Società
Vogliamo educarci a disinnescare le bombe dell’odio, spegnere i pregiudizi, i preconcetti, quei pensieri che fanno delle differenze un pericolo anziché una ricchezza, che vedono l’altro come nemico, che alzano muri, che escludono anziché includere. Odio e preconcetti che si insinuano nella rete, allo stesso modo di un morbo che entra nel sistema circolatorio di un individuo andando ad infettarne gli organi
C’è ancora spazio per il dialogo o siamo destinati ad un mondo fatto di slogan usati come spade per muoverci guerra l’un l’altro? Siamo ancora capaci di incontrare l’altro, il diverso da me, per un confronto, per un qualcosa che metta in discussione entrambi, che metta in gioco le certezze, che porti almeno ad una visione più ampia, se non ad una condivisione? Il tema del dialogo è fondamentale. Ma ci vuole coraggio. Molto di più di quel che crediamo. Il dialogo non si inventa, non è automatico, ci si deve educare, allenare, sperimentare. Il dialogo è un lavoro, un cantiere aperto. L’iniziativa di queste settimane dei “cantieri di dialogo” laboratori di formazione e aggiornamento rivolti ai docenti e formatori, che vede tra gli altri anche il sostegno del nostro giornale, va in questa direzione. Educarci a disinnescare le bombe dell’odio, spegnere i pregiudizi, i preconcetti, quei pensieri che fanno delle differenze un pericolo anziché una ricchezza, che vedono l’altro come nemico, che alzano muri, che escludono anziché includere. Odio e preconcetti che si insinuano nella rete, allo stesso modo di un morbo che entra nel sistema circolatorio di un individuo andando ad infettarne gli organi. C’è ancora spazio per il dialogo in un mondo di haters che scrivono sentenze definitive e non leggono, che parlano e urlano ma non ascoltano? Crediamo di sì, ma soprattutto crediamo nel bisogno di continuare incessantemente a seminare occasioni di incontro, confronto, pace.
(*) direttore “La Fedeltà” (Fossano)