Gmg Panama
Venerdì 25 gennaio, nell’ambito della Gmg, Papa Francesco farà visita ai giovani detenuti del Centro de Cumplimento de menores, il carcere minorile di Pacora. Durante la visita si svolgerà una liturgia penitenziale nella quale il Pontefice confesserà tre giovani. Il Sir è entrato nel penitenziario per raccontare l’attesa dei suoi giovani detenuti
(da Panama) Un grande cuore colorato, con alcuni simboli di arti e mestieri, e una colomba bianca con un ramoscello di pace. Poco più in basso il logo della Gmg. Si presenta così la porta carraia del Centro de Cumplimento de menores, il carcere minorile di Pacora, 50 km da Panama City.
La vernice è ancora fresca e il suo odore si sente un po’ ovunque. Molti operai sono al lavoro per tirare al lucido il penitenziario, fiore all’occhiello del sistema carcerario panamense. È qui, infatti, che Papa Francesco verrà il 25 gennaio per fare visita e confessare i giovani detenuti che stanno scontando la loro pena. “Liturgia penitenziale con i giovani privati della libertà” recita il programma papale: un canto, “Oracion del pobre” (la preghiera del povero), una breve testimonianza di un giovane recluso, la lettura del Vangelo tratto da Luca 15 “Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte”, le confessioni e per chiudere la benedizione i saluti e lo scambio dei doni. Il Papa confesserà almeno tre detenuti, tra questi una ragazza di 15 anni.
Nel piazzale interno si montano le tende dove verranno sistemati i confessionali e si allestisce l’area che ospiterà i 150 giovani detenuti, 80 quelli di Pacora, il resto da altri penitenziari minorili del Paese. Da lontano arrivano le note dell’inno della Gmg e il canto del coro che prova.
Niente viene lasciato al caso perché l’attesa per questa visita è alta, come conferma al Sir la direttrice del Centro, Lidia Castaneda: “la speranza è che da questo incontro i ragazzi ricevano pace e serenità e una spinta a cambiare davvero. Sarà una gioia grandissima”. “I nostri detenuti – spiega la direttrice dall’alto dei suoi 26 anni di servizio – sono in larghissima parte giovani dai 15 ai 18 anni, qualcuno anche più grande. Vengono da quartieri molto poveri e hanno gravi problemi familiari alle spalle, sono privi di istruzione. Sono detenuti per aver commesso reati contro il patrimonio, furti, rapine, stupri e omicidi”.
Nel Centro scontano la pena in un percorso di risocializzazione integrale attraverso interventi di tipo educativo, familiare, sanitario, ricreativo, accompagnati da medici, psicologi e assistenti sociali. La Chiesa cattolica locale e quella evangelica non fanno mancare il loro aiuto. Ma ciò che è più importante, aggiunge Castaneda, è che “nel centro i nostri giovani reclusi vengono avviati ai laboratori di falegnameria, cucina, informatica, tappezzeria e costruzioni”. Ed è proprio da questi ‘atelier’ che usciranno i doni da offrire a Papa Francesco: una pagnotta di pane, un bastone pastorale, un poggiapiedi, un quadro.
“La speranza in una vita migliore è concreta se si ha un mestiere tra le mani. Se il Papa ha scelto questo Centro è perché vuole mandare un messaggio diretto: una vita migliore è possibile, riscattarsi è possibile”. Ne è convinta anche Emma Alba Tejada, direttrice nazionale dei carceri minorili panamensi: “la visita del pontefice è un messaggio di amore e di speranza per aiutare i nostri ragazzi in questo processo di trasformazione. I giovani sono felici che il Papa viene a fare loro visita e averlo qui in mezzo a noi, vicino, è motivo di grande gioia”.