Giovani
A un mese dalla Gmg di Panama, l’arcivescovo della città, mons. José Domingo Ulloa Mendieta, racconta al Sir l’atmosfera che ancora si respira nel Paese: “È stato il sogno dei più piccoli e degli emarginati”. E già spuntano i primi frutti della Giornata: la nascita delle parrocchie ecologiche e di una Commissione ispano-americana per approfondire la dottrina sociale della Chiesa
“Con la Gmg anche i più piccoli e i più emarginati hanno potuto sognare e provare la misericordia di Dio e della Chiesa per le mani di Papa Francesco. Un mese dopo, Panama vive ancora un’atmosfera di pace, di gioia e di speranza che il Pontefice ha lasciato in eredità alla nostra terra. Tra la popolazione si sente la mancanza dei pellegrini ma questo non ci impedisce di continuare il lavoro per dare seguito alla Giornata”. A circa un mese dalla conclusione della Gmg di Panama (22-27 gennaio) a dichiararlo al Sir è l’arcivescovo della città centroamericana,
mons. José Domingo Ulloa Mendieta. Parlando a margine di un incontro promosso, oggi a Roma, dalla Pontificia Commissione per l’America Latina e dall’Ambasciata di Panama presso la Santa Sede, sul tema “Un ricordo grato e impegnato della Gmg di Panama”, il presule ha ribadito “la responsabilità nel portare avanti tutto il lavoro intrapreso con la Gmg. In questo compito la Chiesa panamense è coinvolta con tutti i suoi protagonisti che sono soprattutto i laici e le donne”.
“Una verità da donare”. La direzione è quella indicata da Papa Francesco con i suoi gesti e le sue parole che, ha detto mons. Ulloa, “hanno illuminato la realtà panamense e di tutta la regione. Il Santo Padre ci ha ricordato che Dio fa cose grandi con i piccoli. Questo viaggio nel cuore del Centro America ha illuminato la realtà dei giovani, soprattutto di quelli che vivono nell’esclusione e nella migrazione forzata.
Lo sguardo di Papa Francesco si è posato su un mondo di dolore incontrando tanti volti di giovani sofferenti”. “Durante la Giornata – ha affermato l’arcivescovo – è emersa tutta la nobiltà del popolo panamense, la sua fede profonda e la grande devozione mariana.
Dopo questa Gmg abbiamo sempre di più una verità da donare a tutti i giovani,
specialmente a quelli più emarginati della nostra terra, i nativi, gli indigeni, e gli afro-discendenti, realtà presenti in tutta l’America latina”. A riguardo mons. Ulloa ha ricordato i giovani dell’Honduras, del Guatemala, del Costarica, del Venezuela e di Cuba, quest’ultimi presenti con un gruppo “numeroso e altamente significativo”.
Laudato si’ e i frutti della Gmg. Per l’arcivescovo di Panama gli eventi che hanno lasciato un’impronta alla Gmg sono stati “innanzitutto l’incontro della gioventù indigena che ha dato la giusta visibilità a questa realtà che non riguarda solo il Centro-America. La presenza dei nativi, inoltre, si collega strettamente ad un altro aspetto emerso nella Gmg, quello della condizione degli afro-discendenti, tra i più emarginati della società”. Ma quella di
“Panama è stata anche la Gmg della Laudato Si’”,
con l’impegno dei giovani “a custodire la casa comune e di una rafforzata riflessione intorno alla Dottrina sociale della Chiesa”. Non è un caso che proprio da questi due ultimi aspetti siano scaturiti
“i primi frutti della Gmg di Panama: la formazione di una commissione di lavoro ispano-americana per studiare e approfondire la Dottrina sociale della Chiesa in vista di una sua più concreta applicazione e la nascita nelle Chiese locali di gruppi denominati ‘Parrocchie ecologiche’ che promuovono la cultura della tutela del creato”
secondo quanto emerso nel III Convegno internazionale promosso dalla Fondazione “Giovanni Paolo II per la Gioventù” con il contributo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che si è tenuto a Panama durante i giorni della Gmg. “Questo simposio – ricorda mons. Ulloa – è servito ad aiutare i giovani a prendere coscienza delle sfide evidenziate da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ come il rapporto tra cambiamenti climatici e povertà, l’accesso all’acqua potabile e la tutela alla biodiversità.
Da Panama a Lisbona. Ma c’è un’altra pista di lavoro futuro che riguarda la Gmg, a partire dalla prossima di Lisbona nel 2022 e che prende spunto proprio da Panama. “Panama e Portogallo sono due terre unite dalla presenza di afro-discendenti” afferma l’arcivescovo ricordando la vicinanza del Paese europeo ai Paesi africani di espressione portoghese, come Angola, Capo verde, Guinea e Mozambico.
“Io credo che, da adesso in poi, in tutte le Gmg emergeranno queste realtà che andranno a riguardare, non solo i nativi e gli indigeni, ma anche altre fette di popolazione come, per esempio, i rom e i sinti”.