Plastica e inquinamento

Un carnevale biodegradabile

Anche un provvedimento come quello del sindaco di Venezia, Brugnaro, è una buona cosa e sarebbe bene diventasse il provvedimento di tutti: coriandoli sì ma di carta. Magari di carta riciclata

Venezia ha bandito coriandoli e stelle filanti di plastica. Chi li userà incapperà in una multa fino a 500 euro. È cosa ben fatta per tante ragioni.
Innanzitutto per Venezia: i coriandoli, di plastica o di carta che siano, si infilano dappertutto. Volano sui canali e finiscono in mare. Se sono di plastica ci resteranno a lungo. In più, quando piove, i rivoli li trasportano nei tombini e intasano una città dall’equilibrio delicatissimo.
Ma il bando di coriandoli e stelle filanti non di carta è un bene che vale per tutti e in ogni luogo: terra e mare non hanno bisogno di plastica ulteriore.
Noi umani, infatti, abbiamo aggiunto ai continenti nuove isole galleggianti composte soprattutto da plastica. La più vasta è la “Great Pacific Garbage Patch”, che si estende tra i 700mila e i 10 milioni di km quadrati. Raccoglie 79.000 tonnellate di rifiuti secondo la stima più bassa, fino a un milione di tonnellate secondo altre. Se dovessimo pesare la plastica finita complessivamente in mare raggiungeremmo dai 5 ai 19 milioni di tonnellate. Per questo fare qualcosa è urgente.
Problema nel problema è la dimensione della plastica dispersa negli oceani. Non sono solo bottiglie (una ci mette secoli per degradarsi), ma si tratta per la maggior parte di frammenti di dimensioni microscopiche e, escluse le concentrazioni di macro rifiuti, i detriti non sono visibili ad occhio nudo.
Non è un sollievo, anzi. La nanoplastica è due volte preoccupante: prima di tutto perché diventa cibo per pesci e molluschi, causandone spesso la morte. Secondo perché i pesci che non ne muoiono subito, potrebbero venire pescati e diventare cibo per gli uomini. Con quali conseguenze è tutto da vedere.
Per questo anche un provvedimento come quello del sindaco di Venezia, Brugnaro, è una buona cosa e sarebbe bene diventasse il provvedimento di tutti: coriandoli sì ma di carta. Magari di carta riciclata.
Certo, non è che una goccia. Ma è anche uno degli impegni che potrebbero segnare il cammino in vista di due tappe importanti. Infatti, a fine ottobre 2018, il Parlamento europeo ha approvato un piano che mira a bandire entro il 2021 la plastica usa e getta (quella di piatti, bicchieri, stoviglie e cannucce). Ed ha stabilito che, entro il 2030, tutta la plastica usata dovrà essere riciclabile.
L’Italia non sta a guardare: dal 2019 ha abolito i cotton fioc non biodegradabili e dal 2020 le microplastiche contenute nei prodotti cosmetici esfolianti e detergenti.
Non solo: gli italiani sul fronte del riciclo si muovono con fantasia. Infatti, i prossimi 7 e 8 marzo a Londra saranno svelati i vincitori dei due bandi Epro (European Association of Plastic Recycling&Recovery Organisations): uno per l’innovazione, l’altro per la sostenibilità nei prodotti in plastica riciclata. Ebbene, tra le 47 candidature giunte da 11 Paesi diversi, sono già stati scelti i nove finalisti: ci sono anche alcuni italiani.
Insomma, un coriandolo non è così poca cosa come sembra. Anche perché, come ha ricordato Stefano Aliani, studioso del Cnr e specializzato negli ecosistemi: “Per svuotare una vasca da bagno, in cui il livello dell’acqua è in continuo aumento, la prima cosa da fare non è cercare un secchio più grande ma chiudere il rubinetto”.

(*) direttrice “Il Popolo” (Concordia-Pordenone)