Società
Penso che a nessuno piaccia vivere in un ambiente nel quale si debba diffidare degli altri, sentirsi insultati per le proprie idee. In fondo la serenità e la pace sociale sono una condizione necessaria, direi indispensabile, per costruire una società in cui regnino ordine e sicurezza, in cui ci sia solidarietà e attenzione verso i più deboli. È un sentimento innato nel cuore umano che anela alla giustizia
Mi capita di trascorrere diverse ore in macchina da solo nei miei spostamenti quasi quotidiani. Unica compagna di viaggio è la radio con la quale sono cresciuto e che amo fin da bambino piuttosto che la televisione. In genere mi sintonizzo sui canali della Rai per la serietà e professionalità del palinsesto, sia per la positività dei messaggi veicolati.
Ovviamente non tutte le trasmissioni possono essere di mio interesse per cui mi capita di fare zapping radiofonico su altre emittenti di carattere nazionale o locale. Qui ovviamente si abbassa il livello di professionalità e spesso si cade nel banale o nel turpiloquio e nella volgarità: uno specchio dell’Italia di oggi, eco e riflesso della volgarità diffusa di cui sono veicoli i social; un espediente vecchio quanto il mondo per attirare l’attenzione e fare audience.
Ma se, a non voler passare per bacchettoni o bigotti, si può pure tollerare la volgarità e l’insulto, non riesco a digerire conduttori e trasmissioni che per scelta si divertono a seminare odio e contrapposizione, un po’ come i talk show televisivi fatti apposta per far litigare la gente in modo da far aumentare lo share e così vendere spazi pubblicitari. Si sa che la gente si diverte a veder litigare le persone. Ricordo da bambino le cosiddette “sciarre” di strada dove le vicine di casa talvolta si tiravano i capelli e si insultavano mentre il resto del vicinato, affacciato alla finestra, si godeva la scena con ilarità e una buona percentuale di sadismo. Ma le conseguenze poi avevano lunghi strascichi con conseguenti rancori, odi e dispetti e di questo ne risentiva l’intero quartiere e la stessa organizzazione della vita sociale.
Penso che a nessuno piaccia vivere in un ambiente nel quale si debba diffidare degli altri, sentirsi insultati per le proprie idee. In fondo la serenità e la pace sociale sono una condizione necessaria, direi indispensabile, per costruire una società in cui regnino ordine e sicurezza, in cui ci sia solidarietà e attenzione verso i più deboli. È un sentimento innato nel cuore umano che anela alla giustizia. Sì certamente ci sono i malvagi, i disonesti e gli operatori di discordia, forse frutto di una cattiva educazione, ma a me piace vedere i buoni sentimenti che danno vita a buone relazioni, unica via per costruire una comunità felice. In fondo un tale, vissuto duemila anni fa, ha mostrato nell’amore e nel dono di sé la via maestra per costruire un Regno (= società) nel quale tutti saranno veramente felici. Il Natale del Signore ormai vicino ci ricorda che quella sognata è una realtà già inaugurata in uno sperduto villaggio della Giudea di nome Betlemme. È inseguendo questo sogno che tanti uomini e donne si sono impegnati e continuano ad impegnarsi, armati dell’amore, a costruire buone relazioni, nella certezza che il male si può vincere soltanto facendo il bene.
(*) direttore “Settegiorni dagli Erei al Golfo” (Piazza Armerina)