Dopo il Sinodo
L’intera Chiesa intende mettersi in cammino insieme ai giovani
Si è concluso il Sinodo dei vescovi, con l’obiettivo puntato sui giovani. In realtà, com’è già stato detto, si è svolto più “con” che “sui” giovani, essendone stati ascoltati nella preparazione immediata oltre trecento e chissà quanti nella preparazione remota. L’intera Chiesa intende mettersi in cammino insieme ai giovani.
L’icona da cui prende avvio il documento finale, a conferma di quanto detto, è l’episodio dei discepoli di Emmaus, riconosciuto come testo paradigmatico. I due viandanti del Vangelo sono smarriti, incapaci di discernere nei fatti della storia che stavano vivendo. Gesù si avvicina e cammina con loro. La prima cosa che emerge è il suo silenzio. Noi avremmo subito chiesto la parola per spiegare, per insegnare, per indicare i giusti comportamenti, presi come siamo dalla preoccupazione morale.
I due di Emmaus sono smarriti, delusi, non avendo ben capito la missione di Gesù. Lui ascolta, si proietta nelle loro delusioni e nelle loro attese. Poi li interroga per un ascolto ancora più attento. Solo dopo parla facendo riferimento alla Parola di Dio, per annunciare una speranza, una gioia, una ricchezza di vita. La verità che Gesù annuncia non è un obbligo a cui sottoporsi. È piuttosto un dono, che apre gli occhi e dà luce alla vita. C’è un fascino che egli esercita: “Non ci ardeva il cuore in petto?”, dicono i due discepoli.
L’indicazione alla linea pastorale della Chiesa è qui sintetizzata. La generazione degli adulti, i “presbiteri” adulti per definizione, ricordano, ricordiamo il fascino di Gesù? L’abbiamo mai subito? O siamo ancora nel Primo Testamento, in cui dominava la legge? Testimoniare il Vangelo significa innanzitutto la bellezza della sequela di Gesù, che apre alla resurrezione senza saltare la passione e la morte. La bellezza sta nella scoperta che Dio è amore, che per amore dona il Figlio, che noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è. Il cuore arde quando, seguendo Gesù, scopriamo queste realtà? Questo significa accompagnare i giovani, far sì che abbiano Gesù per compagno di viaggio. I due, tra l’altro, sono figure secondarie nei Vangeli. Solo Luca li ricorda, lui che è attento ai poveri, ai personaggi minori come donne e pastori, gruppi che all’epoca godevano di scarso prestigio sociale. Con queste premesse di ascolto, al posto del giudizio severo, il documento apre alla varie problematiche del nostro tempo e agli effetti che hanno verso le giovani generazioni nelle diverse situazioni culturali, sociologiche, politiche ed economiche.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)