Ambiente
Il sacerdote, noto per il suo impegno nella Terra dei fuochi, è preoccupato dalle conseguenze degli smaltimenti illeciti che “si traducono in malattia e morte” per le aree in cui i rifiuti industriali vengono interrati. Quando l’emergenza rifiuti riguarda le periferie, denuncia, c’è poca attenzione. “Per paradosso, l’emergenza rifiuti a Roma è un bene”
“In Campania stiamo rientrando in piena emergenza per quanto riguarda i rifiuti urbani”: la denuncia è di don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (diocesi di Aversa), impegnato in prima linea da anni sulla questione ambientale in Terra dei fuochi, tra le province di Napoli e Caserta, in occasione della presentazione, a Roma, giovedì 18 luglio, del XVIII Rapporto “Rifiuti speciali 2019”, report annuale dell’Ispra/Snpa. Intanto, mercoledì 17 luglio è partita la campagna di sensibilizzazione sulle buone pratiche ambientali, con particolare riferimento alla Terra dei fuochi, realizzata dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con Casa Surace, la casa di produzione campana che ha totalizzato più di 400 milioni di visualizzazioni su Facebook e YouTube. L’iniziativa fa parte di quanto previsto nel protocollo d’intesa per un piano d’azione urgente per la Terra dei fuochi firmato nel novembre 2018 a Caserta dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dal ministro dell’Ambente Sergio Costa, dai rappresentanti di altri sei ministeri (Interni, Sviluppo economico, Difesa, Salute, Giustizia e Sud) e la Regione Campania. Con il video “Per una volta”, che sarà sui canali social di casa Surace, e con sei “Instagram stories”, si vuole sensibilizzare i cittadini, in particolare quelli campani, sull’importanza di adottare comportamenti corretti, rispettosi del territorio in cui vivono, all’insegna della legalità e della tutela dell’ambiente e della salute. Sempre il 18 luglio i parroci della Forania di Giugliano (nella diocesi di Aversa) hanno manifestato la loro preoccupazione per l’ipotesi di riaprire il sito di stoccaggio provvisorio di Cava Giuliani, nel territorio di Giugliano, in conseguenza della prossima fermata per manutenzione per 35 giorni del termovalorizzatore di Acerra.
Don Maurizio, le sembrano rassicuranti i dati del XVIII Rapporto Ispra?
Questi dati tengono conto del lavoro in nero?
In Campania il problema dei rifiuti industriali è strettamente connesso con il lavoro in nero. Su questo aspetto nessuno ha voluto intervenire. Eppure, questo problema lo abbiamo sempre denunciato. In un incontro a Caserta con l’allora premier Matteo Renzi e il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, presentai la questione e il governatore mi rispose: “Con la disoccupazione che abbiamo non è pensabile mettere le mani sul lavoro in nero”. Una risposta che mi fece gelare il sangue nelle vene. Purtroppo, tutto ciò che si produce in nero nella nostra Regione viene, di conseguenza, smaltito illegalmente. Qui, in Campania, basti pensare a tutta la filiera di piccole industrie di abbigliamento, scarpe e borse, pellami, dove la maggior parte degli operai lavora in nero. Nei roghi tossici insieme alle immondizie bruciano gli scarti delle industrie: sono quelli i più pericolosi. Se i dati del Rapporto sono quelli che denunciano gli stessi industriali, i controllati e i controllori coincidono…
E i rifiuti industriali del Nord smaltiti illegalmente in Campania?
C’è stato, certamente, il problema dei rifiuti industriali che sono arrivati in Campania, problema che ora è generalizzato in tutta Italia: ormai, infatti, Terra dei fuochi è un fenomeno, non è più un territorio. Oggi i rifiuti vengono smaltiti ancora in modo illegale. Non dimentichiamo che
un metodo riscontrato spessissimo nel mondo criminale del traffico dei rifiuti è il “giro bolla”, sarebbe a dire la declassificazione (fittizia) dei rifiuti tossici,
che permette di abbattere i costi del loro smaltimento e immetterli anche nel circuito delle materie prime come per i ripristini ambientali, ma anche farli finire come fertilizzanti per l’agricoltura. Tante volte, quando si parla di evasione fiscale si pensa solo al danno economico, ma non è così.
Cosa intende?
Il danno economico che viene dall’evasione fiscale è la parte meno importante: infatti, dietro questi dati economici c’è dietro il lavoro nascosto e lo smaltimento illegale, che si traduce in malattia e morte per le terre dove i rifiuti vengono interrati o bruciati. Ancora una volta dobbiamo insistere sul rapporto tra ambiente e salute. Quello che noi chiamiamo prevenzione primaria, cioè effettuare screening sulla salute, per me viene al secondo posto dopo la tutela dell’ambiente dove vivo: se continuo a respirare diossina dai roghi tossici, a mangiare prodotti della terra inquinata, a riempire il mare di plastica e poi mangiamo i pesci che se ne sono cibati,
di quale prevenzione parliamo?
Le sembra utile la campagna social sui rifiuti lanciata dal ministero?
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, non è tanto una questione di buona educazione della gente. Il problema è che da qualche anno iniziano a bruciare i siti di stoccaggio: quindi, non si tratta più di piccoli roghi, ma di maxi roghi, come è stato l’anno scorso con l’incendio di Caivano, di Marcianise, di Maddaloni, di Santa Maria a Vico, di Santa Maria Capua a Vetere, di Casalduni.
Quest’anno ci sono già stati dei roghi?
Sono diminuiti, ma ci sono sempre.
Per paradosso, io dico che l’emergenza rifiuti a Roma è un bene,
perché quando sono invase le periferie si fa poca attenzione. Se, invece, piene di rifiuti sono Roma o Napoli, allora si innalza l’attenzione. Siccome sull’immondizia non dobbiamo mai abbassare la guardia, allora forse è un bene che anche Roma sia invasa dall’immondizia.