Cinema
Giovedì 5 settembre sono scesi in gara al Lido il francese Robert Guédiguian con “Gloria Mundi”, storia di lavoratori precari e famiglie in affanno, e “A Herdade” di Tiago Guedes, mélo familiare che racconta la storia portoghese del XX secolo. Fuori competizione presentate poi le prime due puntate della serie Tv “ZeroZeroZero” firmata Stefano Sollima, produzione internazionale targata Sky, Amazon Studios, Canal+ e Cattleya
Nono giorno di concorso alla 76ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia. Giovedì 5 settembre sono scesi in gara al Lido il francese Robert Guédiguian con “Gloria Mundi”, storia di lavoratori precari e famiglie in affanno, e “A Herdade” di Tiago Guedes, mélo familiare che racconta la storia portoghese del XX secolo. Fuori competizione presentate poi le prime due puntate della serie Tv “ZeroZeroZero” firmata Stefano Sollima, produzione internazionale targata Sky, Amazon Studios, Canal+ e Cattleya. Il punto sulle proiezioni con il Sir e la Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della Cei.
“Gloria Mundi”
Nato a Marsiglia nel 1953, il regista e sceneggiatore francese Robert Guédiguian si è affermato nel cinema europeo come autore dallo sguardo sociale appassionato e profondo. Il suo sodalizio professionale e sentimentale con l’attrice Ariane Ascaride gli ha permesso di mettere a segno un campionario di stori di rara incisività e poesia; tra i titoli più recenti “Le nevi del Kilimangiaro” (2011) e “La casa sul mare” (2017). A Venezia 76 presenta “Gloria Mundi”, film dove ritornano anche altri volti noti del suo cinema come Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan. Siamo a Marsiglia oggi, è appena nata la piccola Gloria in una famiglia di operai dallo stile di vita semplice e precario, sempre in attesa di un rinnovo contrattuale. Fulcro dell’azione è la mamma sessantenne, la nonna della piccola Gloria, che cerca di tenere compatto il nucleo familiare soggetto a frequenti inciampi o vere e proprie disgrazie.
“Ambientando l’azione a Marsiglia” – dichiara Massimo Giraldi, presidente della Cnvf e membro della giuria cattolica Signis al Festival – “Guédiguian fotografa le difficoltà di vivere in una grande città portuale tra flussi migratori, assenza del lavoro e precarietà degli impieghi. Il regista si concentra sulla vicenda di una famiglia umile e ben di sposta alla fatica, su cui si abbatte una sequela di sventure che fanno mettere tutto in discussione. La famiglia che rappresenta il porto sicuro nella vita sembra in verità perdere la sua forza e capacità di tenuta. La paura per il domani e i piccoli (grandi) egoismi fanno concentrare i protagonisti su se stessi, perdendo di vista il prossimo. Non mancano slanci di fiducia e gesti di solidarietà”.
“Con ‘Gloria Mundi’ Guédiguian accorcia la distanza dal cinema di Ken Loach e dei fratelli Dardenne” – rimarca Sergio Perugini, segretario della Cnvf e membro della giuria Signis alla Mostra – “Assistiamo infatti al calvario degli ultimi, dei dimenticati dalla società e dalle istituzioni, che arrancano per portare a casa un magro stipendio e provare a tenere in equilibrio la traballante dimensione familiare. È soprattutto il personaggio della Ascaride a virare in positivo, ad arginare le tensioni e le incomprensioni fra le due figlie, a lavorare fino allo sfinimento pur di assicurare il suo contributo a casa. Lei ha fatto di tutto per la sua famiglia ed è disposta a tutto pur di salvarla. Lei, come del resto la bimba Gloria, sono le luci che brillano in una storia amara e dolente”.
Dal punto di vista pastorale il film è complesso, problematico e adatto per dibattiti.
“A Herdade”
Il regista Tiago Guedes, nato Porto nel 1971, è un esordiente dalla lunga esperienza teatrale e televisiva. A Venezia 76 presenta il suo primo lungometraggio, “A Herdade” (“La tenuta”), una saga familiare intinta nel mélo che racconta la storia del Portogallo dagli anni ’40 a oggi. In una grande fattoria lungo il fiume Tago il capo famiglia è una figura dura e carismatica, che tiene sotto controllo tutta la gestione dell’azienda e anche coloro che vi abitano. Lui è la legge e la regola. Nel corso del tempo sopraggiungono i venti della contestazione e del cambiamento di matrice politico-sociale.
“Nonostante il film sia prodotto da Paulo Branco” – indica Massimo Giraldi – “figura centrale del panorama cinematografico portoghese, produttore di quasi tutti i film di Manoel De Oliveira, ‘A Herdade’ di Guedes soffre di una durata fin troppo eccessiva (164 minuti) che toglie respiro all’azione e conduce a una prevedibile convenzionalità. Lo stile del racconto si fa monotono, incappando anche in banalità narrative. Alcune soluzioni poi sembrano apparentarlo più a una miniserie televisiva che a un prodotto da festival internazionale”.
Dal punto di vista pastorale, il film è complesso e problematico.
“ZeroZeroZero”
Figlio del regista Sergio Sollima e con una solida carriera tra Tv e cinema – suoi sono i film “Acab”, “Soldado” nonché le serie “Romanzo Criminale” e “Gomorra” –, il regista-sceneggiatore Stefano Sollima (classe 1966) sbarca a Venezia 76 alla guida di un importante progetto internazionale, la serie Tv in 8 puntate “ZeroZeroZero”, prodotta da Cattleya, Sky, CANAL+ e Amazon Prime. Nel cast Andrea Riseborough, Dane DeHaan, Gabriel Byrne e Giuseppe De Domenico. Prendendo le mosse dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, la serie mette in scena i flussi internazionali della droga tra America Latina, USA e Italia. Un racconto che sposa diverse prospettive, esplorando il lato feroce della malavita disposta a tutto per conquistare potere e denaro.
“La serie ‘ZeroZeroZero’ ha una modalità di racconto senza dubbio potente e accattivante” – sottolinea Sergio Perugini – “A Sollima va riconosciuta una robusta capacità di gestire un set internazionale, mettendo a segno un racconto concitato, nervoso e magnetico. Nei due episodi mostrati in anteprima, il regista ci accompagna nelle pieghe del Male, come del resto aveva fatto anche con la serie ‘Gomorra’; una discesa negli inferi della criminalità organizzata asciutta e brutale: c’è violenza, tanta, senza sconti. La cifra è quella del thriller d’azione, che tiene avvinti alle immagini. Si segnala purtroppo un continuo richiamo ai simboli religiosi da parte dei mafiosi (è tipico anche del cinema, su tutti “Il Padrino” di Coppola), che accostano al rosario la mano insanguinata. Nell’insieme la serie è un prodotto visivamente valido, ma con tematiche problematiche e disturbanti, da gestire con attenzioni per i minori”.