Porti chiusi alle Ong
“Le persone vanno sbarcate il prima possibile nel porto più vicino e subito assistite”: lo afferma Leïla Bodeux, di Caritas Europa, invitando i governi europei a trovare un meccanismo stabile, prevedibile e organizzato in previsione dei prossimi sbarchi, per non dover negoziare ogni volta accordi come accaduto di recente per le navi di Sea Watch e Sea Eye. Caritas Europa è preoccupata per la crescente criminalizzazione delle Ong e degli aiuti umanitari: “Un approccio vergognoso, che non rispetta i valori dell’Ue e va fermato”
“La criminalizzazione delle Ong e della solidarietà sta minacciando il nucleo centrale dei nostri valori come esseri umani e sta mettendo in pericolo le nostre democrazie: va fermata subita!” A parlare al Sir da Bruxelles è Leïla Bodeux, responsabile delle politiche su asilo e migrazione di Caritas Europa, commentando le ultime vicende delle navi Sea Watch e Sea Eye, con 49 persone a bordo per 19 giorni senza un porto di sbarco, ultima dimostrazione che i governi europei non intendono accogliere i migranti o quantomeno che l’Europa su questi temi è spaccata e non riesce a trovare soluzioni. “Le persone vanno sbarcate il prima possibile nel porto più vicino e subito assistite”, afferma Bodeux, invitando i governi europei a trovare un meccanismo stabile, prevedibile e organizzato in previsione dei prossimi sbarchi, per non dover negoziare ogni volta accordi. Dal suo punto di vista, che guarda al livello europeo, “non sembra che le cose miglioreranno nel prossimo futuro”: “Sugli sbarchi potrebbero trovare un accordo provvisorio tra un paio di Stati membri, ma sarebbe solo un accordo parziale e ad hoc”. Anche la linea prevalente di esternalizzazione delle frontiere in Africa, che comporta la cooperazione con i Paesi di origine o di transito dei migranti, tra cui la Libia, “non può essere effettuata a qualunque costo e deve rispettare i diritti e la dignità umana”.
Ci sono voluti giorni per trovare un accordo sullo sbarco dalle navi di Sea Watch e Sea Eye. È mai possibile avviare ogni volta trattative ad hoc sulla pelle delle persone? Quale sarebbe invece una soluzione efficace?
Chiaramente le soluzioni ad hoc e il rimbalzo di responsabilità tra gli Stati ogni volta che una nave effettua dei salvataggi non è una soluzione a lungo termine. Non è efficiente e non rispetta la dignità e i bisogni delle persone a bordo, che hanno già sofferto molto durante il loro viaggio migratorio.
Vanno sbarcate il prima possibile nel porto più vicino e subito assistite.
Sulla base di proposta franco-tedesca presentata agli altri Stati membri alla fine del 2018, le negoziazioni si svolgono a livello di Unione europea, sotto la guida della Commissione europea. La speranza è che si crei un meccanismo solido e prevedibile di condivisione delle responsabilità all’interno di una coalizione di pochi Stati membri disposti a concordare regole prestabilite su come affrontare rapidamente la situazione della nave ed effettuare lo sbarco in modo ordinato. Vediamo se riescono ad essere d’accordo su qualcosa. Come Caritas Europa abbiamo chiesto con urgenza un meccanismo di solidarietà giusto ed efficiente, che rispetti i diritti umani e la dignità delle persone e non metta i migranti soccorsi in una condizione di detenzione.
La detenzione indiscriminata è chiaramente una linea rossa per noi.
Le persone soccorse devono essere portate il più velocemente possibile in un porto sicuro per affrontare i loro bisogni umanitari e di protezione.
I Paesi Ue frontalieri non possono essere gli unici responsabili e gli altri Paesi devono mostrare solidarietà nei loro confronti,
condividendo la responsabilità di partecipare a un equo meccanismo di sbarco all’interno dell’Ue.
Il continente europeo si spacca per ospitare solo poche decine di persone. Che tipo di Europa stiamo costruendo? Certamente non l’Europa della solidarietà e dei valori …
Come ha sottolineato Dimitris Avramopoulos, Commissario europeo per la migrazione, lasciare migranti vulnerabili in mare per 3 settimane perché gli Stati membri dell’Ue non sono in grado di mostrare solidarietà e responsabilità è chiaramente in contrasto con i valori dell’Ue. In un momento in cui il progetto europeo è sfidato da più parti, l’Ue deve difendere e applicare in modo proattivo i suoi valori di dignità, diritti umani, solidarietà.
Altrimenti, le istituzioni Ue rischiano di allontanare ulteriormente i cittadini europei dal progetto europeo.
Inoltre, ricordiamo che sono i Paesi in via di sviluppo ad accogliere l’85% dei rifugiati del mondo. È giusto che l’Europa in quanto continente ricco, accolga la sua giusta quota di rifugiati, in linea con gli obblighi internazionali previsti dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati.
Tre anni fa, nel Mediterraneo, c’erano 12 navi di 9 Ong per compensare un vuoto istituzionale negli aiuti. Ora sono rimaste solo 3, tra mille difficoltà e ostacoli. C’è un’intenzione europea non dichiarata di far fuori testimoni scomodi per continuare l’opera di esternalizzazione delle frontiere? Cosa ne pensa di questa criminalizzazione delle Ong?
Caritas Europa è profondamente preoccupata per la crescente criminalizzazione delle Ong e degli aiuti umanitari. Invece di essere applaudite per aver colmato il vuoto lasciato dai governi nel sostegno ai rifugiati, le Ong vengono demonizzate e criminalizzate con false argomentazioni che giocano con la paura della gente.
Questo approccio è vergognoso, non rispetta i valori dell’Ue e va fermato.
La diminuzione delle navi di soccorso in mare, conseguenza di questo atteggiamento, è molto allarmante. In mare non è rimasto quasi nessuno per salvare i migranti in difficoltà o testimoniare le violazioni dei diritti umani da parte delle guardie costiere libiche durante le operazioni di salvataggio. Anche l’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) ha deplorato gli attacchi contro le Ong, sottolineando che è impossibile sapere ora quante persone muoiono in mare perché non ci sono più testimoni…
La criminalizzazione delle Ong e della solidarietà sta minacciando il nucleo centrale dei nostri valori come esseri umani e sta mettendo in pericolo le nostre democrazie: va fermata subita!
Le politiche dell’Ue mirano chiaramente ad aumentare la collaborazione con i Paesi africani per impedire ai migranti di venire in Europa e accelerare il ritorno dei migranti irregolari. Questo può portare ad una palese violazione dei diritti umani, come nel caso della cooperazione con le autorità libiche, come dimostrato da diversi media e ricerche.
La cooperazione con i Paesi di origine o di transito dei migranti non può essere effettuata a qualunque costo e deve rispettare i diritti e la dignità umana!
Quale direzione stanno prendendo le politiche migratorie dell’Ue, compreso il dibattito sul Regolamento di Dublino?
I negoziati sono molto complicati perché finora i Paesi Ue non sono riusciti a trovare un compromesso su solidarietà e condivisione delle responsabilità. Non sembra che le cose miglioreranno nel prossimo futuro.
Sugli sbarchi potrebbero trovare un accordo provvisorio tra un paio di Stati membri, ma sarebbe solo un accordo parziale e ad hoc.
È molto probabile che la riforma del sistema di asilo dell’Ue (Regolamento di Dublino e altre normative) sarà trasferita al nuovo Parlamento europeo dopo le elezioni europee di maggio.
Sul tema migrazioni le Chiese cristiane europee stanno dimostrando accoglienza e buone prassi ripetibili come i corridoi umanitari, al contrario dei governi. Come possono essere più incisive nella loro azione di lobbying presso le istituzioni europee?
Il Papa è in prima linea nella difesa dei diritti dei migranti e questo offre un forte e importante messaggio di solidarietà al mondo. La Chiesa e Organismi come la Caritas sostengono ogni giorno i bisogni dei migranti ed è importante che continuino a farlo. Inoltre, si sta portando avanti una lobby attiva a diversi livelli politici per garantire che le politiche di migrazione e asilo rispettino i diritti umani e dei rifugiati. Questo è un aspetto fondamentale perché
non vogliamo solo affrontare le conseguenze di un sistema ingiusto: vogliamo anche cambiare il sistema per diventare più giusti e più umani.