Settore ittico
Il “distretto ittico di Chioggia e Polesine”, o meglio, in modo ufficiale, “di Rovigo e Chioggia”, si classifica per la completezza della sua filiera – che comprende pesca e acquacoltura, industria di trasformazione e commercializzazione internazionale del prodotto – come il più importante degli unici due distretti del settore riconosciuti a livello nazionale (il secondo è quello di Mazara del Vallo, che tuttavia non si espande in tutti gli ambiti). Si tratta di un settore particolarmente delicato, per il quale occorrerà certamente trovare la strada di una pacifica composizione tra cure ambientali e attività antropica anche nel nostro mare, proprio a tutela di ambedue le esigenze così strettamente legate
Cogliamo l’occasione della prossima festa di S. Andrea Apostolo (30 novembre), venerato come “patrono dei pescatori” in particolare nell’omonima chiesa di Chioggia ma ricordato anche a Porto Levante dalla classe peschereccia polesana, per dedicare qualche riga al settore ittico, realtà fondamentale nel nostro territorio, dove si è sviluppato e affermato ormai da tempo un autentico “distretto industriale” specifico. Il “distretto ittico di Chioggia e Polesine”, o meglio, in modo ufficiale, “di Rovigo e Chioggia”, si classifica per la completezza della sua filiera – che comprende pesca e acquacoltura, industria di trasformazione e commercializzazione internazionale del prodotto – come il più importante degli unici due distretti del settore riconosciuti a livello nazionale (il secondo è quello di Mazara del Vallo, che tuttavia non si espande in tutti gli ambiti). Per il nostro territorio diocesano si può dire che si tratta di una omogeneità di presenza dell’attività, che si estende per tutta la costa da nord a sud, da Pellestrina a Chioggia, Sottomarina, ma anche lungo la Romea con le numerose aziende di trasformazione e distribuzione, fino all’estremo Delta, in particolare a Scardovari e Bonelli. Il distretto nel suo insieme registra la presenza di 2.500 aziende per un totale di circa 8.500 addetti e totalizza un fatturato di circa 800 milioni. Nel primo trimestre 2018 il valore delle esportazioni in tutta Europa è stato di oltre 26 milioni con incrementi significativi in Francia, Germania, Ungheria e Polonia. Il vescovo stesso, nella sua visita pastorale, ha avuto modo di incontrare direttamente, sia a Chioggia che in Polesine, il mondo della pesca, recependone le difficoltà e le prospettive e sottolineandone il valore occupazionale, sociale ed economico. Si tratta evidentemente di un settore particolarmente delicato, inserito in un ambiente di per se stesso fragile, come il mare e le lagune, che ha bisogno di attenzioni per un equilibrio indispensabile a diversi livelli. La pesca chioggiotta deve confrontarsi con i ritardi nei rimborsi per il fermo pesca, con il continuo rinvio per un Mercato Ittico più adeguato, con l’urgenza di un maggiore coordinamento tra operatori e cooperative; quella polesana – che peraltro risulta maggiormente coordinata nella cooperazione – deve lottare per la fruibilità delle bocche di porto e per la necessaria vivificazione delle lagune. Ambedue le marinerie sono preoccupate dalla ventilata istituzione di nuove aree Sic (Sistema Informatico Centralizzato) per il monitoraggio marino-costiero a tutela di delfini, tartarughe e uccelli. Occorrerà certamente trovare la strada di una pacifica composizione tra cure ambientali e attività antropica anche nel nostro mare, proprio a tutela di ambedue le esigenze così strettamente legate.
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)