Welfare di comunità
Rapporto nazionale sulla povertà educativa minorile in Italia: scolarizzazione, inclusione, promozione sociale, costruzione di relazioni, valorizzazione della propria identità e apertura verso chi viene da altri Paesi, riscatto delle periferie. Questo e molto altro nei quattro progetti che qui raccontiamo
Ricucire il Paese attraverso progetti di scolarizzazione, inclusione sociale, promozione del benessere individuale e familiare, creazione di relazioni e contrasto alla povertà che tra i suoi diversi volti ha anche quello della povertà educativa. E’ l’obiettivo del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile nato da un’intesa tra Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, Forum nazionale del Terzo settore e Governo. Attraverso i primi tre bandi (Prima Infanzia 0-6 anni, Adolescenza 11-17, Nuove generazioni 5-14 anni), le iniziative in cofinanziamento e la progettazione partecipata nelle aree terremotate, sono stati
selezionati 272 progetti che coinvolgono oltre 400mila bambini e ragazzi, con le loro famiglie, mettendo in rete 6.500 organizzazioni.
I progetti, nazionali e regionali, sono sostenuti complessivamente con 213 milioni di euro del Fondo. Oggi, nel corso della presentazione a Roma del secondo Rapporto nazionale sulla povertà educativa minorile in Italia, “Scuole e asili per ricucire il Paese”, realizzato dall’Osservatorio povertà educativa Con i bambini – Openpolis, ne sono stati illustrati quattro.
A Palermo, nel quartiere Ballarò dove la disoccupazione tocca il 34% e la dispersione scolastica lo supera, il progetto Casa, acronimo per Comunità attiva e scuola aperta (Bando Nuove generazioni), per il quale l’importo deliberato è di 725 mila euro, intende
“aumentare livelli di benessere e opportunità di crescita educativa per i minori di età 5-14 anni che vivono in situazione di fragilità sociale, culturale ed economica,
attraverso la creazione di un presidio che coinvolga le due scuole e le associazioni del quartiere”, spiega Adriana Branni. Quattro i principali ambiti di intervento: scuola, terzo settore, famiglia e quartiere, in una logica di welfare comunitario. Previsti attività di supporto allo studio; percorsi formativi basati sulla peer education in ambito scientifico e Stem; laboratori per il potenziamento di competenze trasversali e finalizzati alla preparazione di eventi di quartiere su interculturalità e anti-discriminazione; laboratori estivi e attività sportive. Ma anche, evidenzia Branni, “interventi di sostegno alla genitorialità (counseling psico-pedagogico, formazione per mamme tutor che andranno a lavorare all’interno delle scuole, laboratori di sartoria, accompagnamento al titolo di licenza media per le moltissime mamme di minori in condizione di povertà assoluta, corsi di alfabetizzazione informatica), riqualificazione di spazi del quartiere come piazze e palestre per renderle spazi di incontro e aggregazione”. Beneficiari circa 620 minori e 1200 nuclei familiari.
Si chiama invece SpaceLab (Laboratori di comunità educante ed inclusiva) il progetto nato a Bergamo (704.746 euro l’importo – Bando Adolescenza), che copre l’intera areo orientale della provincia, “84 Comuni molti dei quali sopra i 600 metri, alcuni difficili da raggiungere, molti con meno di mille abitanti, un territorio che vive un grave spopolamento”, spiega Gilberto Giudici. In un’area “segnata dalla crisi economica e in cui gli abbandoni scolastici toccano il 19,3% contro il 12% della Lombardia”, la proposta intende
prevenire la dispersione scolastica e contrastare la povertà educativa attraverso “la costruzione e la messa a sistema di una rete territoriale flessibile e competente”.
Attività aggregative, culturali e ricreative rivolte ai minori; laboratori di orientamento (Star gate) scolastico; attività di ascolto (Radar) rivolte a studenti, genitori ed insegnanti, percorsi di mediazione culturale realizzati da ragazzi di seconda generazione e percorsi personalizzati rivolti a studenti a rischio dispersione. Destinatari tutti gli studenti del territorio di Bergamo, circa 14 mila.
Tor Bell’Infanzia. Sembra un gioco di parole il progetto nato per i 250 mila abitanti di uno dei quartieri più periferici e disagiati di Roma, Tor Bella Monaca nel Municipio VI, con l’obiettivo di
promuovere il benessere socio-educativo di circa 650 bambini nella fascia d’età 0-6 anni e delle loro famiglie
(Bando Prima infanzia – importo deliberato 500 mila euro). “Partito nel 2018 – racconta Vittorio Villa – intende potenziare accesso, fruibilità e qualità dei servizi territoriali” offrendo “servizi di educazione e cura dei bambini, sportelli e attività di supporto ai genitori e alle famiglie, spazi dedicati a integrazione e rafforzamento dei servizi educativi esistenti”. In concreto prevede la creazione di spazi per l’infanzia aperti anche in orari serali e nel weekend. E di una rete solidale, “comunità solidale partecipata”, “per il coinvolgimento attivo dei genitori: banca del tempo e delle competenze, istituzione di un fondo solidale, creazione della ‘bottega dello scambio’ e di gruppi di acquisto per creare relazioni e integrazione dal basso”. E ancora: sostegno alla genitorialità, creazione di uno sportello informativo sui servizi del territorio, di una “Biblioteca del giocattolo” e di un’area giochi all’aperto.
Infine, in un’area colpita dal terremoto, il progetto Radici (Ri-costruire l’avvenire di una comunità integrata) insiste sulle province di Teramo (16 Comuni) e Pescara (1 Comune), con l’obiettivo di garantire a bambini e adolescenti un’offerta formativa di qualità. Selezionato come iniziativa Aree terremotate (importo 324 mila euro), il progetto, spiega Antonella Ciaccia, “parte dalla valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico locale, si propone la valorizzazione dei presidi educativi esistenti e la creazione di nuovi poli per sperimentare metodologie pedagogiche innovative: scuola nel bosco, percorsi alla scoperta della natura, utilizzo di linguaggi artistici ed espressivi”. Filo conduttore l’appartenenza alla comunità. Previsti eventi di promozione della lettura e delle tradizioni musicali locali:
“Vogliamo trasmettere canti e musiche tradizionali e a Farindola verrà avviata una bottega di liuteria per costruire zampogne, flauti e corni”.
In programma anche un audiolibro con canti e racconti delle comunità autoctone e di quelle straniere, azione avviata dall’Istituto internazionale del teatro del Mediterraneo. Il progetto intende coinvolgere circa 4.500 minori corrispondenti al 32% della popolazione minorile residente nei 17 Comuni di riferimento.