Il nodo

Tav: soluzione politica

Ad emergere è ormai, con tempi strettissimi, la questione Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Lione a Torino e di conseguenza anche a Milano e al Nordest, linea invisa per principio ai Cinque Stelle e sostenuta a spada tratta dal Carroccio che non può smentire le sue radici e il suo maggiore serbatoio di voti. Sembra che entro questo venerdì ci sarà la soluzione del rebus

Mentre entrano nel vivo i due provvedimenti simbolo di questo governo pentaleghista, con gli uffici postali presi d’assalto per la presentazione delle domande sul reddito di cittadinanza e gli uffici dell’Inps intasati per il calcolo sulla Quota 100 degli aventi diritto alla pensione “anticipata”, vengono ora al pettine due degli altri nodi che tengono sulle spine la strana maggioranza. Sulla questione della legittima difesa le cose apparivano fatte già mercoledì con il voto annunciato da Di Maio alla Camera a favore della proposta leghista, del resto sostenuta dal ricompattato centro-destra, anche se insidiata da un drappello di contestatori tra gli sconcertati deputati del M5S e definita dallo stesso vicepremier grillino un “messaggio sbagliato”. Ad emergere è invece ormai, con tempi strettissimi, la questione Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Lione a Torino e di conseguenza anche a Milano e al Nordest, linea invisa per principio ai Cinque Stelle e sostenuta a spada tratta dal Carroccio che non può smentire le sue radici e il suo maggiore serbatoio di voti. Se ne discute dal 1994 e gli accordi parlano chiaro; ma l’analisi “costi-benefici”, pur apparsa ai più alquanto manovrata, ha offerto il destro per porre in dubbio il piano, ritenuto dall’Europa tra i 14 progetti prioritari a livello continentale nel settore dei trasporti. Sembra, però, che entro questo venerdì ci sarà la soluzione del rebus: mentre scriviamo non possiamo saperlo, ma le premesse verso un certo orientamento (almeno parzialmente positivo) erano già state delineate dalle più mitigate affermazioni dei due vicepremier e soprattutto dall’acuta distinzione proposta dal premier quando ha precisato che, nel prendere la fatidica decisione, al percorso di “razionalità tecnica” sarebbe stato affiancato anche un percorso di “razionalità politica”. E meno male! Anche se non si capisce bene a cosa si riferisca esattamente l’aggettivo “politica”: se cioè riguardi il salvataggio del traballante “contratto di governo”, o meglio ancora del vicepremier grillino, o se riguardi davvero la vita e le esigenze “politiche” della nazione. Preferiamo contare su questa seconda ipotesi: infatti sembra assodato che – attenuato giustamente il più possibile l’impatto ambientale – uno sviluppo “europeo” dei collegamenti viari dell’Italia sia indispensabile per un futuro che non voglia rassegnarsi ad un rischioso isolamento. La soluzione del dilemma, per quanto arzigogolata, viene in un certo modo accelerata anche dall’intervento a gamba tesa del neosegretario Pd, Zingaretti, che, come prima mossa, si è recato a Torino per sostenere la causa della Tav, definendo “gesto criminale” la eventuale perdita dei finanziamenti europei e addirittura annunciando la richiesta di dimissioni del ministro delle infrastrutture Toninelli, che, a dire il vero, continua a raggranellare brutte figure. Chissà se il M5S sarà disposto a lasciarlo andare al proprio destino. Certo non è disposto Di Maio a chiudere troppo presto questa allettante esperienza di governo!

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)