Porti chiusi
“Sea Watch non è sola. Ci uniamo alla richiesta di un porto sicuro e di una soluzione immediata per queste persone. La soluzione migliore sarebbe una presa di posizione dei Paesi Ue”: lo afferma al Sir Alessandra Sciurba, di Mediterranea savings humans, a proposito della nave Sea Watch 3, da 13 giorni in balìa delle onde con 32 persone a bordo, tra cui alcuni bambini. Altre 17 persone sono in condizioni simili sulla nave Sea Eye, nei pressi di Malta
Si apre a poche miglia dalle coste di Malta il tredicesimo giorno in balìa del mare in tempesta e del freddo per le 32 persone, tra cui alcuni bambini, a bordo della nave Sea Watch 3 a cui non viene ancora concesso un porto sicuro di sbarco ma solo l’autorizzazione ad entrare nel porto maltese per i rifornimenti. Una situazione definita “disumana” da numerose organizzazioni umanitarie, che espone i migranti già provati dal viaggio, disidratati e in ipotermia, ad un reale pericolo di vita. Altre 17 persone sono nelle stesse condizioni da alcuni giorni sulla nave Sea eye, vicino a Malta.
https://twitter.com/SeaWatchItaly/status/1080774090049376256
Della situazione, delicatissima e in continua evoluzione, ci parla Alessandra Sciurba, di Mediterranea saving humans, una iniziativa della società civile che ha messo in mare, grazie a un imponente crowdfunding, la nave Mare Jonio per una azione di monitoraggio sui diritti violati nel Mediterraneo. Mediterranea è parte dell’alleanza United for Med: insieme a Sea Watch e Open Arms è una piattaforma europea che prova a costruire solidarietà e rispetto dei diritti tra terra e mare. “Sea Watch non è sola – afferma Sciurba -. Ci uniamo alla richiesta di un porto sicuro e di una soluzione immediata per queste persone”. Da ricordare che la nave di Mediterranea batte bandiera palermitana, in questi giorni un simbolo significativo per la presa di posizione del sindaco di Palermo Leoluca Orlando contro il Decreto sicurezza e immigrazione, alla quale si stanno unendo tanti altri sindaci italiani. Intanto anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris si è detto pronto ad aprire il porto alla Sea Watch, ed è in atto uno scontro politico con il ministro dell’interno Matteo Salvini.
Com’è la situazione a bordo della Sea Watch e a livello politico?
La situazione a bordo peggiora. Potete immaginare come si sta dopo 13 giorni in mezzo alle onde, dopo tutto quello che hanno subito in Libia e durante il viaggio. Ci sono anche bambini. Ma
politicamente siamo in fase di stallo, c’è il solito braccio di ferro.
In Germania c’è un gran movimento di città disposte ad accogliere le persone. La presa di posizione dei governi di Malta e Italia è assurda e illegale perché il diritto del mare li obbliga ad offrire un porto sicuro. Ma dovrà essere sbloccata.
Quale sarebbe la soluzione migliore?
La soluzione migliore sarebbe che i Pesi Ue prendessero le persone.
Purtroppo c’è stata una disponibilità da alcune città ma non dai governi.
Qual è l’auspicio di Mediterranea saving humans?
Trovare presto una soluzione perché si sta mettendo a rischio la vita delle persone. L’auspicio è che i governi europei escano dall’impasse, smettano di scaricarsi a vicenda le responsabilità e diano immediatamente un porto sicuro alle navi. Poi si potrà parlare della distribuzione delle persone. Intanto bisogna toglierle immediatamente dal mare.
La nave Mare Jonio ha la bandiera di Palermo sul pennone. Un particolare molto significativo nei giorni in cui il sindaco di Palermo Orlando ha annunciato la sua opposizione al Decreto sicurezza.
Oggi più che mai è la nostra bandiera. La presa di posizione del sindaco è fondamentale e rispecchia la realtà della società civile palermitana. Domani ci sarà una manifestazione spontanea davanti a Palazzo delle Aquile per stringersi intorno al nostro sindaco.
A livello legale si ventila l’ipotesi di abuso d’ufficio e sospensione del mandato per un sindaco che non rispetta il decreto. E’ così?
Penso che sia soprattutto una partita politica. Da un punto di vista legale quello che si potrà fare in termini punitivi o sul decreto non è scontato e lo vedremo. Entrare nel tecnicismo legale in questo momento non ha senso. Ma sicuramente Orlando ha aperto un fronte politico che aveva bisogno di un leader, perché la risposta degli altri sindaci è stata molto forte.
La cosa bella di questa iniziativa è che aggrega e dà voce ad una parte di questo Paese, laica e religiosa, non ipnotizzata dal rancore.
Il provvedimento del sindaco intende sbloccare il divieto d’iscrizione all’anagrafe immesso dal decreto che impedisce a chi non ha un titolo di soggiorno di avere servizi socio-sanitari. A Palermo la situazione era critica, si potrà sbloccare seriamente?
Sicuramente all’anagrafe c’è un problema serio. A Palermo addirittura c’è stata una applicazione della legge che è andata oltre quello che era scritto nel decreto, già di per sé problematico. Non solo veniva applicata con effetto retroattivo ma includeva nell’esclusione dall’accesso all’anagrafe anche i titolari di protezione umanitaria, una cosa folle. Chiaramente Orlando parla di iscrizione all’anagrafe per chiunque abbia un permesso di soggiorno, quindi anche i richiedenti asilo. Sul campo delle ricadute pratiche è ancora un campo di battaglia perché il provvedimento del sindaco non è una bacchetta magica. Ma è bello che in un tempo come questo si creino nuove alleanze fortissime, inedite e sorprendenti. Queste prese di posizione, oltre ad avere ricadute pratiche immediate, aprono e danno coraggio a forme di protesta nel tessuto associativo e hanno un valore molto forte.
E’ una forza propulsiva che sostiene la resistenza a quanto sta accadendo in Italia in termini di diritti negati.
Noi abbiamo la fortuna di avere un sindaco così potente in termini comunicativi e simbolici. Ma c’è una rete intorno a lui fatta di mille pratiche quotidiane che rendono Palermo una città diversa ma si scontrano contro pratiche di amministrazioni pubbliche che vanno cambiate.