Politica
Nella gestione del Paese Italia sarebbe necessaria una duplice lealtà che sembra mancare: verso l’Ue e verso il popolo. Occorre una nuova Europa, con parametri adeguati ai tempi nuovi, meno burocratica e tecnocratica, ma con regole chiare e condivise, appunto un’Europa dei popoli, ma “unita”, che, per quanto faticosamente, in fondo tutti vogliamo costruire
Voglia d’Europa… Occorre riconoscere che un tempo era più forte. Dopo la fase dei pionieri, l’ideale Ue si è ampliato e confermato, tanto da aggregare via via sempre nuovi membri con altri ancora che chiedono di entrare. Ma qualcosa, pare, s’è incrinato. Qualcuno ora chiede di uscire! Anche se, a dire il vero, c’è già chi si pente della Brexit scendendo nelle piazze come hanno fatto la scorsa settimana migliaia di giovani a Londra. In realtà, per quanto affievolito, l’ideale rimane per tutto il suo carico positivo che supera ampiamente gli aspetti negativi. Anche in Italia la grande maggioranza (almeno il 61%, secondo gli ultimi dati) rimane favorevole all’Ue e all’Euro, per quanto, d’altra parte, il 60% appoggi questo governo che su Euro ed Ue appare ondivago… Certo, il presidente del Consiglio non manca di ribadire la fedeltà all’Europa, e gli fanno eco (a fasi alterne…). Di Maio e Salvini, come pure Tria e persino Savona. Ma a prevalere è l’atteggiamento di lotta – per altro comprensibile – contro “questa” Europa. Anzi, addirittura, una sfida alle regole e all’attuale leadership di Bruxelles così audace che ci si domanda se sia solo tattica elettorale. Di fatto, sul Def, che deve passare al vaglio dell’Ue, la contraddizione è palese poiché i fini dichiarati (condivisibili) sono perseguiti con mezzi controproducenti. Il monito viene da tutti: dai Commissari e dai mercati, dalle agenzie di rating, dal presidente della Repubblica che richiama sul rischio di danneggiare alla fine proprio i più deboli che si vorrebbero aiutare. Ma lo sanno bene anche gli autori del contratto e della stesura del piano economico-finanziario, tanto che si cautelano proponendo un monitoraggio trimestrale sugli eventuali (a quanto pare già prevedibili) eccessivi scostamenti dai parametri e dai fini preposti. Ebbene, nella gestione del Paese Italia sarebbe necessaria una duplice lealtà che sembra mancare: verso l’Ue e verso il popolo. La tentazione di sganciarsi dal carro europeo – per quanto ostracizzata – appare sempre incombente. Ma, come efficacemente illustra un grandioso murales del satirico writer e artista di strada Banksy al porto di Dover a proposito di Brexit, rischiamo di cancellare ciò che invece andrebbe restaurato e rinnovato, pena la retrocessione di tutti ad epoche fin troppo infelici. Occorre certo una nuova Europa, con parametri adeguati ai tempi nuovi, meno burocratica e tecnocratica, ma con regole chiare e condivise, appunto un’Europa dei popoli, ma “unita”, che, per quanto faticosamente, in fondo tutti vogliamo costruire. Mentre si ricorda il centenario della fine della “inutile strage” della Grande Guerra, cui purtroppo ne seguì un’altra non meno tremenda per il continente, vediamo ora di non buttare all’aria questi 70 anni di pace.
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)