Fondazione Migrantes
XIII edizione del Rapporto Italiani nel mondo curato dalla Fondazione Migrantes, dedicato ai giovani italiani all’estero. Tra i temi affrontati: il lavoro e le relazioni tra generazioni, l’associazionismo, le necessità pastorali e burocratiche. Non vengono tralasciati argomenti scottanti come come l’estrema povertà che porta molti italiani a vivere in strada – è il caso di Londra – né la presenza irregolare, detenzione ed espulsione in alcuni territori come l’Australia.
È boom di italiani over 50 che scelgono di trasferirsi all’estero. Anche se dall’Italia continuano a partire soprattutto i giovani (37,4%) e i giovani adulti (25,0%) stiamo assistendo ad un importante cambiamento: le crescite più sostanziose, con picchi del 78% per gli ultra 85enni, si notano dai 50 anni in su. Nel 2017 dall’Italia sono partite 128.193 persone (+4.117), con un aumento del 3,2% rispetto all’anno precedente. Tra questi la Germania è la destinazione preferita, seguita da Regno Unito e Francia. Al 1° gennaio 2018 gli iscritti totali all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, risultano 5.114.469, l’8,5% dei quasi 60,5 milioni di residenti totali in Italia. Le realtà nazionali più numerose sono l’Argentina (819.899), la Germania (743.799), (614.545). Nell’ultimo anno il Brasile (415.933) ha superato la Francia (412.263). Sono i principali dati che emergono dalla tredicesima edizione del Rapporto Italiani nel mondo curato dalla Fondazione Migrantes e presentato oggi a Roma.
Oltre 5 milione e 100mila italiani nel mondo. A livello continentale l’Europa accoglie il numero più alto di cittadini italiani (54,1%) mentre in America si registra una presenza del 40,3%.
Dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64,7% passando da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Aire a più di 5,1 milioni.
Il 49,5% è di origine meridionale (Sud: 1.659.421 e Isole: 873.615); del Settentrione (Nord-Ovest: 901.552 e Nord-Est: 881.940); del Centro il 15,6% (797.941). Le donne italiane sono 2.459.322 (48,1%), gli uomini 2.655.147 (51,9%). Il 55,3% è celibe/nubile, il 37,0% coniugato/a. Divorziati o vedovi sono, rispettivamente, il 2,5% e il 2,4%. Per quanto riguarda le classi di età i minori sono oltre 765mila (15,0%, di cui il 6,8% ha meno di 10 anni).
Nel 2017 iscritti all’Aire 243mila italiani, il 52,8% espatriati. Da gennaio a dicembre 2017 si sono iscritti all’Aire quasi 243mila italiani di cui il 52,8% per espatrio, il 36,2% per nascita, il 6,3% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,7% per acquisizione di cittadinanza e l’1% circa per trasferimento dall’Aire di altro Comune. Soffermandosi alla sola percentuale per espatrio (52,8%), si tratta in valore assoluto di 128.193 italiani partiti dall’Italia nel corso del 2017 (+4.117, +3,2%). Gli uomini sono oltre 70mila (55%) e le donne oltre 57mila. Importante è il peso delle partenze di nuclei familiari, come dimostrano i 24.570 minori (il 19,2% del totale).
Il 37,4% di chi parte (quasi 48mila persone) ha tra i 18 e i 34 anni.
I giovani adulti tra i 35 e i 49 anni sono un quarto del totale, ma dal confronto con l’anno precedente risulta un aumento di +2,8% (in valore assoluto quasi 900 mila unità). La prima regione di partenza è la Lombardia (21.980) seguita, a distanza, dall’Emilia-Romagna (12.912), dal Veneto (11.132), dalla Sicilia (10.649) e dalla Puglia (8.816). Una dinamica emergente è quella dei circa 25mila “nuovi italiani”, ossia immigrati naturalizzati in Italia che tra il 2012 e il 2016 si sono trasferiti in altri Paesi e risultano quindi compresi tra gli italiani cancellati per l’estero.
Le mète. Gli italiani partiti da gennaio a dicembre 2017
sono andati in 193 località del mondo ma soprattutto in Europa (70%) e in America (22,2%) e, più nel dettaglio, nel Sudamerica (14,7%).
In America Latina amano il Brasile (9.016) e l’Argentina (5.458), rispettivamente in quinta e ottava posizione. La Germania (20.007) torna ad essere, quest’anno, la destinazione preferita distanziando, di molto, il Regno Unito (18.517), la Francia (12.870). Con oltre 6mila arrivi in meno, il Regno Unito registra un decremento del -25,2%. Il Portogallo, invece, registra la crescita più significativa (+140,4%). Da evidenziare, anche, la crescita per il Brasile (+32,0%), la Spagna (+28,6%) e l’Irlanda (+24,0%).
Gli expat +50. Le crescite più importanti tra i nuovi expat si notano dai 50 anni in su
(+20,7% nella classe di età 50-64 anni; +35,3% nella classe 65-74 anni; +49,8% nella classe 75-84 anni e +78,6% dagli 85 anni in su).
Chi parte oggi dall’Italia è principalmente celibe/nubile (60,8%) oppure sposato/a (33,2%). Il Rapporto definisce la categoria dei “migranti maturi disoccupati”, ossia persone lontane dalla pensione o che hanno bisogno di lavorare per mantenere la famiglia. Ci sono poi i genitori-nonni che trascorrono periodi sempre più lunghi all’estero con figli e nipoti già in mobilità fino al completo trasferimento (il “migrante genitore-nonno ricongiunto”). C’è poi il “migrante di rimbalzo” ovvero chi, dopo anni di emigrazione all’estero soprattutto in Paesi europei (Germania, Svizzera e Francia) oppure oltreoceano (Argentina, Cile, Brasile, Stati Uniti) è rientrato in Italia per trascorrere la propria vecchiaia “in paese”, ma rimasto vedovo/a, e magari con i figli nati, cresciuti e lasciati all’estero, decide di tornare nella nazione che gli assicura un futuro migliore rispetto all’Italia. Non mancano i famosi “migranti previdenziali”, pensionati di lusso o colpiti da precarietà o sull’orlo della povertà. Vanno in Paesi con politiche di defiscalizzazione, dove la vita costa poco. Sono attirati anche dal clima, dalla cultura, dalla possibilità di essere accompagnati durante il trasferimento e la permanenza. Vanno soprattutto in Marocco, Thailandia, Spagna, Portogallo, Tunisia, Santo Domingo, Cuba, Romania. Anche il “silver co-housing” favorisce la scelta della destinazione. Nato in Olanda e Danimarca negli anni ’70, oggi le co-abitazioni si stanno moltiplicando in diversi Stati. Gli anziani vivono serenamente, integrati e attivi.
Senza fissa dimora, sofferenza urbana, presenza illegale. Da gennaio a luglio 2018 sono stati 3.800 gli interventi realizzati dall’Ufficio Servizi Sociali del Consolato Generale di Londra per aiutare residenti e turisti, incluso il supporto a chi è vittima di furti, o ha problemi di salute, o di cui viene segnalata la scomparsa. Non c’è un capitolo specifico dedicato ai senza fissa dimora italiani, ma la stima del Console Generale è che la situazione sia peggiorata negli ultimi anni, con un incremento dei senzatetto e dei connazionali ricoverati nei centri di salute mentale.
Sono almeno 126 gli italiani che vivono in povertà estrema a Londra.
La metà ha un problema di salute mentale, seguito da situazioni di difficoltà causate da alcool e droga. In Australia, invece, dal primo luglio 2010 al 30 giugno 2017, 422 cittadini italiani sono stati portati in centri di detenzione per immigrati irregolari. Nell’anno finanziario 2016-2017, sono stati 73 i cittadini italiani trattenuti in Australia in vari centri di detenzione per irregolari e, alla data del 30 giugno 2017, 10 cittadini italiani erano ancora rinchiusi in queste strutture. La maggior parte sono “arrivi non autorizzati” ai quali è stato rifiutato l’ingresso in territorio australiano all’aeroporto di transito o di arrivo.
Negli ultimi sette anni 330 cittadini italiani (78,2%) sono stati bloccati e portati in strutture di detenzione per irregolari.