Anniversario
Gli avvenimenti di 80 anni fa ci insegnano che non dobbiamo far finta di non vedere quando gli ebrei vengono attaccati, in qualsiasi modo. È nostro obbligo contrastare i pregiudizi antisemiti e opporci agli attacchi contro gli ebrei. Questo è un dovere che abbiamo non solo come cittadini, ma anche come cristiani
Il 9 novembre è uno dei giorni tra i più memorabili della storia tedesca. 80 anni fa, il 9 novembre 1938, a Würzburg, come nelle città e nei paesi di Germania e Austria, le sinagoghe vennero incendiate, i rotoli della Torah gettati a terra o distrutti, le case e i negozi ebraici saccheggiati e gli ebrei maltrattati nelle strade. Nei giorni successivi circa 30.000 ebrei vennero imprigionati.
La “notte dei cristalli” segna il passaggio dalla discriminazione legalmente autorizzata e dall’esclusione sociale degli ebrei alla vera e propria persecuzione: un passaggio che ha poi portato alla Shoah. Che così tante persone, molte delle quali cristiane, abbiano fatto finta di non vedere o siano state a guardare senza fare nulla, ci riempie di vergogna ancora oggi.
Ma il 9 novembre non è solo la data della “notte dei cristalli”. Il 9 novembre 1918 fu proclamata la Repubblica a Berlino. Il giorno prima fu fondato a Monaco lo Stato libero della Baviera. Il 9 novembre è, però, anche il giorno del colpo di stato di Hitler. Nella notte tra l’8 e il 9 novembre 1923, Adolf Hitler e il generale Erich Ludendorff tentarono, da Monaco, di rovesciare la Repubblica. Il colpo di Stato fallì. Ma dieci anni più tardi Hitler divenne cancelliere. Infine, il 9 novembre è il giorno in cui, nel 1989, venne fatto cadere il Muro di Berlino. La maggior parte di noi ricorderà questo giorno.
Qualcuno potrebbe chiedersi se sia ancora necessario e abbia ancora un senso ricordare la “notte dei cristalli”. Ma se guardiamo alla “notte dei cristalli” in relazione agli altri avvenimenti che si ricordano il 9 novembre, allora risulta subito chiaro perché fare memoria di quella notte abbia un senso e sia necessario ancora oggi.
Due i punti che vorrei sottolineare: in primo luogo gli avvenimenti del 9 novembre mostrano che lo stato di diritto e la democrazia non sono conquiste che, una volta raggiunte, sono scontate. La democrazia fondata sullo stato di diritto era ed è una forma di governo in via di estinzione. Perché poggia sulle convinzioni condivise dai cittadini e dalle cittadine, su un consenso morale di fondo. Il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali dell’essere umano non è solo compito di ogni potere statale, come sancisce la costituzione. È anche una norma morale che deve determinare la cultura politica del nostro Paese e la convivenza sociale. Lo stato di diritto democratico presuppone che nella vita di tutti i giorni i cittadini si incontrino con rispetto, imparzialità e benevolenza, che si assumano la responsabilità gli uni degli altri, e che si battano anche per la verità. Là dove questi valori non vengono rispettati, è in pericolo la convivenza pacifica. Non sono solo azioni o manifeste violazioni della legge che minacciano e danneggiano il consenso di fondo. Gli ultimi anni della Repubblica di Weimar ci mostrano chiaramente che
l’imbarbarimento del linguaggio porta all’imbarbarimento delle abitudini.
In secondo luogo, la vita ebraica è un sismografo della società tedesca. Lo era 80 anni fa e lo è anche oggi. Ringraziando Dio oggi non c’è la minaccia di alcuna repressione organizzata dallo Stato. Oggi davanti alle sinagoghe, ai centri delle comunità ebraiche, agli asili e alle scuole ci sono le auto della polizia. È rassicurante, ma non è normale. Dopo tutto non è normale che “ebreo” sia diventato una parolaccia nei cortili di alcune scuole e che chi porta la kippah debba fare i conti con aggressioni verbali o fisiche.
Gli avvenimenti di 80 anni fa ci insegnano che non dobbiamo far finta di non vedere quando gli ebrei vengono attaccati, in qualsiasi modo. È nostro obbligo contrastare i pregiudizi antisemiti e opporci agli attacchi contro gli ebrei. Questo è un dovere che abbiamo non solo come cittadini, ma anche come cristiani.
Papa Francesco lo ha espresso con una frase ben nota: “Un cristiano non può essere un antisemita!”. E io aggiungo: un cristiano deve essere solidale con gli ebrei. Non possiamo e non vogliamo ancora una volta far finta di non vedere!
(*) arcivescovo di Monaco e Frisinga
presidente della Conferenza episcopale tedesca