Intervista
Già direttore del “Daily Telegraph”, biografo di Margaret Thatcher, notista politico affermato e favorevole al recesso dalla Ue, Moore indica nell’ex sindaco di Londra il capo del partito conservatore e premier che può traghettare il Regno Unito fuori dalla “casa comune”. Punta il dito verso gli errori di Theresa May. E afferma: “Johnson è popolarissimo con i membri del partito, anche se non gradito a tanti parlamentari. Credo che la sua forza sia la sua energia, la convinzione con la quale vuole lasciare l’Unione”
È il giorno della candidatura di Boris Johnson (foto grande), favorito dalla base conservatrice per la guida del partito e per Downing street. Mentre l’ex sindaco di Londra promette che completerà il processo di recesso della Gran Bretagna dalla Ue anche a costo di rompere con Bruxelles, l’opposizione laburista presenta una mozione a Westminster – bocciata ieri – con l’obiettivo di ottenere che il parlamento intervenga per fermare una frattura netta con l’Europa. Charles Moore (foto sotto), ex direttore del “Daily Telegraph”, biografo di Margaret Thatcher, anglicano diventato cattolico, noto commentatore politico spiega al Sir perché i Tories rischiano di implodere se non si riuniranno dietro a Johnson.
Il sistema elettorale. “Il nostro processo politico, basato sul sistema elettorale first past the post (sistema uninominale secco, ndr.), anziché sul sistema proporzionale, assegna il potere soltanto a un partito che prevale alle elezioni: in questo momento, è quello conservatore. Il governo viene formato, di solito, dalla forza politica che ha vinto le elezioni perché esso detiene la maggioranza alla Camera dei Comuni. Di conseguenza il leader dei Tory è anche automaticamente, in questo momento, il primo ministro”, spiega Charles Moore.
Dito puntato su Theresa May. Secondo Moore, “la colpa del mancato Brexit è tutta di Theresa May, non del partito conservatore. La premier uscente è stata molto chiusa e non ha saputo trovare una maggioranza che approvasse l’accordo che aveva concluso con la Ue, né spiegare agli elettori che cosa stesse succedendo. Cercare un accordo con i laburisti è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e convinto il partito a mandarla via”. Il biografo della Thatcher è convinto che la premier uscente avrebbe potuto firmare un accordo con la Ue più conveniente di quello che ha ottenuto. “Theresa May non doveva acconsentire al fatto che il Nord Irlanda fosse trattato in un modo diverso dal resto del Regno Unito, una volta completato il Brexit”, spiega Moore. “Il backstop non può essere accettato dalla fetta unionista della popolazione nordirlandese che vuole rimanere con il Regno Unito e, per questo motivo, Theresa May non ha trovato la maggioranza necessaria a far approvare il suo accordo”.
“Sarebbe un disastro completo…”. Secondo l’esperto, anche se il partito conservatore ha perso molti voti, sia alle elezioni europee che all’ultima consultazione locale, non corre il rischio di scomparire tranne nel caso in cui non riesca a portare a compimento il processo del Brexit. Charles Moore racconta lo scenario peggiore per i Tories, che potrebbe verificarsi nelle prossime settimane. “La Camera dei Comuni potrebbe decidere di rifiutare l’accordo con la Ue, che viene proposto dal prossimo governo, come è già capitato con il trattato di Theresa May. A quel punto il nuovo leader potrebbe decidere di fermare il processo di Brexit, revocando l’articolo 50, anche se avrà bisogno del sostegno del parlamento. Scegliere questa strada, però, comporterà l’implosione dei Tories che si divideranno tra chi è a favore e chi è contro Brexit. Anche se una parte dei parlamentari conservatori vogliono rimanere con la Ue, la base è contro questa eventualità. I membri delle varie sezioni locali del partito chiederanno, a questo punto, ai deputati che hanno revocato l’articolo 50 di dimettersi. Altri parlamentari potrebbero decidere di unirsi al Brexit Party di Nigel Farage, lasciando i conservatori. Sarebbe un disastro completo per il partito”.
Alla ricerca del leader. Tuttavia, secondo Moore, questo scenario, quasi sicuramente, non si verificherà e i conservatori si uniranno dietro un leader a favore di Brexit. “Se Boris Johnson, che sostengo, diventerà leader, farà di tutto perché il processo di Brexit venga completato entro il 31 ottobre”, continua il commentatore, “Cercherà di rinegoziare l’accordo firmato da Theresa May con la Ue, per ottenerne uno migliore, e, se non riuscisse, deciderà di andarsene senza un trattato. A quel punto, il parlamento potrebbe tentare di opporsi a una frattura così netta con Bruxelles ma il nuovo premier potrebbe rispondere indicendo nuova elezioni generali che ha buone probabilità di vincere”.
“Il migliore è Boris”. “Johnson è popolarissimo con i membri del partito, anche se non gradito a tanti parlamentari”, spiega ancora Moore. “Credo che la sua forza sia la sua energia, l’entusiasmo, la convinzione con la quale vuole lasciare la Ue. Anche se è inaffidabile come persona, queste sue qualità gli garantiscono il sostegno della base che è molto importante in questo momento”. L’ex direttore del “Daily Telegraph” è convinto che se “Boris il rosso” diventasse premier cercherebbe di ottenere dalla Ue un accordo di libero commercio, che consenta alla Gran Bretagna di importare ed esportare in Europa e nel resto del mondo, come avviene in questo momento verso il Canada. “Nel partito conservatore molti fanno il tifo per lui”, dice ancora Moore, “perché ci può riunire e fare finalmente Brexit. Nel Regno Unito moltissimi si sentono traditi dalle élites che non hanno garantito loro quello per cui hanno votato durante il referendum del 2016. Per questo amano Johnson che ha un messaggio chiaro e sa parlare alla gente”.