Crisi
“Il Paese ha bisogno di aiuti umanitari. Il regime ha l’obbligo di affrontare i bisogni della popolazione e al fine di facilitarne l’ingresso e la distribuzione, evitando ogni tipo di violenza repressiva”: lo affermano oggi i vescovi del Venezuela, che hanno convocato una conferenza stampa a Caracas e diffuso una nota a proposito degli aiuti internazionali bloccati alle frontiere della Colombia, del Brasile e delle Antille olandesi
“Si ascolti il grido del popolo e si lascino entrare e distribuire in pace gli aiuti umanitari”: è il forte appello, rivolto al governo di Nicolas Maduro, lanciato oggi dai vescovi del Venezuela durante una conferenza stampa a Caracas. Si fa tesa infatti la situazione alle frontiere della Colombia, del Brasile e delle Antille olandesi, dove le forze armate hanno bloccato l’ingresso degli aiuti richiesti dall’Assemblea nazionale e dal presidente autoproclamato ad interim Juan Guaidò. Maduro nega infatti l’esistenza di una crisi umanitaria e pensa che la questione degli aiuti sia un pretesto per giustificare un intervento militare statunitense.
“Il Paese ha bisogno di aiuti umanitari. Il regime ha l’obbligo di affrontare i bisogni della popolazione e al fine di facilitarne l’ingresso e la distribuzione,
evitando ogni tipo di violenza repressiva”,
ribadiscono oggi i vescovi in una nota firmata da mons. José Luis Azuaje Ayala, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Conferenza episcopale venezuelana, dai due vicepresidenti mons. Mario Moronta Rodríguez, vescovo di San Cristóbal e mons. Raúl Biord Castillo, vescovo di La Guaira e dal segretario generale mons. José Trinidad Fernández Angulo, vescovo ausiliare di Caracas. Alla conferenza stampa nella sede della Conferenza episcopale era presente anche il cardinale Baltazar Porras, arcivescovo di Mérida e amministratore apostolico di Caracas.
“Chiedere aiuti non è tradire la patria”. “Chiedere e ricevere aiuto non è tradimento della patria”, precisano i vescovi del Venezuela ma “un dovere morale che riguarda tutti noi”, per fronteggiare le carenze di cibo e farmaci e le “drammatiche emergenze” che affliggono il popolo venezuelano. Già da tempo la Chiesa cattolica in tutte le sue componenti – il Papa, la Santa Sede, la Conferenza episcopale, i religiosi e il consiglio dei laici venezuelani – sta chiedendo di aprire un canale umanitario. Ma la risposta, ricordano i vescovi, “è sempre stata un clamoroso ‘no'”.
Caritas Venezuela si mette a disposizione. In questi anni la Chiesa del Venezuela, attraverso la Caritas a livello nazionale, diocesano e parrocchiale, sta lavorando moltissimo per aiutare le persone più bisognose, con programmi di assistenza alimentare, sanitaria, ma anche nel campo dei diritti umani, della gestione del rischio, della tutela dell’ambiente e nelle situazioni di calamità naturali. La Caritas del Venezuela si era già espressa il 4 febbraio a proposito della possibilità di far entrare nel Paese gli aiuti umanitari: “sono molte le aspettative a causa dei grandi bisogni della gente in termini di cibo e salute”. I vescovi oggi ricordano che gli aiuti si svolgono secondo “protocolli accettati internazionalmente per dare risposte a situazioni di grave crisi”: “Non sono al servizio di interessi politici ma mirano al bene delle persone più vulnerabili”. E anche se “non risolvono tutti i problemi della popolazione” e sono limitati nel tempo, possono fornire “razioni di emergenza e integratori per bambini e anziani con deficit nutrizionale” e servizi sanitari.
“L’aiuto è sempre sussidiario e non sostituisce ciò che è lo Stato deve fare con le sue risorse”, puntualizzano.
Nell’attuale crisi umanitaria la Caritas rinnova il suo impegno a partecipare, insieme ad altre organizzazioni, nella distribuzione degli aiuti umanitari, mettendo a disposizione la propria esperienza e professionalità.
“No alla violenza”, l’appello alle forze armate. “Siamo contro ogni forma di violenza”, scandiscono i vescovi, invitando le forze armate nazionali “a mettersi a fianco del popolo” che hanno giurato di rispettare e difendere, consentendo “l’ingresso e la distribuzione degli aiuti internazionali”. E’ un appello alle coscienze dei singoli a “non rispettare gli ordini che vanno contro la vita e la sicurezza della popolazione”. Infine, i vescovi esortano i cittadini stessi a non usare “violenza o manipolazione” perché gli aiuti umanitari devono andare a favore di coloro che si trovano nelle situazioni più difficili e precarie.