Famiglie ferite
Lanciata oggi a Bari una campagna di Save the children contro la violenza assistita di cui in 5 anni sono stati vittime 427mila bambini mentre sono quasi un milione e mezzo le mamme oggetto di maltrattamenti in famiglia, ma oltre la metà non denuncia. Entro febbraio aprirà per loro anche uno spazio di ascolto, orientamento e sostegno
In soli 5 anni in Italia 427mila minori hanno vissuto situazioni di violenza domestica commesse nei confronti delle proprie mamme, quasi sempre per mano del padre o del nuovo compagno della donna. Una piaga, quella della violenza assistita, che nel nostro Paese non riesce ad emergere perché ancora poco conosciuta e spesso sottovalutata. In Italia più di 1 donna su 10, tra quelle che hanno subito una qualche forma di violenza nella loro vita (6,7 milioni) ha temuto per la propria vita o quella dei propri figli e in quasi la metà dei casi i loro bambini hanno assistito in prima persona ai maltrattamenti. Una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud, mentre in più di 1 caso su 10 (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei propri padri. A denunciare un fenomeno per lo più sommerso che ha però conseguenze devastanti sulla vita di migliaia di minori, è Save the Children che oggi ha inaugurato a Bari l’evento “Abbattiamo il muro del silenzio – La stanza di Alessandro”, con il patrocinio dell’Assessorato a Welfare, accoglienza e pari opportunità del Comune e dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro. Si tratta di un’installazione “immersiva” visitabile fino al 7 febbraio presso l’Ateneo.
“La casa dovrebbe rappresentare il luogo più sicuro per ogni bambino dove crescere e sentirsi protetto”, ha affermato Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, intervenuta all’inaugurazione presso l’Aula magna “Aldo Cossu” dell’Università. “Purtroppo – ha aggiunto – spesso non è così e proprio tra le pareti domestiche i bambini sono costretti a vivere in un perpetuo stato di ansia e angoscia. Assistere alla violenza nei confronti di un genitore può causare dei traumi profondissimi nei minori. Depressione, attacchi di panico, difficoltà nella socializzazione e nel percorso di studi, atti di aggressività sono solo alcune delle conseguenze più dirette di chi è vittima di violenza assistita. Una piaga che in Italia continua ad essere sottovalutata”. Per questo è fondamentale
sensibilizzare sul tema della violenza assistita e attivare reti di prevenzione e protezione.
Secondo il dossier di Save the Children,
sono più di 1,4 milioni le mamme vittime di violenza domestica in Italia.
Tra queste, più di 1 su 3 è stata vittima di violenza durante la gravidanza. A sottolineare quanto il fenomeno rimanga ancora sommerso, l’Organizzazione evidenzia che ben 550.000 donne vittime di violenza domestica non hanno denunciato i loro aggressori o non si sono rivolte a figure specializzate.
Nel 57% dei casi, infatti, le violenze subite vengono ancora considerate come “qualcosa di sbagliato” e non un reato da denunciare.
Eppure, ha avvertito Francesca Bottalico, assessore al Welfare del Comune di Bari, “la violenza di genere, in particolare quella che si consuma tra le mura domestiche, rappresenta un fenomeno molto complesso, dagli effetti spesso dannosi non solo per la donna ma anche per i figli”. La campagna “Abbattiamo il muro del silenzio”, intende quindi “accendere i riflettori su un fenomeno che rischia di passare in secondo piano ma che, invece, assume pari, se non maggiore importanza, in quanto si riversa sui minori provocando danni a livello comportamentale, psicologico, fisico, cognitivo e sociale con la compromissione dei processi di sviluppo” e spesso “tutto questo dolore finisce per innescare una spirale di nuova violenza una volta divenuti adulti”. È quindi
fondamentale investire su formazione e consapevolezza degli adulti per tutelare l’infanzia.
Il Centro per l’apprendimento permanente (Cap) dell’Università di Bari, “fin dalla sua costituzione ha messo al centro le dinamiche di ascolto e le storie di vita delle persone, bambini, donne e uomini che vivono relazioni spesso difficili con il contesto sociale di riferimento”, ha spiegato la presidente Fausta Scardigno, convinta che l’iniziativa avviata oggi sia “un’occasione importante che il Cap vuole condividere con i suoi utenti e la sua rete di attori per rimettere al centro il vissuto umano e le storie e le esperienze emotive di chi vive un’esperienza traumatica”.
L’evento di sensibilizzazione odierno rappresenta anche l’occasione di lancio del primo “Punto di ascolto” all’interno di uno “Spazio mamme” realizzato da Save the children in collaborazione con l’associazione “Mamma Happy” per dare alle mamme, soprattutto a quelle in condizione di fragilità, l’opportunità di confrontarsi con personale esperto, sui temi della genitorialità e ricevere orientamento e supporto personalizzato nella costruzione di percorsi di autonomia e di fuoriuscita da ogni forma di disagio. Lo spazio sarà aperto entro il mese di febbraio, con accesso gratuito a cadenza settimanale.