Incontro sulla protezione dei minori
Tutti gli occhi puntati sulla Chiesa in questo momento non sono solo di coloro che vi appartengono, ma proprio per questo viene chiesto loro non un semplice giudizio, ma soprattutto una condivisione, di quel cammino di conversione che tutti, battezzati e non, nella vita sono chiamati a fare. Per questo i “riflettori” di cui parlavamo non devono servire per una “sentenza”, ma soprattutto per una “conversione”
Riflettori di tutto il mondo puntati sul Vaticano in questi giorni per la riunione delle più alte cariche episcopali, alla presenza del Papa su “La protezione dei minori nella Chiesa”. Un problema che, per volontà degli ultimi pontefici, viene affrontato con tutta la sua drammatica verità e nello stesso tempo vuole indicare percorsi perché la piaga dell’abuso sui minori venga debellata.
Un problema e una realtà, purtroppo, che non riguarda solo la Chiesa, ma vasti strati della cultura e della società non solo del nostro tempo.
Ma parlavamo dei “riflettori” su questo simposio. Il rischio è che siano semplicemente riflettori di accusa, avendo già sentenziato il giudizio di condanna verso la Chiesa e quindi soprattutto verso sacerdoti e religiosi su questa triste realtà, con il rischio anche di “fare di ogni erba un fascio” e accomunare in questo implacabile giudizio tutti coloro che nella Chiesa vivono coerentemente e lealmente la loro vocazione. Nello stesso tempo i riflettori servono per non insabbiare, ma anche per far emergere un cammino e un impegno, che coinvolge diverse situazioni e realtà che possano portare ad una situazione nuova di impegno e di testimonianza dei “chierici” nel loro servizio ecclesiale.
Fermo restando che i sacerdoti sono “peccatori” come tutti, è evidente che l’impegno della Chiesa non è solo quello di “rifarsi un’immagine”, ma soprattutto quello di garantire che tutti coloro che ne fanno parte vivano nella lealtà e correttezza il proprio ministero.
Proprio all’inizio del simposio in vaticano sugli abusi, Papa Francesco, ricevendo un gruppo di pellegrini di Benevento, diocesi natale di Padre Pio (Pietrelcina), ha voluto sottolineare che “Padre Pio ha amato la Chiesa, con tanti problemi che ha la Chiesa, con tante avversità, con tanti peccatori; siamo tutti peccatori, alcuni grossi. Ha amato la Chiesa com’era, non l’ha distrutta con la lingua, com’è di moda farlo adesso”.
Ecco, Papa Francesco, il più risoluto artefice di questo nuovo cammino della Chiesa contro gli abusi sui minori, ha messo in guardia sui rischi di “dagli all’untore” e nello stesso tempo ha ribadito che solo l’umiltà della consapevolezza di essere peccatori può portare ad una autentica conversione. “Chi ama la Chiesa sa perdonare, perché sa che lui stesso è peccatore e ha bisogno dell’amore di Dio”, ha spiegato Francesco ancora a braccio: “Sa sistemare le cose, ma col perdono”. “Non si può vivere tutta la vita accusando la Chiesa”.
È evidente che tutti gli occhi puntati sulla Chiesa in questo momento non sono solo di coloro che vi appartengono, ma proprio per questo viene chiesto loro non un semplice giudizio, ma soprattutto una condivisione, di quel cammino di conversione che tutti, battezzati e non, nella vita sono chiamati a fare.
Per questo i “riflettori” di cui parlavamo non devono servire per una “sentenza”, ma soprattutto per una “conversione”.
(*) direttore “L’Araldo Lomellino” (Vigevano)