Francesco negli Emirati Arabi Uniti

La via tracciata

Qualcuno, forse può essere tentato di sminuire o criticare addirittura questo “abbraccio”, che invece è l’unica strada possibile, anzi doverosa, per assicurare a tutti e a ciascuno un futuro sereno.

(Foto Vatican Media/SIR)

Definirei straordinario ed entusiasmante il documento sottoscritto il 4 febbraio ad Abu Dabhi da Papa Francesco e dall’imam Ahmad Al-Tayyeb guida prestigiosa di Al-Azhar, centro religioso e culturale universalmente riconosciuto dall’Islam. Straordinario ed entusiasmante – dopo il precedente incontro già avvenuto a Il Cairo nel 2017 – l’incontro avvenuto negli Emirati Arabi Uniti, nel contesto del convegno interreligioso promosso dal “Consiglio musulmano degli anziani”, in coincidenza anche con l’ottavo centenario dell’incontro tra Francesco d’Assisi e il sultano d’Egitto Malik al Kamil.

Una serie di circostanze, di evocazioni, di affermazioni e di impegni, che riempiono il cuore di speranza pur nella consapevolezza di quanto ardua sia l’impresa. “Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente -, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente – dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio”: così s’introduce solennemente il documento dopo una serie di richiami “in nome di…”, che mettono insieme tutte le realtà fondamentali che spingono su questa via: Dio, l’innocente anima umana, i poveri e i bisognosi, gli orfani e le vedove, tutti i popoli, la “fratellanza umana”, la libertà, la giustizia e la misericordia, tutte le persone di buona volontà. E si rivolge, quel prezioso documento, ad ogni uomo, ma in specie agli intellettuali, filosofi, uomini di religione, artisti, operatori dei media perché, constatando i rischi di una “coscienza umana anestetizzata” e di una “terza guerra mondiale a pezzi” si riscoprano e si promuovano insieme i valori essenziali: la famiglia, il risveglio del senso religioso, il dono della vita dal suo inizio fino alla sua morte naturale, nella convinzione più volte ribadita che “le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio”.

Un appello – dunque – a “cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo”, ma soprattutto un’incitazione ad unirsi per la costruzione della pace mondiale attestando – come elenca il documento nella parte programmatica – la libertà come diritto di ogni persona, la giustizia basata sulla misericordia come via da percorrere, il dialogo e la comprensione e la diffusione di una cultura della tolleranza e dell’accettazione dell’altro, l’esecrazione del terrorismo, il concetto autentico di cittadinanza, il rapporto indispensabile tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud, i diritti della donna e quelli dei bambini, degli anziani e dei deboli. Un documento che i due firmatari s’impegnano a portare e comunicare ovunque, invitando anche tutti noi a farcene araldi “in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione”.

Qualcuno, forse – anche tra i nostri lettori? – può essere tentato di sminuire o criticare addirittura questo “abbraccio”, che invece è l’unica strada possibile, anzi doverosa, per assicurare a tutti e a ciascuno un futuro sereno.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)