Esclusiva Sir – “Ave Maria”
Sarà in libreria, da domani, in coedizione Rizzoli-Lev, “Ave Maria” (pp.160, € 16), il nuovo libro in cui Papa Francesco affronta il mistero di Maria percorrendo, verso per verso, la preghiera mariana in un dialogo con don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova. Il testo prende spunto da una conversazione del Santo Padre con don Pozza per il programma “Ave Maria”, in onda su Tv2000 dal 16 ottobre. La Madonna, dice tra l’altro il Papa, “è la normalità, è una donna che qualsiasi donna di questo mondo può dire di poter imitare”: “Lavorava, faceva la spesa, aiutava il Figlio, aiutava il marito”. Eppure, questa creatura “normale” diventa lo strumento di una nuova creazione, di un nuovo patto: “All’inizio la ri-creazione è il dialogo tra Dio e una donna sola”. Ed è sulla donna e il suo ruolo che s’impernia la riflessione del Papa: “La Chiesa è donna, la Chiesa non è maschio, non è ‘il’ Chiesa. Noi chierici siamo maschi, ma noi non siamo la Chiesa”. Nella seconda parte del volume, l’“Ave Maria” entra in carcere, segno e mezzo di conversione e consolazione… Per gentile concessione di Rizzoli-Lev pubblichiamo il capitolo titolato “Prega per noi, peccatori”.
E così arriviamo al verso «prega per noi, peccatori». La storia della salvezza, Papa Francesco, inizia con una domanda: «Adamo, dove sei?» (cfr. Gen 3,9). La storia di Maria inizia con una risposta: «Eccomi» (cfr. Lc 1,38). È come se la mamma rispondesse per noi, per tutte le risposte che non abbiamo dato. Però rimane un fatto: parafrasando Indro Montanelli, ci sono errori che profumano di bucato e altri che puzzano di fogna. Maria è la mamma dei peccatori, non dei corrotti. Sono due cose completamente diverse.
Maria non può essere la mamma dei corrotti, perché i corrotti vendono la mamma, vendono l’appartenenza a una famiglia, a un popolo. Cercano soltanto il proprio profitto, che sia economico, intellettuale, politico, di qualsiasi tipo. Fanno una scelta egoistica, direi satanica: chiudono a chiave la porta dal di dentro. E Maria non riesce a entrare. Si chiudono loro, per questo l’unica preghiera per i corrotti è che un terremoto li commuova talmente da convincerli che il mondo non è cominciato e non finirà con loro. Per questo loro si chiudono, non hanno bisogno di madre, di padre, di una famiglia, di una patria, di appartenere a un popolo. Coltivano soltanto l’egoismo, e il padre dell’egoismo è il diavolo.
Maria è madre di tutti noi peccatori, dal più al meno santo. È mamma. Ricordo che mia mamma, parlando di noi cinque figli, diceva: «I miei figli sono come le dita della mano, ognuno diverso dall’altro; ma se mi pungo un dito sento lo stesso dolore che proverei se me ne pungessi un altro». Maria accompagna la strada di noi peccatori, ognuno con i suoi peccati. «Prega per noi, peccatori» significa dire: «Sono peccatore ma tu custodiscimi». Maria è colei che ci custodisce.
Il peccato è molto vicino a un nodo. Nel suo pontificato, lei ha spesso citato un’immagine che arriva da Ireneo di Lione e che è stata ripresa anche dal Concilio: Maria che scioglie i nodi. Molte persone che incontro mi dicono: «Sto facendo la novena a Maria che scioglie i nodi». Mi ricorda un proverbio che la mia mamma usa ogni tanto come minaccia: «Tutti i nodi vengono al pettine». E io dentro di me penso: «È anche vero che tutti i nodi arrivano a Maria». È bellissima questa immagine del nodo di una matassa che Maria dipana. Quanta pazienza serve?
L’immagine di Ireneo risale al II secolo. Il Concilio Vaticano II la riprende nella Lumen gentium. Ireneo contrappone due donne: il nodo fatto da Eva con la disobbedienza e la mancanza di fede è sciolto da Maria appunto con la sua obbedienza e la sua fede. È un’immagine piena di significato.
E per me è pieno di significato, Papa Francesco, il fatto che lei si ostini a definirsi un peccatore al quale Dio continua a guardare con misericordia. Qualcuno si stupisce che un Papa possa dire una cosa simile, ma riconoscersi peccatori è il primo gradino per diventare santi…
È la realtà, figlio. È la realtà. Se dicessi di me di non essere un peccatore, sarei il corrotto più grande.