Documento finale
Il documento finale mostra che a Buenos Aires non c’è stata convergenza almeno su tre punti. Sul tema delle migrazioni il “dialogo è rimandato alla prossima presidenza”. Sulle questioni ambientali gli Usa “ribadiscono la decisione di recedere dall’accordo di Parigi”. Su commercio e investimenti internazionali, si dichiara “non all’altezza il sistema commerciale multilaterale”
“Costruire un consenso per uno sviluppo equo e sostenibile con un’agenda centrata sulle persone, inclusiva e lungimirante” è stato l’obiettivo del decimo summit dei leader del G20 che si è svolto a Buenos Aires dal 30 novembre al 1° dicembre 2018. Era il tema scelto dalla presidenza argentina di questo anno di lavori e da qui prende le mosse anche la dichiarazione finale pubblicata alla conclusione del summit, toccando, nei suoi 31 punti, i temi che sono stati affrontati attraverso il “dialogo e la ricerca del terreno comune”.
Il documento comincia approvando “la forte crescita economica globale, pur riconoscendo che è sempre meno sincronizzata tra i Paesi”, motivo per cui “vulnerabilità finanziarie e preoccupazioni geopolitiche, si sono parzialmente materializzate”. Ma l’impegno dei leader del G20 è di “utilizzare tutti gli strumenti politici per ottenere una crescita forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva, e salvaguardare i rischi al ribasso, intensificando il dialogo e le azioni per rafforzare la fiducia”. Il primo tema affrontato è la “politica monetaria”, che “continuerà a sostenere l’attività economica e garantire la stabilità dei prezzi, in linea coi mandati delle banche centrali”, insieme a quello della “politica fiscale” che dovrà “ricostruire i buffer laddove necessari, essere utilizzata in modo flessibile ed essere favorevole alla crescita, garantendo che il debito pubblico sia sostenibile”. Di finanza, così come di lotta alla corruzione, si parla però in tanti altri punti del documento, trasversalmente ad alcuni dei temi affrontati.
L’impegno condiviso, dice il documento al punto 6, è “lavorare insieme per migliorare un ordine internazionale basato su regole che siano capace di rispondere efficacemente a un mondo che cambia rapidamente”.
Tra le sfide attuali che i leader hanno scelto di affrontare ci sono, in modo particolare, le trasformazioni tecnologiche: porteranno “immense opportunità” ma anche sfide. Serviranno “risposte politiche e cooperazione internazionale” per garantire che “i benefici siano condivisi in modo ampio”. Tra gli elementi necessari: “Sfruttare la tecnologia per rafforzare la crescita e la produttività”; “sostenere le persone durante le transizioni e affrontare le sfide distributive”; “garantire sistemi fiscali sostenibili”. Altro tema, quello del “futuro del lavoro, che sia inclusivo, giusto e sostenibile”. Tra le preoccupazioni: “Promozione del lavoro dignitoso, formazione professionale e sviluppo delle competenze, riqualificazione dei lavoratori e miglioramento delle condizioni di lavoro in tutte le forme di occupazione”, “importanza del dialogo sociale”, “realizzazione di sistemi di protezione sociale forti”, promozione di “una crescente partecipazione alla forza lavoro di gruppi sottorappresentati e vulnerabili, incluse le persone con disabilità” e dei giovani, provvedimenti per sradicare il lavoro minorile, il lavoro forzato, la tratta di esseri umani e le schiavitù moderne anche attraverso la promozione di filiere sostenibili. Altri temi che stanno a cuore ai leader sono l’accesso all’istruzione in particolare per le ragazze, la digitalizzazione e le misure per colmare il “digital gender divide”, e poi le “infrastrutture, elemento trainante per la prosperità economica”.
Guardando ai diritti umani, i leader del G20 si sono impegnati ad “affrontare le sfide della sicurezza alimentare” oltre che “promuovere iniziative per porre fine a tutte le forme di discriminazione e di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze”.
Dal G20 parte anche l’“iniziativa per lo sviluppo della prima infanzia”, per “spezzare il circolo vizioso della povertà intergenerazionale e strutturarle”.
Quanto al tema della sanità, ci si concentra su resistenza antibiotica, malnutrizione e obesità infantile, migliore accesso alle cure sanitarie e impegno per eliminare aids, tubercolosi e malaria. Su tre punti il documento mostra che a Buenos Aires non c’è stata solo convergenza: sul tema delle migrazioni il “dialogo è rimandato alla prossima presidenza”, anche se, dice la dichiarazione, sono importanti “azioni condivise per affrontare le cause di fondo delle migrazioni e rispondere alle crescenti esigenze umanitarie”. Sui temi ambientali: i Paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi, lo riaffermano come “irreversibile e si impegnano per la sua piena implementazione”; mentre gli Usa “ribadiscono la propria decisione di recedere dall’accordo, e affermano il proprio forte impegno per la crescita economica e l’accesso e la sicurezza energetica, utilizzando tutte le fonti e le tecnologie energetiche, pur proteggendo l’ambiente”. Tutti concordi però nell’incoraggiare “la transizione energetica”. Il terzo nodo irrisolto è quello del commercio e investimenti internazionali. La dichiarazione dice solo che “il sistema commerciale multilaterale non è al momento all’altezza dei suoi obiettivi e c’è spazio per il miglioramento”, auspica la riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e rimanda il punto al prossimo Summit. Appuntamento in Giappone nel 2019.