Cinema
Il dramma sociale “Martin Eden” di Pietro Marcello; il documentario satirico di inchiesta “La mafia non è più quella di una volta” di Franco Maresco; il dramma a sfondo musicale “Vox Lux” di Brady Corbet; e la commedia brillante “Tutta un’altra vita” di Alessandro Pondi
Si torna al cinema. Concluso il racconto quotidiano dalla 76a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, il Sir e la Commissione nazionale valutazione film Cei riprendono la rubrica settimanale che ogni giovedì approfondisce quattro film in uscita in sala. Tra le novità al cinema dal 12 settembre: il dramma sociale “Martin Eden” di Pietro Marcello; il documentario satirico di inchiesta “La mafia non è più quella di una volta” di Franco Maresco; il dramma a sfondo musicale “Vox Lux” di Brady Corbet; e la commedia brillante “Tutta un’altra vita” di Alessandro Pondi.
“Martin Eden”
È il film italiano che ha colpito di più a Venezia 76. Stiamo parlando di “Martin Eden” di Pietro Marcello, opera che trae le mosse dal romanzo del 1909 dello scrittore statunitense Jack London. Marcello parte dalle pagine del classico americano, ma adatta la sua storia nella Napoli del Secondo dopoguerra (le coordinate storiche sono imprecisate). Protagonista è il marinaio Martin Eden (Luca Marinelli), che vive alla giornata al porto, facendo lavori occasionali e usuranti. L’incontro con la giovane borghese Elena Orsini (Jessica Cressy), lo spinge a guardare il mondo attraverso un’altra prospettiva: capisce di dover colmare il suo gap di istruzione; di più, desidera diventare uno scrittore e denunciare tutte le storture della società in cui vive. Il cambio di scenario dalla California a Napoli permette al regista di ancorare la vicenda al tessuto del nostro Paese, preservando comunque un forte respiro internazionale. Il giovane Martin attraversa le fratture lavorative e sociali del XX secolo senza tuttavia trovare una sua identità o collocazione precisa. Prova disperatamente ad attivare l’ascensore sociale, ma ne viene sempre respinto. Pietro Marcello compone un potente racconto di denuncia, tra storie di emarginati e lavoratori sfiancati, mescolando alla narrazione inserti di repertorio del cinema delle origini. La regia è controllata e visionaria insieme, mettendo in atto un’operazione antropologica valida e suggestiva. Forse non tutto torna, ma questo poco importa, perché il film funziona e appassiona. Dal punto di vista pastorale il film è complesso, problematico e adatto per dibattiti.
“La mafia non è più quella di una volta”
Nonostante alcune polemiche e l’assenza del regista al Lido, a Venezia 76 “La mafia non è più quella di una volta” ha convinto la Giuria internazionale tanto da aggiudicarsi un premio speciale. Si tratta di un documentario di inchiesta con piglio satirico diretto dal palermitano Franco Maresco. Con questo film il regista compone un’indagine sull’ingombrante presenza della mafia nella vita sociale del Paese, partendo dai 25 anni nel 2017 dell’uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per quanto però si sforzi di apparire originale, Maresco non riesce a staccarsi da un racconto di poca vivacità; il copione si muove infatti intorno ad alcuni cliché narrativi già visti in passato: domina una galleria di personaggi evanescente e irritante, sempre al limite dell’assurdo, che si lega ai mostri umani e antropologici tanto cara a Maresco. Nel complesso, si ha l’impressione che la scrittura del film sia sfuggita di mano al regista e che l’umorismo nero si sia chiuso in un vicolo cieco. Dal punto di vista pastorale il film è complesso e problematico.
“Vox Lux”
In concorso alla Mostra del Cinema 2018, esce ora in sala “Vox Lux” film con Natalie Portman firmato da Brady Corbet. Il regista, dopo “The Childhood of a Leader” (2015), gira il suo secondo film rivolgendo l’attenzione agli Stati Uniti degli ultimi due decenni, attraverso la crescista e l’ascesa della cantante Celeste. Conosciamo Celeste bambina a cavallo tra gli anni Novanta-Duemila, sopravvissuta a una delle tante tragiche stragi nelle scuole americane (il pensiero va al massacro di Columbine nel 1999). Celeste è il simbolo del riscatto per tutti; e lei canta il suo smarrimento, ma anche la sua voglia di andare avanti. Ben presto però si trasformerà in una precoce “teen star”. Con il supporto di una intensa e coinvolgente Natalie Portman, Corbet compone il ritratto di un’America del terzo millennio in preda a incertezze e grandi paure. Con una partenza a livello stilistico e narrativo molto forte e indovinata, richiamando il cinema di Gus Van Sant, il film poi si snoda con un andamento ondivago, tra sequenze coinvolgenti e altre blande, di frettoloso raccordo. Temi validi e urgenti, per un’opera non ben calibrata e compatta. Dal punto di vista pastorale il film è complesso e problematico, adatto per dibattiti.
“Tutta un’altra vita”
Dopo un lungo corso televisivo, Alessandro Pondi firma la sua seconda regia cinematografica. Si tratta di “Tutta un’altra vita”, commedia brillante con Enrico Brignano. La storia: un tassista romano si accorge che i suoi ultimi clienti hanno lasciato nella sua macchina le chiavi della loro casa, una villa lussuosa. Il tassista non resiste alla tentazione… Il regista si muove all’interno della commedia italiana, dopo aver collaborato con Luciano Vincenzoni e soprattutto aver lavorato a fianco di Sergio Leone, Mario Monicelli e Pietro Germi. Nel film, all’interno di un meccanismo che si intuisce abbastanza collaudato, un certo rallentamento interviene a abbassare il tono del racconto, che resta vivace ma non riesce ad essere spumeggiante. Alterna il brillante e il serio, grazie soprattutto alle due protagoniste femminili: Paola Minaccioni e Ilaria Spada; Brignano al contrario è meno graffiante e caustico del solito. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile e brillante.