Politica
Uno dei problemi della politica è di rischiare spesso di raccontare, anzi narrare, una realtà che è diversa da quella che le persone vivono concretamente. Renzi ha costruito la sua fortuna (e anche la sua caduta) sulla capacità di costruire narrazioni. Anche Di Maio e Salvini hanno costruito la loro fortuna sulla capacità di vendere narrazioni ritenute credibili
Nei giorni scorsi a Firenze è andata in onda la nona edizione della Leopolda, la kermesse inventata da Matteo Renzi, quando aveva iniziato a scalare il partito e il Paese. Da lì sono venute, come era immaginabile, parole forti contro il Governo che “sta portando il Paese nel baratro”. Intanto l’esecutivo Salvini-Di Maio è impegnato, faticosamente, a condurre in porto la prima legge finanziaria del “Governo del cambiamento”. Lo scenario economico nazionale e internazionale non è proprio dei più favorevoli e le molteplici promesse elettorali fatte delle due forze politiche non sono facilmente conciliabili, soprattutto con i vincoli di bilancio.
Non stupisce, quindi, che emergano le prime serie difficoltà nella realizzazione del contratto sottoscritto dai due partiti populisti.
Le opposizioni, da parte loro, cercano di dare qualche segnale di vita che possa far pensare a un’alternativa possibile. In realtà, fino ad ora, non si è visto molto a parte le (scontate e veementi) critiche a una legge di bilancio che va a creare altro debito per un Paese già gravemente indebitato.
In tale panorama politico s’inserisce l’iniziativa dell’ex premier che occupa la scena, da consumato showman. La Leopolda 2018 conferma, se ce n’era bisogno, la sua grande capacità comunicativa in grado di tener testa agli efficaci messaggi dell’altro Matteo, il leader leghista. Poi c’è l’incontro sul palco con Paolo Bonolis, uno dei maggiori conduttori, showman e autori televisivi italiani. E lì non si capisce se Renzi stia cercando di imitare Fabio Fazio mettendo in scena un’intervista al personaggio di turno o stia partecipando a un talent per futuri presentatori organizzati dal bravo Bonolis. Sta di fatto che dopo il comico Beppe Grillo ora sembra che la politica italiana debba fare i conti anche con un nuovo aspirante showman.
C’è da capire se questo può servire al Paese e a un’opposizione che è ancora alla ricerca di una rotta.
Uno dei problemi della politica è di rischiare spesso di raccontare, anzi narrare, una realtà che è diversa da quella che le persone vivono concretamente. Renzi ha costruito la sua fortuna (e anche la sua caduta) sulla capacità di costruire narrazioni. Anche Di Maio e Salvini hanno costruito la loro fortuna sulla capacità di vendere narrazioni ritenute credibili. Arriverà anche per loro la verifica della loro credibilità. Il problema di Matteo Renzi è che gli elettori hanno già misurato la credibilità della sua narrazione.
Per questo vedendolo sul palco con Bonolis può essere normale che salga alla mente una domanda “Ancora tu?” che, a differenza del titolo della canzone di Lucio Battisti ha, il legittimo, punto interrogativo.
(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)