Analisi politica
Il docente all’Università di Birmingham e a quella londinese cattolica di Saint Mary valuta, per il Sir, alcuni aspetti della situazione politica nel Paese dopo l’annuncio delle dimissioni della premier e lascia intravvedere un Brexit senza accordo
Theresa May, una donna “integra, imbevuta di valori cristiani”, che ha fatto compiere al suo Paese “importanti progressi in materia di giustizia sociale e aiuti ai Paesi più poveri”. Benché il sistema politico fosse paralizzato dal Brexit. Boris Johnson, al contrario, uno dei favoriti alla successione, “rischia solo di portare la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea senza accordo”, provocando “una catastrofe economica” per il Regno Unito. L’addio di Theresa May “peggiorerà, anziché migliorare, la crisi” nella quale si trova la nazione britannica. È il parere espresso al Sir – nel giorno in cui la premier annuncia, in lacrime, le sue prossime dimissioni – da Francis Davis, consulente dei governi di Gordon Brown e David Cameron e docente di sociologia e politica all’Università di Birmingham e a quella londinese cattolica di Saint Mary.
“La tragedia della ex premier è che il Brexit ha distrutto la visione morale che l’aveva portata in politica”
assorbendo “tutte le energie che Theresa May avrebbe voluto dedicare a problemi di giustizia sociale come il miglioramento degli ospedali o del sistema sociale”, spiega Davis. “Lo stesso si potrebbe dire di tanti altri parlamentari conservatori. Mentre ci sono alcuni Tory estremi per i quali l’uscita dall’Unione europea è più importante dei problemi che ogni giorno si trova ad affrontare il Paese”.
Secondo l’esperto inglese, le dimissioni della premier non miglioreranno la grave situazione nella quale si trova il sistema politico di Westminster che fa fatica ad adattarsi alla paralisi provocata dal Brexit.
“Il caos aumenterà anziché diminuire”,
continua il docente. “È probabile che il Paese uscirà ancora più polarizzato dalle elezioni europee, con molti laburisti che hanno votato liberaldemocratico perché è il partito che vuole rimanere nell’Ue e chiede un secondo referendum. Il Brexit party di Nigel Farage conquisterà molte delle aree controllate politicamente fino ad oggi dai conservatori e, questi ultimi, nel tentativo di recuperare terreno, potrebbero decidere di scegliere un leader profondamente antieuropeo come Boris Johnson”. Il partito conservatore “diventerà, così, più populista e spostato a destra. L’uscita senza accordo dall’Unione europea diventerà molto ‘popolare’. Boris Johnson non ha principi e sacrificherà il benessere economico del Paese per diventare primo ministro”.
Per Davis
l’errore di Theresa May è stato di promettere un secondo referendum
nel caso l’accordo che ha concluso con l’Unione europea lo scorso novembre venisse approvato da Westminster ai primi di giugno. “I conservatori sono divisi tra chi è a favore e chi è contro Brexit ma sono uniti contro l’idea di un secondo referendum ed è stato questo che ha convinto il partito a mandare via la premier”, spiega il politologo. “È possibile che Theresa May otterrà il sostegno del parlamento al suo accordo ai primi di giugno, ma sarà un successo inutile perché dovrà farsi da parte”.