Società
Quante Desirée verranno sfruttate, umiliate, vessate, private della loro più intima dignità? Quanti casermoni, trasformati in patibolo dovremo scoprire? A quanti scaricabarile di responsabilità dovremo ancora assistere? Per il momento possiamo solo, tra le lacrime, chiedere perdono alle tante Desirée che non siamo stati in grado di salvare, perché chiusi nei nostri scrigni…
A pochi passi dalla sala dove, per quasi un mese, si sono ritrovati i rappresentanti dei giovani di tutti i continenti, per discutere e sviscerare i problemi del pianeta giovanile, si è consumato un efferato delitto. Vittima una ragazzina di appena 16 anni, colpevole solamente di aver incontrato nella sua breve e problematica esistenza, le persone sbagliate. Sul banco degli imputati siedono già 4 o 5 extracomunitari, senza permesso di soggiorno, che scorrazzavano per le vie del quartiere San Lorenzo, vendendo morte e disperazione a tanti adolescenti come Desirée. Ho fatto un sogno: che le porte dell’aula sinodale si fossero, come d’incanto aperte, e che tutti, giovani e Padri sinodali fossero andati lì, in pellegrinaggio, davanti a quel cancello, ormai invaso di fiori, di biglietti, e scrivere una pagina di vita, di vita vera per tanti giovani. D’altronde il Sinodo era dei giovani, per i giovani e con i giovani. Cosa di più bello se non condividere un momento di dolore di un intero Paese, non solo di Roma. Perché aver paura di ascoltare le grida strazianti di dolore di questa ragazzina, che si leveranno ancora per molto tempo, e che ci interpelleranno ancora a lungo. Due lunghi giorni di agonia, di sevizie, di violenze di ogni genere hanno segnato gli ultimi attimi della vita di Desirée. Sogni infranti su uno scoglio duro come la crudeltà alla quale è stata sottoposta. Figlia di nessuno e figlia di tutti. Facile preda di una delinquenza che sta mettendo a ferro e a fuoco le nuove generazioni.
Desirée non ha avuto la fortuna di entrare nelle aule del Sinodo. Non ha avuto la preziosa opportunità di incontrare giovani e testimoni che le potessero comunicare la gioia di vivere, e di vivere bene. Non ha avuto la possibilità di raccontare la sua storia. Lo stanno facendo tristemente in questi giorni i telegiornali. Desirée è cresciuta in mezzo agli aguzzini, che l’hanno trasformata in una larva umana, privandola della dignità e della gioia di vivere. Pare che il suo volto e il suo corpo assomigliassero a quello del Servo cantato da Isaia: “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, talmente era sfigurato il suo volto”. Se è vero che ogni sofferenza è riflessa in quella di Gesù, uomo dei dolori, allora la triste agonia di questa ragazza, come di ante altre vittime innocenti, è la nostra stessa agonia, quella cioè, di uomini e donne che passano scuotendo il capo e battendosi il petto. E il rischio è quello di assomigliare a quegli uomini del Vangelo: “Morti che seppelliscono i loro morti”.
E questo fino a quando un’altra Desirée, urlerà talmente forte per il suo dolore, da renderci sordi e muti, ipocriti e assuefatti, incapaci di indignarci difronte a tanta crudeltà. Sordità e mutismo che fino a qualche giorno fa l’hanno fatta da padrona. Denunce inascoltate di un degrado umiliante che permette, in questo nostro tempo, ad una manica di balordi, indifendibili, di uccidere una ragazzina in mezzo ad un cumulo immondizia. Non posso sapere quali, a breve e a lungo termine, saranno i frutti di questo Sinodo. Il Papa è fiducioso che “produrrà frutti abbondanti”. Ce lo auguriamo tutti. Nel frattempo mi domando, quante Desirée verranno sfruttate, umiliate, vessate, private della loro più intima dignità? Quanti casermoni, trasformati in patibolo dovremo scoprire? A quanti scaricabarile di responsabilità dovremo ancora assistere? Per il momento possiamo solo, tra le lacrime, chiedere perdono alle tante Desirée che non siamo stati in grado di salvare, perché chiusi nei nostri scrigni…
(*) direttore “Voce del Logudoro” (Ozieri)