Verso il 26 maggio

Poca Europa alle europee

Grande è il contributo che uomini politici di estrazione cattolica hanno dato alla formazione dell’Europa. Forse come Chiesa è giunta l’ora di interrogarci dove abbiamo fallito nella nostra opera di formazione delle coscienze

foto SIR/Marco Calvarese

Domenica 26 maggio, gli italiani sono chiamati ad esprimersi con il voto, per eleggere il nuovo Parlamento europeo. I temi della campagna elettorale registrano la continua litigiosità dei partiti su argomenti che nulla hanno di programmatico e di europeo: è il tentativo di trasformare la competizione in una sorta di pronunciamento dell’elettorato per questa o quella formazione. Affiorano gli scandali della corruzione che vedono i 5Stelle paladini di una sorta di giustizialismo, il caso Siri che forse dopo questo mio scritto si sarà risolto in qualche modo, mentre Salvini gira in lungo e largo l’Italia col suo dire spocchioso (basta contare quante volte dice la parola “Io”) inventandosi ogni giorno argomenti che parlano alla pancia della gente in piazze gremite che lo osannano. Le scene mostrate in televisione ce lo mostrano mentre stringe mani e fa selfie, più popolare di Papa Francesco. Gli altri partiti boccheggiano. Gli episodi di corruzione di questi giorni non depongono a loro vantaggio mentre di quelli degli uomini della Lega non si tiene conto. Il Pd continua ad invocare elezioni anticipate, forse con la pia illusione di poterle vincere, ma senza una prospettiva reale di ipotesi di governo: con chi dovrebbe allearsi? Insomma un gran calderone senza alcuna chiarezza. È normale che poi la gente non vada a votare, oppure che sia orientata semplicemente a fare del voto una sorta di referendum pro o contro l’Europa, pro o contro l’euro.
Ma in questa situazione così magmatica avverto e segnalo la totale assenza della voce dei cattolici. Dove sono finiti? Tutti confluiti nelle file di Lega e 5Stelle? A giudicare dai risultati dei sondaggi e dagli episodi di intolleranza verso immigrati e rom sembra che dei valori evangelici poco sia rimasto nella mentalità degli italiani. Il Magistero del Papa viene attaccato dalle frange conservatrici all’interno della Chiesa e le sue posizioni pro-migranti osteggiate o ignorate dai leaders politici, mentre la sensibilità sociale dei laici è in forte declino, compensata da forme di devozionismo e intimismo individualista. Emerge una sorta di schizofrenia, già denunciata dai vescovi siciliani nella lettera “Convertitevi” del maggio dello scorso anno, nella quale si evidenzia il fenomeno delle appartenenze trasversali, cioè pur professando il credo cristiano si accetti di aderire a partiti o organizzazioni che poco hanno di cristiano.
Eppure grande è il contributo che uomini politici di estrazione cattolica hanno dato alla formazione dell’Europa. Forse come Chiesa è giunta l’ora di interrogarci dove abbiamo fallito nella nostra opera di formazione delle coscienze.

(*) direttore “Settegiorni dagli Erei al Golfo” (Piazza Armerina)