Società
Siamo sempre connessi, in realtà sempre più incapaci di incontro e dialogo. Abbiamo bisogno tutti di fare esercizio di dialogo, non soltanto chi ha un ruolo pubblico. E tutti possiamo contribuire ad invertire la tendenza. Seminando dialogo, disinnescando polemiche inutili
Un lettore ci scrive sottolineando come ormai, tutti ripiegati sul nostro telefonino, ci si ritrovi sempre più spesso soli e senza occasioni di vera socializzazione e confronto. Sempre connessi, in realtà sempre più incapaci di incontro e dialogo. Nostalgia del passato e di un mondo meno virtuale? Forse, ma senza dubbio un tema sul quale riflettere. E che non riguarda solo l’alienazione da smartphone, ma un’incapacità crescente di dialogare. Di ascoltare una voce che non sia la nostra. In una comunicazione che preferisce lo slogan alla riflessione, le urla alla
pacatezza che – sbagliando – si confonde con debolezza. Dialogo significa incontro, e anche quando non porta ad una scelta condivisa o ad una soluzione comune è comunque confronto e occasione di crescita per entrambe le parti. Negare questo non è solo negare un principio della democrazia, ma anche una delle regole basilari del vivere insieme in una comunità, che sia una famiglia, un gruppo, una nazione… La mancanza di dialogo è sintomo di paura, non di forza.
Paura di dover ritrattare la propria posizione, paura anche di dover dire “ho sbagliato”. Di dover ammettere che in un mondo che vorremmo tutto bianco o tutto nero, in realtà ci sono le sfumature. E anzi sono quelle a rendere il tutto più interessante e degno di essere vissuto.
Abbiamo bisogno tutti di fare esercizio di dialogo, non soltanto chi ha un ruolo pubblico. E tutti possiamo contribuire ad invertire la tendenza. Seminando dialogo, disinnescando polemiche inutili. Certo, fa meno rumore… ma può fare la differenza.
(*) direttore “La Fedeltà” (Fossano)