La saggezza del tempo
Presentato oggi, a Roma, “La saggezza del tempo”, un libro in cui il Papa dialoga con Antonio Spadaro “rileggendo” le storie di anziani e giovani nel mondo. L’esempio citato: nonna Rosa.
“Da un po’ di tempo porto nel cuore un pensiero. Sento che questo è ciò che il Signore vuole che io dica: che ci sia un’alleanza tra giovani e anziani. Questa è l’ora in cui i nonni devono sognare, così i giovani potranno avere visioni”. Comincia così, sulla scorta dell’amata profezia del profeta Gioele, la prefazione che Papa Francesco ha scritto per il volume “La saggezza del tempo”, a cura di padre Antonio Spadaro, che sarà presentato questo pomeriggio all’Augustinianum tramite un incontro di Bergoglio con i giovani e gli anziani provenienti da ogni parte del mondo, tra cui un ospite di eccezione: il regista Martin Scorsese. Agli anziani, il Papa – coniando un neologismo – chiede di essere i “memoriosi della storia”, ai giovani chiede “uno sguardo alle stelle, quel sano spirito di utopia che porta a raccogliere le energie per un mondo migliore”. L’esempio additato da Francesco è quello di nonna Rosa: “È stata spogliata tante volte negli affetti, ma aveva sempre lo sguardo in alto. Diceva poche cose di una saggezza semplice. Consigliava poco, ma si vedeva che rifletteva tanto e pregava tanto”, rivela all’autore del libro. In quello che è un racconto corale fatto di parole e immagini, il Papa legge e commenta le testimonianze, in dialogo con il direttore de “La Civiltà Cattolica”. Le storie contenute nel volume – che in Italia esce per i tipi di Marsilio Editori – sono un’ampia selezione delle 250 interviste ad anziani raccolte grazie al progetto globale Sharing the Wisdom Of Time, realizzato da un gruppo di case editrici coordinate dalla statunitense Loyola Press, con l’aiuto dell’organizzazione no-profit Unbound e del JRS, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati.
La vita è un impasto. “La nostra vita non è la parte di un film in cui tutte le scene sono già scritte”. Nel rispondere al regista Premio Oscar Martin Scorsese, che parla dei tanti fallimenti sperimentati prima di poter realizzare il suo sogno professionale, il Papa utilizza il linguaggio cinematografico: “La vita è un’avventura nella quale bisogna buttarsi. Un regista forse lo sa meglio di altri. Bisogna lasciarsi incontrare dalla vita e da Dio. E questo a volte ci sorprende come un’intuizione improvvisa.
I fallimenti non possono fermarci se abbiamo il fuoco nel cuore. Nessuno che ci dica ‘tu non vali niente’ è in grado di bloccarci.
Ci sono opportunità e ispirazioni che ti fanno avanzare nella tua vocazione. Ci sono opportunità e ci sono sbagli. Mescolando tutto questo tu fai la tua vita. La vita è un impasto che gli anziani ben conoscono”.
Fare la storia. “I giovani che non hanno tempo per ascoltare gli anziani o che li evitano lo fanno perché non hanno il senso della storia”. Francesco lo afferma commentando l’esperienza di Yenifer Tatiana Valencia Morales, coordinatrice di Unbound in Colombia, che vive quotidianamente l’importanza del patto tra le generazioni. “Fare la storia non è la stessa cosa che sopravvivere!”, il monito del Papa:
“Dio cammina nella storia personale di tanta gente, di tanti peccatori. Dio non si vergogna di camminare nella storia di tanti peccatori, non si vergogna del suo popolo. Non voler fare la storia è un atteggiamento parassitario”.
Gli arazzi di Dio. Maria Gabriella Perin, mamma e nonna italiana, ricapitola la sua vita paragonandola ad un arazzo, in cui è Dio a riannodare i fili a volte spezzati e a ricomporli in un disegno inatteso e imprevedibile. “Che storie complicate viviamo!”, la risposta di Francesco: “I fili si intrecciano e noi a volte non capiamo quel che ci sta succedendo. Ma Dio ci guarda con occhi di creatore e di artista, capace di mettere insieme i nostri sbagli, i nostri peccati e le cose buone come se fossero parti di un arazzo. Lo sguardo dell’anziano spesso intuisce che cosa c’è dietro i fili ingarbugliati; ne coglie la forma.
Tante volte gli errori sono la materia prima dei miracoli.
Gli ipocriti si scandalizzano per i miracoli che Dio ha fatto con i nostri sbagli. I duri di cuore si scandalizzano e vogliono impedire il miracolo. Anche oggi nella Chiesa”.
Vasi di creta. Chi modella la creta lo sa: non esiste mai un vaso uguale ad un altro. È il caso di Martin Benton, vasaio e avvocato statunitense in pensione, la cui esperienza diventa per il Papa l’occasione di ricordare che
“Dio non ama le cose perfette e senza difetti. Non fa le cose per scartarle, ma le ama così come sono”.
“Plasma e modella la creta che ha tra le mani. Il lavoro artigianale è lavoro da Dio, è l’opposto del lavoro astratto, teorico, ideologico, che prescinde dalla realtà”.
Romeo e Giulietta. Janet Shaabo Mardelli è una nonna che in Siria ha vissuto insieme a suo marito per 52 anni. Li chiamavano “Romeo e Giulietta”. Dopo la morte di lui e la guerra tutto è cambiato, e ora Janet si trova di fronte ad una nuova svolta, piena di incognite: presto si trasferirà in Italia come rifugiata. Come viatico, ha nella testa e nel cuore le parole di suo marito:
“Sii sempre risoluta. Non piangere per il presente, non lasciarti confondere dai pro e dai contro. Prendi decisioni coraggiose, su qualunque aspetto della vita”.
“Nella confusione della guerra ci sono persone come Janet che hanno imparato a essere decise”, l’omaggio di Francesco: “Magari sono persone fragili, ma non si sono lasciate paralizzare dall’incertezza, dall’oscillazione tra i tanti sì e i tanti no. E sono capaci di spogliarsi di tutto per salvare la vita, la famiglia, la memoria”.