Fine vita
Raccoglimento e preghiera, ma anche il sogno di una riconciliazione familiare. Rammarico per la strumentalizzazione della vicenda e per la difficoltà che la parola della Chiesa incontra nella società. A poche ora dalla morte di Vincent Lambert parla il segretario generale della Conferenza episcopale francese
Raccogliersi, pregare, e trarre un monito da questo dramma affinché non si ripeta più. Ma anche sperare in un cammino di riconciliazione familiare, pur se lungo e difficile, perché “la vita di Vincent Lambert lo merita”. Così p. Thierry Magnin, nuovo segretario generale della Conferenza episcopale francese, in un’intervista pubblicata sul quotidiano cattolico “La Croix” dopo la morte, questa mattina, di Lambert, e rilanciata sul sito dei vescovi.
Descrivendo la propria reazione all’annuncio del decesso, p. Magnin parla di raccoglimento e di “profonda tristezza”. Raccoglimento “davanti alla morte di un uomo colpito duramente da un terribile incidente” e davanti alla
“grandezza di una vita umana a prescindere dalle sue condizioni,
una grandezza che va ben oltre tutti gli argomenti a favore o contro la scelta che i medici e la giustizia hanno fatto per porvi fine”. Tristezza “perché il dramma dell’incidente è reso doppio da una tragedia che può essere anche peggiore, la lacerazione di una famiglia, intensificata da una battaglia legale che appariva senza speranza”.
Il segretario dei vescovi francesi pensa ai genitori di Vincent Lambert “che hanno dato la vita al figlio e lo hanno difeso fino alla fine”, ma il suo pensiero va anche alla moglie che “ha dovuto prendere una decisione volendo fare bene. Tuttavia – puntualizza – alcuni argomenti sostenuti da coloro che si collocano nel ‘suo clan’ mi preoccupano davvero. Tutta questa famiglia ha diritto a raccoglimento, rispetto e calma”. Il suo maggiore rammarico, confida Magnin a La Croix, è che “strumentalizzando la lacerazione di una famiglia, si è mantenuta la confusione considerando il caso di Vincent Lambert come quello di una persona in fin di vita”
mentre non lo era, come “del resto non lo sono molte altre persone che si trovano nel cosiddetto stato di ‘vita vegetativa’ e sono seguite in centri specializzati che non sono affatto di cure palliative”. In questo caso, la puntualizzazione del segretario dei vescovi,
la nozione di accanimento terapeutico spesso richiamata non ha motivo di essere
a meno che non si consideri trattamento sproporzionato l’alimentazione con il sondino”.
Perché la Chiesa non è stata ascoltata? Il segretario dei vescovi ricorda che diverse figure – laici, religiosi, sacerdoti e vescovi – hanno espresso chiaramente la propria disapprovazione” per la scelta finale della giustizia dopo molti colpi di scena”, e richiama in particolare “la ferma delicatezza della presa di posizione dell’arcivescovo di Reims sul rispetto per tutta la vita. Ma oggi – osserva – per molte persone nella nostra società francese è difficile ascoltare davvero ciò che la Chiesa cattolica dice al riguardo”.
La Chiesa “è automaticamente bollata come ‘bio-conservatrice’ perché promuove l’inalienabile dignità di ogni essere umano.
Questa reazione – l’analisi di Magnin – è un modo di squalificarne a priori il messaggio e di non comprenderlo nella sua profondità”.
Il segretario dei vescovi invita quindi al raccoglimento e alla preghiera. Poi, quando sarà il momento, occorrerà trarre “le lezioni necessarie da questo dramma affinché non si ripeta più”. Ma oggi, conclude, “oso esprimere qui un sogno folle che sarebbe una vera vittoria della vita più forte di ogni morte: che questo raccoglimento apra i cuori a
un possibile cammino di riconciliazione familiare, anche se lungo e difficile. La vita di Vincent Lambert lo merita!”.