Verso le elezioni
Un flash mob a Colonia, un manifesto con un appello, un opuscolo e un dossier. E’ a 360 gradi l’impegno delle Acli in vista del voto del 26 maggio. Intervista con il presidente nazionale Roberto Rossini che sottolinea l’importanza di ripartire dal lavoro e dalla formazione professionale. E avverte: “Dobbiamo rafforzare l’Unione europea. Non possiamo rimanere in mezzo al guado facendo un passo avanti e un passo indietro”
Un flashmob per l’Europa. E’ quello promosso ieri 8 aprile a Colonia dalle Acli, in collaborazione con la Kab Bundesverband (il più importante sindacato cattolico tedesco), l’Ecwm (il movimento europeo dei lavoratori cristiani) e le Acli Germania. “Un incontro europeo della società civile rappresentata da quattro movimenti di lavoratori cristiani. Insieme avevamo condotto una riflessione sul futuro dell’Europa e condiviso alcuni grandi temi. Per questo abbiamo deciso di scrivere un manifesto che ieri abbiamo letto a conclusione del flashmob davanti al duomo di Colonia per richiamare i valori fondativi dell’Europa e lanciare un appello alla partecipazione al voto del 26 maggio. E’ stato davvero un bel momento”, racconta al Sir il presidente nazionale Acli, Roberto Rossini, accanto al quale c’erano anche Duilio Zanibellato, presidente Acli Germania; Petr Koutny, presidente Ecwm; Andreas Luttmer-Bensmann, presidente nazionale Kab Deutschlands.
Oltre al manifesto condiviso presentato ieri, in vista delle elezioni del 26 maggio le Acli nazionali hanno predisposto l’opuscolo “Animare l’Europa” (#animareleuropa) contenente la loro proposta per il futuro dell’Unione, e il dossier “Quanto pesa il mio voto” con una presentazione dell’Ue, un focus sull’Europarlamento e sul lavoro svolto nell’ultima legislatura, e diverse informazioni per i cittadini.
Pace, lavoro, uguaglianza le parole chiave di #animareleuropa
“Il fondamento dell’Europa è la pace – spiega Rossini -. Nelle intenzioni dei padri fondatori l’Ue nasceva all’indomani della fine della seconda guerra mondiale per garantire la convivenza pacifica delle popolazioni al suo interno. Oggi la concretezza e il buon senso di allora sembrano disattesi e si dà per scontato e definitivamente acquisito qualcosa che potrebbe non esserlo ma che è la ragione e il fondamento del suo esistere. Per continuare a garantirlo occorre costruire ponti culturali e veicolare nel mondo il nostro modello di sviluppo sostenibile”. Ma per il presidente Acli non è sufficiente: “Noi proponiamo che
il seggio permanente della Francia all’interno del Consiglio di sicurezza dell’Onu venga riconosciuto all’Ue.
Sarebbe un passaggio importante, un segnale di fiducia nei confronti del ruolo politico che l’Unione potrebbe svolgere a livello internazionale”. “Vogliamo rilanciare – aggiunge – la vecchia battaglia dell’esercito unico europeo e dei corpi non armati di pace europei”.
Con lo sguardo alla vita dei cittadini, “abbiamo salutato positivamente il Social pillar (pilastro europeo dei diritti sociali, ndr) – prosegue – ma sappiamo che i Social pillar costano e i vincoli di bilancio non aiutano. Dovremmo uscire da questa ambivalenza”. Per un’Europa equa e solidale, secondo Rossini, occorre soprattutto
“rimettere al centro dell’azione politica il tema del lavoro”
concentrandosi anzitutto sul Vocational educational training (formazione professionale) per sostenere i lavoratori di fronte alla rivoluzione industriale in corso: “Chiediamo alle istituzioni europee seri investimenti nel long life learning per offrire alle figure professionali di medio e basso livello adeguate competenze e capacità di rispondere ai cambiamenti richiesti dall’industria 4.0”. E questo “coinvolgendo enti locali come regioni e Länder, ma anche soggetti privati, tra cui realtà religiose che storicamente fanno formazione professionale di qualità”.
Uguaglianza è garantire pari diritti a tutti. Anche affrontando in modo organico e globale il fenomeno strutturale delle migrazioni. In questa cornice, le Acli hanno aderito alla Campagna Welcoming Europe, un’Ice (iniziativa dei cittadini europei) che ha tre obiettivi:
creare passaggi sicuri per i rifugiati, decriminalizzare la solidarietà, proteggere le vittime di abusi.
Firmando la petizione, “chiediamo alla Commissione europea di offrire un sostegno diretto ai gruppi locali e/o alle associazioni della società civile che aiutano i rifugiati beneficiari di un visto d’ingresso”, spiega il presidente. I cittadini chiedono inoltre che la Commissione fermi i governi che “criminalizzano la solidarietà e i loro attori, volontari e Ong”. L’ultima richiesta è garantire “procedure, norme e misure idonee a tutelare le vittime di sfruttamento sul lavoro, quelle della criminalità organizzata e quanti hanno subito violazioni dei diritti umani tentando di varcare i confini dell’Europa”. Sulla redistribuzione degli immigrati, Rossini definisce “inefficaci e controproducenti” i meccanismi di relocation e auspica la rapida riforma del regolamento di Dublino perché l’attuale “ha un approccio sovranista” mentre
“il punto non è quanti immigrati arrivano in Italia, in Grecia o in Spagna, ma quanti ne arrivano in Europa”.
Infine, un monito: “Dobbiamo rafforzare l’Unione europea e trasformarla in una confederazione.
Non possiamo rimanere in mezzo al guado facendo un passo avanti e un passo indietro in un’Europa che c’è e non c’è.
Occorre andare verso una maggiore stabilità dell’istituzione stabilendo chiaramente quali sono le competenze comunitarie e quali sono le competenze nazionali. Solo da qui si può ripartire”.