Ragazzi
Nel 2013 il vescovo, mons. Gennaro Pascarella, ha voluto a Quarto il Centro educativo diocesano “Regina Pacis”. Ora, per rispondere alle nuove sfide poste dal territorio, prende forma un progetto ancora più ambizioso che mira a prendere in carico vittime di abusi, disabili, ragazzi dell’area penale, minori stranieri non accompagnati. Sullo sfondo gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana dedicati all’educazione
Curare i feriti dei nostri tempi.
Questo è l’obiettivo della “Cittadella dell’inclusione”, che la diocesi di Pozzuoli aprirà la prossima l’estate nella sede centrale del Centro educativo diocesano “Regina Pacis”, a Quarto. “L’idea della Cittadella dell’inclusione – ci spiega mons. Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli – nasce tenendo presente gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio che si sta concludendo, dedicati all’educazione. Abbiamo soprattutto puntato ad aiutare tutti i tipi di povertà, non solo attraverso un aiuto materiale”.
Un progetto che nasce dalla vita. Il Centro, eretto, per decreto del vescovo, come Fondazione di religione con personalità giuridica il 19 marzo 2013, già ha avviato “delle realtà molto positive che funzionano come il progetto Integra, l’accoglienza e l’inclusione di ragazzi dell’Istituto penitenziario di Nisida e di alcuni extracomunitari, che sono venuti da noi piccoli, si sono integrati e ora stanno anche avviandosi al lavoro. Noi puntiamo non all’aiuto di un momento ma alla crescita delle persone”. L’obiettivo, evidenzia il presule, “è far sì che il nostro non sia solo un educare teorico ma concreto, attraverso una formazione spendibile nella vita, avviando, quindi, i giovani anche ad attività concrete. Sarà una Cittadella dell’inclusione che avrà sullo sfondo l’educare in questa accezione più ampia”. La scelta, prosegue il vescovo, è “di operare, con continuità, attraverso un intervento globale: oltre all’elemento fisico del dare da mangiare, c’è l’elemento educativo e anche una risposta alle necessità psicologiche. L’équipe di psicologi aiuta a prendersi carico della persona nella sua totalità. Il progetto parte perché sono venute a nostra conoscenza delle necessità”. Mons. Pascarella chiarisce: “Adesso ci apriamo ad altre ferite grosse che ci sono, come gli abusi a danno dei minori. Attraverso il progetto Integra veniamo a conoscenza di tanti minori che hanno questo tipo di difficoltà e quindi la Cittadella dell’inclusione nasce anche come una risposta della nostra Chiesa a queste sofferenze”. È un progetto, dunque, sottolinea il presule, che “non è nato a tavolino, ma che viene fuori dalla vita: abbiamo già individuato persone concrete che inseriremo nei nostri percorsi.
L’ispirazione di fondo è lo sguardo evangelico di toccare la carne di Cristo nei più poveri, i feriti dei nostri tempi”.
Esperienze positive. “Il nostro Centro – precisa don Gennaro Pagano, direttore del Centro educativo Regina Pacis – si occupa di educazione e di inclusione a vari livelli. La sede centrale è a Quarto, ma ci sono anche altre sedi su tutto il territorio diocesano. I centri diurni per minori a rischio con il metodo Integra, progetto nato da una pedagogista del nostro Centro, Fausta Sabatano, si trovano in tre zone difficili del territorio diocesano: Quarto, Licola Mare (Pozzuoli) e Rione Traiano (Napoli). Casa Papa Francesco, che accoglie ragazzi che provengono dall’area penale, dal carcere di Nisida, ragazzi immigrati e ragazzi portatori di disagio, è una comunità residenziale attiva h24, che si trova a Quarto, nella sede centrale. Poi abbiamo degli sportelli di ascolto e accompagnamento psicologico, gratuiti per gli indigenti, sia a Quarto sia a Pozzuoli”.
Nuove sfide. Nella sede centrale di Quarto c’è una struttura di oltre 700 metri quadri, che ospiterà la Cittadella dell’inclusione. “Al piano superiore ci sarà l’ala dedicata ai ragazzi disabili sia come centro diurno per circa 30 persone sia per la comunità alloggio per il ‘Dopo di noi’ per 6/8 ragazzi. La sfida educativa che proporremo è far sì che i ragazzi che provengono dall’area penale possano sperimentare percorsi comuni con i ragazzi disabili, trovando reciproco frutto: si tratta di un cammino di integrazione tra due disagi, che insieme possono diventare risorsa. Ad accompagnare i ragazzi in questo percorso ci sarà il personale educativo della comunità e, dal punto di vista psicopedagogico, Fausta Sabatano ed io, che sono anche psicologo”. Al piano di sotto, una parte della struttura, prosegue don Pagano, “sarà destinata alla creazione di una scuola di ristorazione che vuole essere un luogo di avviamento al lavoro professionale dei ragazzi disabili e di quelli che provengono dall’area penale. Questa scuola ha l’ambizione non solo di insegnare un mestiere, ma di diventare un luogo di incontro con il mondo del lavoro. Un paio di volte all’anno organizzeremo una kermesse con imprenditori nell’ambito della ristorazione che operano non solo a Napoli, ma anche in tutta Italia e all’estero”.
Il centro Ararat. Tra le novità della Cittadella dell’inclusione, il centro di psicologia clinica “Ararat”: “Sarà dedicato prevalentemente a percorsi di accompagnamento di persone vittime di abusi, violenza e maltrattamenti, bambini, adolescenti, adulti che lo sono stati, con una particolare attenzione a coloro che hanno subito abusi soprattutto all’interno dei contesti educativi e religiosi, per essere in sintonia con quella riparazione che Papa Francesco sta chiedendo alla Chiesa. Questo progetto – conclude don Gennaro – lo guiderò io personalmente come psicologo e psicoterapeuta e insieme con me lavorerà un’équipe di psicoterapeuti e counselor”.