Legge 40
La ripresa nella legislatura in corso di una proposta di legge dell’ottobre 2016, volta a conciliare i due obiettivi della legge 4/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, al fine di tutelare i diritti del concepito. Ad auspicarlo è il Movimento per la vita nella conferenza stampa promossa questo pomeriggio a Montecitorio
L’art. 15 della legge 19 febbraio 2004 n. 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”, nota come legge 40, obbliga il ministro della Salute a presentare ogni anno una relazione sullo stato di attuazione della legge stessa. Ma, secondo il Movimento per la vita (Mpv) il ministro sembra continuare a preoccuparsi solo di una delle due finalità previste dal provvedimento – “favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana” – ignorando totalmente la seconda, ossia “assicurare i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”. A farlo notare è oggi, 16 ottobre, Marina Casini Bandini, presidente Mpv, che in conferenza stampa a Montecitorio prende le mosse dal X Rapporto ministeriale del 28 giugno scorso relativo ai dati 2016 (peraltro già ampiamente commentato) per rilanciare una proposta di legge presentata nella scorsa legislatura, in grado di conciliare i due fini indicati dalla legge 40.
I diritti del concepito, ossia dell’embrione, spiega, “sono riconosciuti a livello nazionale ed europeo”, eppure il ministero della Salute non verifica se e in che modo la loro tutela venga garantita. Tre, argomenta, “gli aspetti che dimostrano questa mancanza di attenzione. I primi due riguardano il numero degli embrioni crioconservati in Italia e la sorte cui sono destinati; il terzo i metodi alternativi alla Pma per consentire alle coppie di superare gran parte dei loro problemi di infertilità. “Secondo la relazione ministeriale – informa -, nel solo 2016 dei 109.745 embrioni trasferibili 38.687 sono stati congelati, dunque sono 71.058 quelli trasferiti, ma gli ovociti fecondati sono stati 173.376”.
All’appello mancano dunque 63.631 embrioni. Perché non sono stati censiti e qual è stata la loro sorte?
Casini non esclude sia stata operata “una selezione”. Di qui l’auspicio che “in questa legislatura venga ripresentata la proposta di legge n. 4084 del 12 ottobre 2016, sottoscritta da 16 parlamentari appartenenti a diversi partiti, l’unica, fra tutte le proposte presentate nella precedente legislatura, che riesce a conciliare nel migliore dei modi i due fini indicati dal suddetto art. 1 della legge in questione”.
Ad affrontare la questione dei metodi alternativi alla procreazione medicalmente assistita per rimuovere/curare la sterilità – infertilità è Giuseppe Grande, medico e segretario generale del Mpv. L’art. 1 della legge 40 “pretende la preventiva verifica della impossibilità di terapie della infertilità e sterilità diverse dalla Pma che peraltro non è una terapia”. Eppure, “anche su questo aspetto la relazione ministeriale tace”. Scarse le percentuali di successo della Pma: “Su 44.965 coppie trattate e 53.906 cicli iniziati ci sono stati 6.196 parti e sono nati vivi solo 7.172 bambini. In altre parole, vuol dire che l’evento atteso (parto) si è verificato soltanto in un ciclo su 7.5 con una percentuale del 13.3%, dato che scende al 5% per le over 40 e al 2% per le over 43”. Senza contare, chiosa, “lo stress e i rischi per la salute della donna e del concepito”. Secondo il segretario generale del Mpv occorre allora interrogarsi: “Quanto si è fatta e quanto si sta facendo una buona medicina della riproduzione che potrebbe avere buoni risultati in termini di concepimento spontaneo in coppie con infertilità?”. A parlare sono i dati del Centro di medicina per la procreazione naturale – Isi della Fondazione Policlinico “A. Gemelli” Irccs di Roma, presso il quale
la percentuale di gravidanza è pari al 42.1% delle coppie trattate per sterilità e al 27.7% delle coppie afferite.
Scende in campo la senatrice Paola Binetti (Udc), rilanciando la già citata proposta di legge dell’ottobre 2016 e auspicandone la ripresa nella legislatura in corso. Il provvedimento – tre articoli – “si colloca nel solco della legge 40, ne corregge alcuni aspetti e ne rilancia altri”, spiega illustrando in estrema sintesi il cuore della proposta. “Chiediamo alla coppia di assumersi una responsabilità parentale sugli embrioni prodotti” e in caso di “rinuncia dell’iniziale progetto parentale, gli embrioni crioconservati devono essere dati in adozione”. “Siamo stati tutti embrioni. Non dimentichiamolo” chiosa Antonio Palmieri (Forza Italia), ricordando quando nel 2002 l’allora presidente americano George W. Bush stanziò un milione di dollari per la campagna “Adotta un embrione”. Oggi, conclude Alessandro Pagano (Lega), “siamo in una nuova stagione. Malgrado l’ostilità della maggior parte dei media, si può ricominciare a parlare di temi etici, in particolare vita, concepito, famiglia”.