Dopo il maxi sequestro
Sequestrato dalla Digos di Torino un imponente arsenale di armi da guerra tra le quali anche un missile aria-aria. Intervista con il coordinatore scientifico dell’Opal, che se per quest’ultimo ipotizza il tentativo di un affare “improbabile” da parte di un trafficante improvvisato, invita però a riflettere sulla facile reperibilità delle armi automatiche e a non sottovalutarne la pericolosità sociale
Un sequestro senza precedenti quello effettuato il 15 luglio dalla Digos di Torino in un hangar di Rivazzano Terme in provincia di Pavia, nell’ambito dell’indagine partita un anno fa su un gruppo di presunti estremisti di destra con ideologie oltranziste che in passato avrebbero combattuto nella regione ucraina del Donbass. Oltre ad un vero e proprio arsenale di armi da guerra rinvenuto in diverse città dell’Italia del nord, la maxi operazione della Digos piemontese ha portato al sequestro in provincia di Pavia di un missile aria-aria Matra Super 530F, fabbricato in Francia e utilizzato dall’aviazione militare del Qatar. Lungo oltre tre metri e pesante 254 chili, il missile ha una gittata di 25 chilometri. Secondo la polizia sarebbe stato perfettamente funzionante ed è stato messo in vendita a 470mila euro. Del sequestro, definito dal questore di Torino Giuseppe De Matteis “con pochi precedenti per la qualità delle armi e il loro potenziale violento”, abbiamo parlato con Carlo Tombola, coordinatore scientifico dell’ Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa) di Brescia.
Le indagini sono in corso; nel frattempo lei che idea si è fatto?
Premetto una considerazione generale. Il sistema di distribuzione delle merci – una delle caratteristiche più tipiche e pervasive del sistema economico globale – funziona a tale velocità e muove tali quantità di beni che non sopporta rallentamenti e “impedimenti”, neppure sotto forma di controlli (che infatti sono sporadici, a campione o su segnalazione). Le merci viaggiano tutte lungo le stesse rotte e spesso utilizzano gli stessi mezzi di trasporto, solo obbedendo a criteri di economicità e rapidità, oltre che a diverse esigenze tecniche. Ad esempio, le banane viaggiano in container ad atmosfera controllata, le merci infiammabili e pericolose devono rispettare severe normative internazionali di sicurezza. Le merci illegali (ad esempio gli stupefacenti) viaggiano nascoste sotto quelle legali, e l’efficienza dell’approvvigionamento è garantita soprattutto dalla frequenza delle spedizioni: se è elevata, i sequestri di polizia non incidono significativamente sul mercato. Ora, le armi leggere – anche quelle sequestrate dalla Digos di Torino – sono prodotti poco sofisticati che circolano anche clandestinamente, è vero, ma in misura veramente minima rispetto all’enorme quantità di cui si può conoscere fabbricante, destinatario, eventuale intermediario commerciale, banca di pagamento, date dei vari passaggi. Questo perché i principali destinatari sono per lo più enti governativi (forze armate, polizie) e perché gli stessi governi hanno tradizionalmente regolato la punzonatura delle armi da fuoco, a scopo “dissuasivo” di un eventuale utilizzo contro i garanti dell’ordine.
Come e dove è possibile che un missile aria-aria perfettamente funzionante sia stato acquistato da privati cittadini, entrato in Italia e arrivato indisturbato in un magazzino della provincia di Pavia? Per farne cosa?
Se armi da guerra circolano sul mercato clandestino è perché sono in qualche modo uscite da un arsenale governativo. È sicuramente questo il caso del missile Matra Super 530F, con il quale qualche improvvisato trafficante cercava di realizzare un “affare” a dir poco improbabile.Infatti un missile del genere deve essere lanciato da un Mirage o da un aereo dotato di supporti di lancio tipo Mirage, una tecnologia superata, concepita più di quarant’anni fa. Pare poco credibile che sia arrivato in Italia per ricavarne l’esplosivo dalla testata, esplosivo che tra l’altro era assente – sarebbe stato in ogni caso assai costoso e posto in un canister (contenitore, ndr) troppo appariscente -. Secondo le prime informazioni proviene dal Qatar, a cui la Francia l’ha venduto nei primi anni 80, ma l’aviazione qatarina ha dismesso i Mirage nel 1994.
Forse era diretto in Libia, dove a quanto pare i Mirage F1 volano ancora.
Sono probabilmente uscite da un arsenale militare anche le armi automatiche (mitragliette, fucili mitragliatori, fucili d’assalto) sequestrate a Torino, sempre che – questo lo accerterà l’autorità giudiziaria – non siano state modificate per rientrare nella categoria delle “armi da collezione”, private cioè dello sparo a raffica e dei maxi-caricatori. Di maxi-caricatori e silenziatori se ne vedono però a decine nelle foto del sequestro, e quelli sono senza dubbio articoli “da guerra”, certamemente detenuti illegalmente al di fuori del contesto militare.
E’ il caso di sottolineare e riflettere sulla facile reperibilità e alta pericolosità sociale di queste armi.
Gli analisti di Opal lo fanno e da tempo chiedono di farlo.
E’ possibile delineare i contorni del mercato clandestino di armi?
Sulla sua entità sappiamo ben poco, oltre a quanto appare episodicamente sulla stampa, anche perché il governo italiano non fornisce i propri dati sulle armi sequestrate all’Unodc (Ufficio Onu su droga e crimine), unico prezioso strumento per gettare seriamente uno sguardo su questo specifico traffico internazionale.