Educazione
L’adozione del costo standard di sostenibilità per allievo farebbe subito risparmiare allo Stato più di un milione di Euro, oltre a superare finalmente la discriminazione tra scuole pubbliche statali e scuole pubbliche paritarie, dando piena attuazione al diritto di scelta educativa dei genitori come stabilito dalla Costituzione
In questi giorni il Governo sta discutendo l’impianto della Finanziaria 2019. Nei margini ristretti di budget disponibili, è necessario trovare risorse risparmiando dove possibile.
Una significativa chance di risparmio può essere trovata nell’ambito della spesa scolastica divenuta oggi quasi insostenibile. È l’adozione del costo standard di sostenibilità per allievo che farebbe subito risparmiare allo Stato più di un milione di Euro, oltre a superare finalmente la discriminazione tra scuole pubbliche statali e scuole pubbliche paritarie, dando piena attuazione al diritto di scelta educativa dei genitori come stabilito dalla Costituzione.
Il ministro Salvini, nei giorni scorsi, nel programma “Porta a Porta”, ha sottolineato l’importanza delle scuole paritarie nel sistema scolastico del nostro Paese; il presidente della Lombardia Fontana ha garantito una seria valutazione e studio del Costo standard di sostenibilità (presente nel programma della Lega) nella Regione più avanzata del Paese, per cui come è possibile oggi a un cittadino lombardo accedere a una struttura ospedaliera pubblica o privata alle stesse condizioni, così diverrebbe possibile la libera scelta della scuola. Insomma, un segno di civiltà.
L’ha ribadito con forza, ancora una volta, suor Monia Alfieri, presidente della Fidae Lombarda (la Federazione delle scuole cattoliche) ed esperta di politiche scolastiche, al convegno che si è tenuto a Todi nei giorni 15 e 16 Settembre sul tema “Educare al domani”, organizzato dall’associazione Articolo 26.
Moltissimi i temi al centro della due giorni che ha approfondito, grazie a specialisti di altissimo calibro come i professori Lambiase e Vannini, le problematiche giovanili più attuali, da un errato utilizzo dei social, che conduce alla dipendenza e all’abuso, all’accesso sempre più incontrollato a contenuti pornografici. Le nuove generazioni soffrono di un malessere generalizzato di cui il prof. Mario Salisci, ha illustrato le cause sociali, come l’aumento delle dipendenze, dei disturbi del comportamento alimentare e di svariate altre forme di disagio che assumono nuove e inedite forme (il caso degli hikikomori è emblematico).
L’educazione delle future generazioni è un tema chiave per il Paese e nel convegno è stata sottolineata, da più parti, la crisi della più importante istituzione educativa, la scuola.
La condizione della scuola in Italia è nota a tutti: da più parti considerata inefficace e inefficiente, estremamente dispendiosa, non in grado di offrire un livello d’istruzione qualificato. La causa sta – come è emerso chiaramente dall’intervento di suor Alfieri – nel fatto che in Italia non viene rispettato il principio della libertà di scelta in campo scolastico e del pluralismo educativo, contro tutte le indicazioni costituzionali ed europee. Un sano pluralismo porterebbe a un aumento della qualità dell’offerta scolastica.
Lo Stato, impedendo la libertà di scelta nell’ambito dell’istruzione pubblica, che per legge è paritaria e statale, pone come istituzione monopolistica la scuola statale, che implode necessariamente su se stessa, essendo controllata e gestita dallo Stato stesso. Dove non c’è libertà di scelta in educazione, dove il povero non può scegliere la buona scuola pubblica, statale o paritaria, per il proprio figlio, la conseguenza sicura è lo Stato totalitario. L’ostinazione dei governi italiani a non voler considerare l’introduzione del Costo standard nella scuola pubblica (statale e paritaria), nonostante questo strumento sia adottato con successo in molti Paesi, ha relegato il nostro Paese a fanalino di coda in Europa sul piano della parità scolastica, e affossato la scuola italiana in termini economici e qualitativi.
Anna Monia Alfieri, con il suo intervento al convegno, non ha fatto sconti, e rivolgendosi ai rappresentanti politici presenti e a tutto l’uditorio, ha fatto notare che i risvolti di questa situazione sono molto pesanti, in primo luogo perché impediscono di fatto l’esercizio di un diritto costituzionale e, in secondo luogo, perché si deprime l’iniziativa educativa dei dirigenti e dei docenti nullificando quel principio di autonomia che avrebbe dovuto guidare lo sviluppo della scuola italiana perlomeno dall’inizio degli anni Duemila. Sia chiaro che impedire alle famiglie non abbienti una reale possibilità di scelta educativa, rendendo l’accesso economicamente difficile, penalizza sicuramente le giovani generazioni, ma in generale tutto il sistema formativo del Paese. E ha chiesto al Governo di aprire un confronto con le parti sociali sul tema.
Suor Alfieri ha presentato una soluzione concreta e validissima dal punto di vista scientifico: l’adozione appunto del Costo standard di sostenibilità per allievo, una proposta elaborata e frutto di un lungo percorso di ricerca scientifica in ambito giuridico ed economico e sfociata nella pubblicazione del volume curato da lei stessa, assieme al dott. Marco Grumo, dell’Università Cattolica di Milano, e alla dott.sa Maria Chiara Parola, comnercialista, “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato” (ed. Giappichelli, Torino 2015).
In un interessantissimo video (The True Numbers) suor Anna ha mostrato come a fronte di un contributo di meno di 500 milioni di euro, le scuole paritarie italiane fanno risparmiare allo Stato più di 6 miliardi di euro all’anno. Dunque lo finanziano perché i genitori pagano sia le tasse che le rette nelle scuole pubbliche paritarie che, attraverso il costo standard, sarebbero invece accessibili a tutti, ricchi e poveri.
Suor Anna Monia ha anche provocato i politici presenti: alla Lega (che – come s’è detto – ha il costo standard nel programma) ha chiesto: “Che fine hai fatto, su questo punto?… Paura di perdere le poltrone al governo?”. E ai pentastellati: “Perché il povero in Italia non può scegliere dove educare il figlio, nell’ambito della buona scuola pubblica?”.
Importante e molto apprezzata anche la presenza agli incontri di tanti esponenti dell’associazionismo familiare italiano in particolare del Forum nazionale delle famiglie e delle associazioni di genitori Agesc e AGE. La comunanza di visione su tanti temi sembra indicare un tempo di proficua sinergia nell’associazionismo italiano, nel desiderio di collaborare per il bene delle nuove generazioni, ben rappresentate dal bambino – pronto a spiccare il volo verso le stelle – divenuto simbolo di “Educare al domani”, che dopo il grande successo è già stato confermato per il 2019 a Todi, che si avvia a diventare capitale italiana dell’educazione, e di una società che vuole ripartire proprio da qui.
(*) direttore “Il Nuovo Torrazzo” (Crema)