Politica e società
Il clima di violenza non è da rifiutare solo quando è contro la nostra parte; è sempre da rifiutare, anche se procura consenso in breve tempo
Mi ha colpito la notizia di quella signora, Maria Rosaria Coppola, che sulla Circumvesuviana ha zittito un giovane napoletano, il quale aveva aggredito a parole e minacce un passeggero pachistano, ingiungendogli di lasciare lo scompartimento. La notizia, riportata sul Corriere della Sera il 4 novembre, è clamorosa. Gli italiani, qui lo diciamo finalmente, non sono tutti d’accordo con questa campagna contro gli immigrati, contrariamente a quanto afferma qualche leader politico. Tra l’altro – e occorre ripeterlo, perché sembra a non tutti chiaro – gli immigrati sono il 7% della popolazione italiana, non il 24%, come viene percepito a causa delle fake news che qualcuno subdolamente fa circolare. La signora ha detto: “Non sono riuscita a tacere; ho pensato che se il mio Paese sta diventando così, non voglio più viverci”.
La reazione della signora la si può intuire come nata dal rifiuto della violenza, verbale e di fatto, ormai diffusa contro i migranti. Ricordiamo gli spari di qualche tempo fa a Forlì; a Caserta, dove tre ragazzi hanno ferito un africano gridando “Salvini Salvini”; a Pistoia, dove c’è stato un ferito da arma da fuoco; a Latina; a Cassola di Vicenza e altri. Sono tanti gli episodi. Siamo ora ai primi segni di riscossa dei buonisti, forse più numerosi dei cattivisti, ma troppo silenziosi. Spero che col manifestarsi di questi episodi di violenza molti “cattivisti” ci ripensino. Più o meno negli stessi giorni a Torino, dove infiamma la polemica tra “no-tav” e “sì-tav”, qualcuno ha indirizzato una busta alla “Famiglia Appendino” con dentro scritto: “Hai ucciso Torino. Devi morire”. Forse è solo uno scherzo di cattivo gusto, come ha detto la stessa Appendino. Ma i Cinquestelle hanno subito accusato la protesta dei “sì-tav” e il “clima di odio e violenza che si è incautamente cavalcato”. Qualcuno ha ricordato gli Anni di Piombo. Ben venga questa reazione dei Cinquestelle, simile a quella del parlamentare leghista di Forlì, Morrone, per la scritta su una lamiera a Galeata “Salvini muori”.
Noi abbiamo solidarizzato con Morrone, perché siamo contro la violenza. Ma, come già allora, ricordiamo che il linguaggio usato da Grillo e da Salvini non è particolarmente propizio alla democrazia liberale, dove le persone difendono i propri interessi senza contraddire i diritti umani e la Costituzione italiana. Il clima di violenza non è da rifiutare solo quando è contro la nostra parte; è sempre da rifiutare, anche se procura consenso in breve tempo.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)