Società
I migranti continuano ad essere un cavallo di battaglie politiche, ma non entrano di diritto nella politica del nostro Paese, come dell’Europa e del mondo. Si strattonano dalla parte di chi urla più forte, in un braccio di ferro che ci vede tutti perdenti. In umanità, e non solo. Servirebbero invece tutte quelle azioni necessarie e possibili per un’accoglienza degna. Come, ad esempio, aprire l’iscrizione all’anagrafe ai richiedenti asilo. Sta qui forse la differenza tra le politiche di piccolo cabotaggio che cercano consensi e la politica. Quella che costruisce la polis, fatta dalle persone che la abitano
Dentro la bolla di caldo in cui siamo immersi e, boccheggianti, sbattiamo la faccia contro i cambiamenti climatici, forse non ci scomponiamo più di tanto di fronte a quello che sta succedendo.
Vicino e lontano da noi, in una distanza che – da una parte sembra non conoscere separazioni e dall’altra sembra invece moltiplicarla fino a rendere tutto irraggiungibile. Così tra una valigia da preparare per le vacanze, i figli da incoraggiare per gli esami, le preoccupazioni che non mancano per un quotidiano sempre più complesso, le immagini che ci vengono dal mare nostrum le accantoniamo come scene di un film già visto. Il tempo di un commento e già altre immagini catturano la nostra attenzione, immettendoci in mondi paralleli. E i migranti continuano ad essere un cavallo di battaglie politiche, ma non entrano di diritto nella politica del nostro Paese, come dell’Europa e del mondo.
Si strattonano dalla parte di chi urla più forte, in un braccio di ferro che ci vede tutti perdenti. In umanità, e non solo. E si continuano a fare tante politiche, tra proteste, chiusure, sbarramenti o retoriche sterili, senza fare politica. A livello di cooperazione internazionale. Con il debito dei Paesi del Sud del mondo che è diventato motivo di ulteriore sfruttamento o ricatto, come denuncia – insieme ai missionari – lo stesso Papa Francesco che in più occasioni ha parlato di “colonizzazione ideologica”.
Ma anche a livello di welfare, nazionale e locale.
Dove si è sballottati dalla paura che chiude e crea mostri così come dalla incapacità di oltrepassare la soglia della pur giusta protesta, compiendo tutte quelle azioni necessarie e possibili per un’accoglienza degna.
Come, ad esempio, aprire l’iscrizione all’anagrafe ai richiedenti asilo, come già avvenuto in alcuni Comuni anche della nostra Regione.
Sta qui forse la differenza tra le politiche di piccolo cabotaggio che cercano consensi e la politica. Quella che costruisce la polis, fatta dalle persone che la abitano, perché indigeni o perché migranti.
(*) responsabile “Vita Nuova” (Parma)