la lettera, segnalataci da un nostro lettore, che padre Martin Lasarte, salesiano missionario in Angola, ha inviato al New York Times, il famoso quotidiano statunitense. La lettera risale al 2010, quando sulla stampa americana (e mondiale) cominciavano a comparire con insistenza articoli riguardanti sacerdoti coinvolti in varie forme di abuso. Nella lettera, diffusasi in modo virale sul web, il missionario esprime il suo stupore per il fatto che “si leggano così poche notizie a riguardo di quelle migliaia di preti che sacrificano la loro vita spendendosi per milioni di bambini e di adolescenti, ricchi o poveri, privilegiati o sfavoriti, ai quattro angoli della Terra”. Insomma, tutta l’attenzione dei giornali è “sequestrata” dagli errori – a volte ancora da dimostrare – del clero, mentre del bene fatto da preti o missionari (e consacrati) nessuno si occupa. Nella lettera padre Martin racconta, a modo di testimonianza, quanto lui e i suoi confratelli facevano nella loro missione in Angola e afferma provocatoriamente che il “New York Times certamente non sarà interessato ad apprendere” questo tipo di notizie… Verrebbe da dire che vi è una certa affinità tra lo scopo della lettera di padre Lasarte e le parole e i gesti di Papa Francesco che – insieme ad un’azione di giustizia e di verità all’interno della Chiesa – intende far emergere il positivo di tante figure di preti.
Credo che vadano letti in questo modo i numerosi viaggi italiani del vescovo di Roma per rendere omaggio a don Bosco, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, padre Pio da Pietrelcina, don Zeno, fondatore di Nomadelfia, e al vescovo Tonino Bello. Molto diversi tra loro, per carattere e per stile pastorale, queste figure sono accomunate dalla passione per l’uomo e dallo zelo missionario, che li ha portati ad essere coraggiosi annunciatori del Vangelo. A queste figure si aggiunge ora quella di padre Giuseppe (Pino) Puglisi, al quale il Pontefice renderà omaggio nel viaggio apostolico che si terrà a Palermo il prossimo 15 settembre, nel 25° anniversario della morte. Puglisi fu ucciso il giorno del suo compleanno: era l’estate del 1993, cioè l’anno dopo le stragi di Falcone, Borsellino e delle rispettive scorte. Vent’anni dopo, il 25 maggio 2013, sempre a Palermo, padre Giuseppe è stato proclamato beato. Originario del capoluogo siciliano, Puglisi fu molto attivo nella pastorale vocazionale e in quella giovanile e si dedicò con passione all’insegnamento, suscitando tra i suoi alunni rispetto e vivo interesse.
Nelle parrocchie in cui prestò servizio – e soprattutto nei tre anni trascorsi nella parrocchia di San Gaetano, al Brancaccio –, si prodigò per togliere dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati facile preda della malavita. Le sue dure omelie contro i politici corrotti e contro i mafiosi, la sua attenzione costante e la sua cura assidua nei confronti del mondo giovanile furono la causa dell’ostilità crescente da parte dei boss palermitani, che dopo reiterate minacce decisero di ucciderlo. Al killer, che gli sparò in testa a distanza ravvicinata, disse sorridendo: “Me lo aspettavo”. Queste parole turbarono profondamente il sicario, che a distanza di anni si pentì e decise di collaborare con la giustizia. In un suo discorso padre Pino aveva detto che non serve vivere a lungo, se poi si sbaglia direzione: “Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo”. La sua testimonianza di prete coraggioso, convinto della propria vocazione e impegnato nella costruzione di un mondo migliore, faccia ricordare il tanto bene che c’è – sempre – attorno a noi. Anche nella Chiesa.
(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)