Verso il summit
Il 9 maggio si riuniranno a Sibiu, in Romania, i capi di Stato e di governo Ue, per fare il punto della situazione, individuare una “strategia” adatta a rilanciare l’Unione e invitare i cittadini alle elezioni del 23-26 maggio. Il presidente della Commissione anticipa un suo contributo di idee in 5 dimensioni prioritarie
“È il momento di abbandonare la tendenza a nazionalizzare i successi ed europeizzare i fallimenti e di provare invece a spiegare meglio, insieme, le nostre decisioni e politiche comuni”. Jean-Claude Juncker, quasi al termine del suo mandato di presidente della Commissione europea, vuole lasciare ancora una traccia del suo lavoro di questi cinque anni al Palazzo Berlaymont. E proprio dalla sede dell’esecutivo comunitario, diffonde, in vista del Consiglio europeo straordinario del 9 maggio a Sibiu, alcune idee-chiave per la prossima agenda strategica Ue 2019-2024. Juncker, insomma, guarda avanti. Richiama i capi di Stato e di governo che convergeranno in Romania ad assumere le loro responsabilità: basta addossare all’Europa ogni colpa, l’Ue non è un capro espiatorio; fate invece la vostra parte – manda a dire – per il bene dei cittadini.
Progetti e comunicazione efficace. “Con le elezioni del Parlamento europeo del 23-26 maggio e con il cambio di leadership nelle istituzioni dell’Ue, è il momento di stabilire orientamenti politici nuovi e nuove priorità”, si legge nel documento stilato il 30 aprile e composto di ben 82 pagine. “Poiché per il rafforzamento dell’Unione saranno determinanti le priorità che fissiamo e il modo in cui le spieghiamo e ci rivolgiamo agli europei, la Commissione propone anche il modo in cui comunicare meglio le decisioni assunte collettivamente”. Jean-Claude Juncker sottolinea:
“Ogni generazione ha il dovere di cambiare in meglio il destino degli europei, di oggi così come di domani”
e “di tener fede alla promessa permanente di pace, sviluppo e benessere”. Quindi aggiunge: “Le sfide che si pongono agli europei nel loro insieme si moltiplicano ogni giorno che passa: la prosperità dell’Europa implica necessariamente un’azione collegiale degli Stati membri dell’Ue. È mia ferma convinzione che soltanto uniti troveremo la forza necessaria per preservare lo stile di vita europeo, mantenere il pianeta su un percorso sostenibile e rafforzare l’influenza dell’Europa nel mondo”.
Bilancio autoassolutorio. Prima di passare alle proposte per il futuro, il documento definisce una sorta di bilancio (piuttosto autoassolutorio) di quanto realizzato “in un decennio di cambiamenti e sfide incessanti”, nel quale, sempre secondo la Commissione, l’Europa avrebbe “dimostrato di essere in grado di tenere fede alla promessa di pace, prosperità e progresso per i cittadini. Il collegio dei commissari non tralasciare di fare l’elenco dei “compiti svolti”, assegnandosi ben più della sufficienza: “In totale la Commissione ha presentato 471 proposte legislative nuove e ne ha portato avanti 44 risalenti alle Commissioni precedenti. Di queste proposte 348 sono state adottate da Parlamento europeo e Consiglio o ne hanno ottenuto l’accordo nel corso del mandato attuale. È significativo che nel 90% circa dei casi il compromesso finale sia stato approvato per consenso dal Consiglio, e quindi sostenuto da tutti i 28 Stati membri”. I temi affrontati? Energia, sicurezza, sviluppo dei territori, sostegno all’agricoltura, istruzione, innovazione e ricerca, infrastrutture, migrazioni, politica estera, commercio… L’elenco è lungo.
Protezione, sicurezza, migrazioni. Guardando al futuro, la Commissione sostiene dunque che occorre concentrarsi soprattutto su cinque “dimensioni”, peraltro non nuove eppure interessanti. La prima è un’Europa che protegge: “dovremmo perseverare – si legge nel documento dell’esecutivo guidato da Juncker – negli sforzi per costruire un’effettiva e autentica Unione della sicurezza e progredire verso un’autentica Unione della difesa.
Dobbiamo inoltre essere più proattivi nella gestione della migrazione.
Questo implica un’azione globale a tutti i livelli e un autentico approccio dell’Ue basato sulla condivisione della responsabilità e sulla solidarietà tra Stati membri”. Posizione chiarissima, purtroppo indigesta per troppi governi Ue. La seconda dimensione: Europa competitiva, nel senso di “potenziare, ammodernare e attuare completamente il mercato unico in tutti i suoi aspetti. Dobbiamo orientare la ricerca e l’innovazione verso la transizione ecologica, sociale ed economica e le sfide per la società che ne derivano”. Occorre inoltre investire nelle capacità digitali e sostenere “la trasformazione del mercato del lavoro europeo salvaguardandone l’equità”.
Pilastro dei diritti sociali. Terza dimensione: un’Europa giusta. La Commissione chiarisce: “dobbiamo continuare a realizzare il pilastro europeo dei diritti sociali, collaborare con gli Stati membri per l’inclusione sociale e l’uguaglianza, anche colmando le disparità regionali, rispondendo ai bisogni delle minoranze, risolvendo le questioni di genere e superando la sfida dall’invecchiamento demografico”. La politica fiscale “dev’essere equa e moderna e tutti in Europa devono poter contare su un’assistenza sanitaria di qualità, accessibile e a costi contenuti e su alloggi di qualità, efficienti sotto il profilo energetico e a prezzi abbordabili”. Quarto punto: Europa sostenibile, nel senso di “modernizzare l’economia per passare a modelli sostenibili di consumo e di produzione”. Per la Commissione è necessario “intensificare l’impegno di lotta contro i cambiamenti climatici e invertire il movimento che porta al degrado ambientale. Dobbiamo passare a un’economia circolare più efficiente sotto il profilo delle risorse promuovendo la crescita verde, la bioeconomia”.
Ordine mondiale multilaterale. Non ultimo: un’Europa “influente”, nel senso che l’Ue deve assumere “un ruolo guida nel mondo dando prova di coerenza e forza nel sostegno a un ordine mondiale multilaterale basato sulle regole e incentrato sulle Nazioni Unite”. Sono altresì necessari: relazioni solide con i vicini immediati, un ruolo più forte dell’euro sulla scena internazionale così da rafforzare la sovranità economica e monetaria dell’Europa. Tali priorità “che fissiamo e il modo in cui le spieghiamo e ci rivolgiamo ai cittadini europei saranno determinanti per rendere l’Unione più unita, più forte e più democratica”.