Olimpiadi invernali
Il nostro Paese si è aggiudicato per la terza volta le Olimpiadi invernali dopo Cortina d’Ampezzo nel 1956 e Torino 2006. Il risultato di questa volta è però particolarmente significativo con un valore speciale a partire dallo slogan che il comitato promotore ha scelto: “Dreaming together”. Sogniamo assieme, un orizzonte che va ben al di là delle olimpiadi e dello stesso sport. Il nostro Paese, noi italiani, abbiamo bisogno assoluto di ritrovare il gusto di sognare e quindi progettare assieme, di sentirci parte di uno stesso progetto, di unire gli sforzi, le passioni, le risorse economiche, mentali, sociali
Saranno Milano e Cortina d’Ampezzo a ospitare le olimpiadi invernali del 2026. È stata la decisione pronunciata il 24 giugno scorso durante la 134ª sessione del Comitato Olimpico Internazionale, a Losanna, in Svizzera. L’Italia l’ha spuntata sulla Svezia.
Il nostro Paese si aggiudica così per la terza volta le Olimpiadi invernali dopo Cortina d’Ampezzo nel 1956 e Torino 2006. Il risultato di questa volta è però particolarmente significativo con un valore speciale a partire dallo slogan che il comitato promotore ha scelto: “Dreaming together”. Sogniamo assieme.
Sono due parole che racchiudono la sfida principale di questa candidatura che è stata coronata con l’assegnazione dei giochi olimpici invernali 2026. Uno slogan che ha rappresentato, senza dubbio, una delle carte vincenti per spuntarla sugli svedesi. Ma il “Sognare assieme” costituisce un orizzonte che va ben al di là delle olimpiadi e dello stesso sport. Il nostro Paese, noi italiani, abbiamo bisogno assoluto di ritrovare il gusto di sognare e quindi progettare assieme, di sentirci parte di uno stesso progetto, di unire gli sforzi, le passioni, le risorse economiche, mentali, sociali.
L’attuale, soprattutto nella nostra Penisola, è il tempo delle individualità. Registriamo, infatti, anche con un certo legittimo orgoglio, eccellenze in tantissimi campi. Eccellenze che sicuramente testimoniano la grande potenzialità del popolo italiano negli ambiti più diversi. Anche se la comunità arranca l’ “io” riesce ad affermarsi.
Il “noi”, invece, stenta a emergere. Il fare comunità ci costa. Gli interessi particolari, le paure domestiche che ci chiudono nel nostro cortile, le furbate per guadagnare qualcosa magari a danno di chi ci sta accanto, sembrano, non poche volte, i tratti caratteristici e patologici di un Paese che fatica a ritrovare la fiducia in se stesso e il gusto di rappresentarsi come popolo.
La festa di tutti che ha accompagnato il verdetto di Losanna ha anche questo valore: ritrovare la fiducia in noi stessi. Insieme ce la possiamo fare. Possiamo fare cose importanti.
L’assegnazione delle Olimpiadi invernali è avvenuta perché il progetto ha mostrato una sua grande forza unitaria, avvicinando territori e comunità molto diversi, andando oltre le differenze anche politiche e mettendo al centro un comune obiettivo e un comune interesse. Emblematica la foto del Governatore del Veneto Luca Zaia, leghista, e del sindaco di Milano Beppe Sala, centrosinistra, abbracciati. Verrebbe da dire, tra l’altro, simbolo di un’altra Lega e di un diverso Centrosinistra. Ma Renzi avrebbe abbracciato il nostro Governatore? E viceversa? Matteo Salvini^ avrebbe gioito così spontaneamente con il sindaco Pd? Ma questo, oggi, ci porterebbe lontano e ci farebbe perdere di vista l’essenziale.
Dal Veneto e dalla Lombardia può ripartire un rilancio per tutto il Paese. E lo sport, che come ha ricordato il presidente Mattarella «è un veicolo di pace, amicizia e fratellanza tra i popoli», in questo può essere uno strumento eccezionale.
Certo il bello viene adesso. Le Olimpiadi invernali del 2026 dovranno caratterizzarsi per efficienza, trasparenza e sostenibilità ambientale ed economica. Non a caso le tre parole che accompagnano il motto scelto per la candidatura rappresentano le linee sulle quali ci si dovrà muovere: sostenibilità, futuro, legalità, tre orizzonti che possono essere raggiunti solo se si sa camminare assieme.
Ci saranno sicuramente ricadute per l’economia, per il turismo, per l’occupazione. Ma, soprattutto, ci aspettiamo una ricaduta di crescita del senso di essere comunità per tutto il Paese. In questi sette anni che ci separano dal grande appuntamento, potremo migliorare nel tenere assieme città e montagna, città e territori, e nell’alimentare con i fatti la consapevolezza della grandezza del nostro Paese che può connettere il macro e il micro, le regioni e le metropoli. Grazie a tutto questo potremo essere più Italia.
(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)