Società
Il montepremi del Superenalotto ha superato i 200 milioni di euro, la febbre del gioco ha superato anche i confini nazionali, grazie alla possibilità di giocare on line. La riflessione del presidente della Consulta nazionale antiusura
209 milioni di euro. Tanto vale martedì 13 agosto il jackpot da record del Superenalotto che ha stracciato tutte le vincite mondiali precedenti di montepremi. È dal 23 giugno dello scorso anno che nessuno riesce a centrare la sestina vincente. Il premio, che è il più alto al mondo, dal 27 giugno scorso ha superato anche il record storico del gioco, pari a oltre 177,7 milioni di euro, vinti il 30 ottobre 2010 con un sistema Bacheca suddiviso in 70 cedole. Ma, rispetto ad allora, il modo di giocare è cambiato: anche se la ricevitoria resta un punto di riferimento, l’avvento delle modalità on line di gioco ha esteso la febbre per la sestina vincente. Infatti, se, come è già successo in passato con jackpot da record, nelle ricevitorie di confine (a Ventimiglia come a Bardonecchia, fino ad arrivare a Trieste e Gorizia) sono già in azione i “frontalieri” della fortuna, che varcano la dogana per tentare il colpo da oltre 200 milioni, c’è addirittura chi segue le sorti del jackpot da addirittura 4mila chilometri di distanza. Si tratta della testata nur.kz, un portale di informazione kazako che sul suo canale Instagram offre ai suoi follower continui aggiornamenti sul SuperEnalotto attraverso il profilo Instagram. Su questo mondo che si affida alla fortuna per risollevare le sue sorti abbiamo raccolto la voce di mons. Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura, da sempre impegnato a denunciare i gravi danni – economici, familiari, lavorativi, di salute – legati al gioco d’azzardo.
Monsignore, c’è una corsa al jackot da record…
Il mondo di oggi non soddisfa ed è pieno di infelicità. Il mondo che fa riferimento al lavoro è legato a un valore, il mondo che tenta la fortuna è legato all’incertezza, che è una delle caratteristiche della cultura contemporanea. Vediamo le incertezze in tanti ambiti dell’esperienza sociale, a partire dalla famiglia che non si riesce a capire qual è, persino per i cattolici; pensiamo alle incertezze legate alle convivenze.
Il mondo legato alla fortuna ci fa vivere nell’incertezza e non dà il senso pieno della vita.
Chi gioca?
La mole di gioco va espandendosi perché la gente è piena di debiti e senza lavoro, disperata, e così tenta la sorte. Purtroppo, le conseguenze del gioco d’azzardo di natura psicologica sono molto pesanti. Allora, mi chiedo: i politici sentono l’allarme su questo problema lanciato da medici e psicologi, dai volontari delle nostre Fondazioni? A me pare di no. Dobbiamo dire con forza che i politici che non s’impegnano nel contrasto dell’azzardo sono da condannare senza mezzi termini, perché si portano sulla coscienza il dramma di tante persone e delle loro famiglie. Così la disperazione si diffonde sempre di più.
La gente si affida alla fortuna, allora, perché non sa a cosa appigliarsi?
La gente non ha altro perché il senso religioso, che ha accompagnato i secoli passati, purtroppo oggi è annacquato né viene trasmesso con fedeltà e puntualità dai genitori ai figli, magari li battezzano ma poi non li educano e formano cristianamente e quando ciò accade anche la fede cristiana viene trasformata in un bisogno religioso, ma non in un’esperienza religiosa. Ciò è alla base anche di tante incertezze che ci sono nella nostra vita sociale, tanto che sul tema dell’immigrazione, ad esempio, può succedere che la gente metta sullo stesso piano un intervento del Papa e uno di Matteo Salvini. Questo, a mio avviso, la dice lunga sull’ignoranza che produce nel cuore delle persone ulteriori incertezze. Parlando con tanti giovani, spesso mi dicono: ‘Io non sapevo… Sono cristiano perché mi hanno battezzato, ma poi non mi hanno istruito e formato’. Così succede che il Credo diventa una formula mandata giù a memoria, ma non un riferimento fondamentale della nostra vita. La fortuna non fa certo riferimento agli insegnamenti del Vangelo, anzi veniamo invitati a non affidare alla fortuna la nostra vita, ma ad affidarla a Dio: la Parola che il Signore ci fa arrivare attraverso le Scritture non è legata alla fortuna, ma a quella sapienza che è frutto dello Spirito.
Noi cattolici come possiamo aiutare gli altri in questa ricerca sincera di Dio e ad affidarsi a Lui?
Con la testimonianza e la coerenza.
Noi ci esprimiamo attraverso delle scelte, ma tante volte esse non sono trasparenti. Noi cattolici dobbiamo eliminare i formalismi, i fariseismi, ma ritornare a quell’umiltà della ricerca che trasforma il bisogno di vera umanità in un bisogno di Verità. Mi pare che la cultura contemporanea sia fatta, invece, di estemporaneità, di episodi, ma non di un cammino culturale continuo. La crisi di oggi è anche economica, ma la crisi vera è pedagogica, di senso della vita. Ai cattolici bisogna chiedere di vivere secondo il Vangelo. Questo significa perdonare i nemici, accogliere anche chi ha il colore della pelle nero… Una volta il Mediterraneo era il Mare nostrum, che ci affratellava, oggi è il Mare mortuorum: su questo noi cattolici dobbiamo interrogarci e chiedere alla politica di non infierire contro gli immigrati, ma contro chi gioca sulle loro vite. Come Consulta antiusura incontriamo tanti immigrati che sono rovinati dai debiti contratti per potersi imbarcare. Non dimentichiamolo.