Verso il voto di maggio
Oggi manca un’idea su cosa potrà essere Pavia nel terzo decennio degli anni Duemila. Va bene puntare su Università, cultura e sanità: ma come potrà la futura Amministrazione sostenere le nostre eccellenze, favorendo anche un’integrazione con le attività imprenditoriali e il terzo settore? E come dobbiamo gestire il rapporto con Milano?
Il dibattito in vista delle elezioni comunali di Pavia, in programma a fine maggio, è al momento confinato solo ai nomi. Sembra che gli unici motivi di interesse siano legati alla scelta dei candidati alla poltrona di sindaco a Palazzo Mezzabarba. In parte è comprensibile: sino a che i partiti non si saranno chiariti le idee su chi puntare, e avranno smesso di litigare all’interno delle principali coalizioni, è inevitabile che l’attenzione si concentri soprattutto sul toto-candidature. Ma siamo sicuri che ai pavesi interessi solo questo? Parlando con le persone in città (per strada, al bar, al mercato, fuori dalla chiesa), cogliamo sensazioni diverse. Chi abita a Pavia vuole anche sentire parlare di programmi. E quando ci si riferisce alle cose da fare, si intendono sia le iniziative concrete che un Comune può realizzare (maggiore cura del decoro urbano, più attenzione all’ambiente e al verde, potenziamento del trasporto pubblico) che, anche, i progetti sul futuro della città. Oggi manca un’idea su cosa potrà essere Pavia nel terzo decennio degli anni Duemila. Va bene puntare su Università, cultura e sanità: ma come potrà la futura Amministrazione sostenere le nostre eccellenze, favorendo anche un’integrazione con le attività imprenditoriali e il terzo settore? E come dobbiamo gestire il rapporto con Milano? Non è il caso di lasciar perdere con competizioni improponibili, e puntare invece su una collaborazione intelligente con la vicina metropoli? È anche di questi temi che i pavesi vogliono sentire parlare. Speriamo se ne accorgano anche i politici.
(*) direttore “Il Ticino” (Pavia)