Previsioni di primavera
La Commissione ha reso note le prospettive per quest’anno e per il 2020. Fattori interni e internazionali frenano il Pil comunitario. Scende la disoccupazione. Buoni riscontri per i principali Paesi Ue, salvo l’Italia, dove cresce il deficit, sale il debito pubblico e non si vedono – nel medio periodo – miglioramenti nel mercato del lavoro
Notizie non proprio rassicuranti per l’Europa; pessime, invece, per l’Italia. La Commissione Ue presenta, nella sede di Bruxelles, le Previsioni economiche di primavera, confermando alcune preoccupazioni della vigilia. L’esecutivo segnala una fase di rallentamento del Pil, la diminuzione del numero dei disoccupati, ma anche tanta incertezza per il prossimo futuro in relazione agli scenari internazionali. Oltre al fatto che persistono squilibri su scala Ue.
“Persistenti incertezze”. “L’economia europea continuerà a crescere nel 2019 e nel 2020. La crescita rimane positiva in tutti i nostri Stati membri e continuano ad arrivare buone notizie sul fronte dell’occupazione e della crescita dei salari. Ciò indica una tenuta dell’economia europea di fronte a una situazione globale meno favorevole e a una persistente incertezza”. Pierre Moscovici, commissario per gli affari economici e finanziari, nel presentare le Previsioni di primavera al Palazzo Berlaymont, parte dai dati positivi.
Ma dietro il sorriso di circostanza emerge un volto carico di dubbi.
Tenta di essere rassicurante, senza peraltro negare due tipi di preoccupazione: un quadro internazionale per nulla favorevole; un eccessivo squilibrio tra i vari Paesi Ue, con alcune economie in espansione altre sostanzialmente ferme. Infatti aggiunge: “Dobbiamo essere pronti a sostenere maggiormente l’economia, se necessario, e ad adottare ulteriori riforme per stimolare la crescita. Soprattutto dobbiamo evitare di scivolare nel protezionismo, che non farebbe altro che esacerbare le tensioni sociali ed economiche esistenti nelle nostre società”.
Elementi positivi e molta incertezza. Nell’ampio documento previsionale si legge: “Poiché il commercio mondiale e la crescita dovrebbero rimanere più deboli quest’anno e il prossimo rispetto al ritmo sostenuto che ha caratterizzato il 2017, la crescita economica in Europa si baserà interamente sull’attività interna. Oggi il numero dei cittadini europei che hanno un lavoro è il più alto di sempre e, stando alle previsioni, l’occupazione dovrebbe continuare a crescere, anche se a un ritmo più lento. Questo, accompagnato da un aumento dei salari, un’inflazione contenuta, condizioni di finanziamento favorevoli e misure di stimolo fiscale in alcuni Stati membri, dovrebbe stimolare la domanda interna”. Nel complesso, quest’anno il Pil dovrebbe crescere dell’1,4% nell’Ue e dell’1,2% nella zona euro. Nel 2020 i fattori interni negativi “dovrebbero attenuarsi” e l’attività economica al di fuori dell’Ue “dovrebbe conoscere una ripresa, anche grazie a condizioni finanziarie globali più favorevoli e a politiche di stimolo in alcune economie emergenti”. Tanti verbi declinati al condizionale… “Per il prossimo anno si prevede un leggero rafforzamento della crescita del Pil, che dovrebbe raggiungere l’1,6% nell’Ue e l’1,5% nella zona euro”.
Rischio-Brexit. Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’euro, a sua commenta le previsioni: “Sul fronte esterno vi è il rischio di un’ulteriore intensificazione dei conflitti commerciali e delle debolezze dei mercati emergenti, in particolare la Cina”. “In Europa è importante prestare attenzione all’eventualità di un Brexit senza accordo, e all’incertezza sul piano politico”. Comunque la Commissione prevede che nel 2019 l’economia europea “continui a crescere per il settimo anno consecutivo”. Ribadisce. “Dato il persistere di incertezze a livello globale, saranno le dinamiche interne a sostenere l’economia europea”.
Disoccupazione in calo. “Le condizioni del mercato del lavoro hanno continuato a migliorare, nonostante il rallentamento della crescita verso la fine del 2018”, spiega la Commissione. “La disoccupazione, ancora troppo elevata in alcuni Stati membri” (Grecia, Spagna, Italia…), a livello dell’Ue “è scesa al tasso più basso registrato dal gennaio 2000 (6,4 % nel marzo 2019)”. Mentre la disoccupazione nella zona euro è “attualmente al livello più basso dal 2008”. Ma nel corso dei prossimi due anni “si prevede un rallentamento del tasso di crescita dell’occupazione in conseguenza di una crescita più moderata”. Fra gli altri elementi da sottolineare: l’inflazione resterà stabile sotto il 2%; il rapporto debito/Pil dovrebbe diminuire nella maggior parte degli Stati membri nel 2019 e nel 2020 (collocandosi in media poco sopra l’80%).
In fondo alla classifica. Purtroppo l’Italia si presenta un’altra volta come fanalino di coda nel quadro dell’economia europea. Le previsioni della Commissione indicano un nuovo taglio alle stime di crescita: nel 2019 il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere dello 0,1%, per risalire di poco l’anno prossimo, con un modesto 0,7%. Gli economisti Ue parlano di “tenue ripresa” futura, sempre che il quadro internazionale non volga al peggio. Manca invece un miglioramento nel campo del mercato del lavoro, con la disoccupazione in risalita: lo scorso anno era al 10,6, quest’anno raggiungerebbe il 10,9% per toccare, nel 2020, la cifra dell’11%. Non c’è alcun dato positivo fra i conti italiani. Il deficit passerebbe dal 2,1 del 2018 al 2,5 di quest’anno, per sfondare il tetto del tre per cento nel 2020 (3,5%) senza interventi correttivi da parte del governo. Infine il debito pubblico: era al 132,2% lo scorso anno, crescerebbe al 133,7% nel 2019 e addirittura si porterebbe al 135,2% nel prossimo anno. I consumi restano pressoché stabili, gli investimenti portano il segno meno.
Nei principali Paesi. I dati degli altri Paesi sono certamente migliori di quelli italiani, fatto salvo uno scivolone del Pil tedesco, che nel 2019 si fermerebbe allo 0,5% per risalire all’1,5 nel 2020. Restando al Prodotto interno lordo, la Spagna segna un 2,1% quest’anno e 1,9 nei succesivi dodici mesi; per la Francia si passa dall’1,3 all’1,5; bene la Polonia con 4,2% quest’anno e 3,6 nel prossimo. Disoccupazione quasi azzerata in Germania (3,1%), in costante calo in Spagna (13,5 nel 2019, 12,2 nel 2020), sotto il 9% in Francia e ridotta a meno del 4% in Polonia.