Intervista

Don Barrios Prieto nuovo segretario generale Comece: “A Bruxelles per un’Europa giovane e solidale”

Il sacerdote spagnolo, che ha studiato filosofia e teologia a Roma e psicologia nel suo Paese, esperto di ecumenismo, è il nuovo segretario generale della Commissione degli episcopati dell’Unione europea. Nella sede di Bruxelles si presenta raccontando al Sir i suoi prossimi impegni e segnalando alcune delle principali sfide che attendono l’Ue e i suoi Paesi membri: dal lavoro alle migrazioni, fino ai mutamenti climatici. “Come dice Papa Francesco, dalle crisi possono emergere nuove opportunità”

“La Chiesa ha accompagnato fin dai primi passi il cammino dell’Europa unita. Quell’Europa fedele ai valori umani e cristiani per la quale si sono battuti i padri fondatori. E ancora oggi la Chiesa è attenta e sostiene questo percorso, come più volte ha riaffermato Papa Francesco”: don Manuel Barrios Prieto è il nuovo segretario generale della Comece, Commissione degli episcopati dell’Unione europea. Ha raccolto il testimone lo scorso 1° settembre da padre Olivier Poquillon; il suo mandato durerà quattro anni. Lunedì 16 settembre, a Bruxelles, si è presentato alla stampa internazionale accanto a mons. Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece, che sarà creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro del 5 ottobre.
Lo stesso Hollerich ha spiegato di essere rimasto “sorpreso da questa notizia” che – ha aggiunto – “potrà far bene anche alla Comece”.
Nato a Madrid nel 1962, don Manuel Barrios Prieto, ha studiato filosofia e teologia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma e si è laureato in psicologia presso una università statale spagnola. Dal 2011 è stato direttore del Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale spagnola, oltre a essere stato per vent’anni alla guida della parrocchia di Santa Catalina de Alejandría a Madrid. Don Barrios Preto arriva dunque al segretariato Comece, in Square de Meeûs a Bruxelles, in un momento “caldo” per l’Ue, nel pieno del rinnovo delle sue principali istituzioni, assediata da populisti e nazionalisti, con all’orizzonte il Brexit britannico.

Da due settimane è arrivato a Bruxelles: l’agenda è già fitta di impegni?
Direi proprio di sì. Ci sono in calendario incontri, colloqui, viaggi. Dal 3 al 6 ottobre sarò a Santiago di Compostela per partecipare all’assemblea plenaria del Ccee: sono stretti i legami tra Comece e Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Avrò poi alcuni incontri con i rappresentanti delle istituzioni Ue, con europarlamentari, con ong, associazioni ed esponenti di altre confessioni cristiane. Occorre essere presenti e attivi per far risuonare la voce della Chiesa nel contesto europeo.

La sua formazione e le sue precedenti esperienze pastorali le potranno essere di aiuto al segretario Comece?
Ritengo di sì, benché occorra entrare con prudenza in questo nuovo ruolo. Sono spagnolo e ho studiato e vissuto in vari Paesi d’Europa, ho lavorato a lungo nel campo dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, e credo che questo mi sarà d’aiuto. Naturalmente occorrerà comprendere le particolari dinamiche del dialogo con le istituzioni politiche qui presenti.

foto SIR/Marco Calvarese

Quali, a suo avviso, le sfide che attendono l’Europa di oggi, i suoi Stati membri e le istituzioni dell’Ue?
Le sfide sono innumerevoli. Molti parlano di “crisi” e lo stesso Papa Francesco ha ricordato che le crisi possono rivelarsi occasioni per cambiare, per crescere e migliorarsi. Di certo abbiamo dinanzi la situazione migratoria, con tante persone che cercano una vita dignitosa e un futuro in Europa; la quale, è bene ricordarlo, ha tra i suoi valori fondanti la solidarietà. C’è la questione economica, con la recente recessione che ha compito vari Paesi, creando povertà e disoccupazione e dalla quale si sta uscendo con fatica e con ritmi differenti tra uno Stato e l’altro. Sappiamo inoltre quanto siano rilevanti la questione ambientale e i mutamenti climatici. Sottolineerei la crisi istituzionale: l’Unione europea è spesso percepita come distante dai cittadini. In questo senso mi pare importante tener conto che alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, svoltesi a maggio, c’è stato un recupero di elettori, come se – è stato osservato – i cittadini volessero dare una nuova possibilità a questa stessa Europa…

Una parola sui giovani: spesso indicati come “futuro d’Europa” ma non di rado posti ai margini dei processi politici, economici e culturali. Non crede?
Molti giovani sperimentano l’Europa attraverso i viaggi, gli studi, e anche grazie al programma europeo Erasmus. Conoscere altri Paesi, altre culture e lingue, incontrare altre persone aiuta a costruire una coscienza europea, a sentirsi europei. Ci sono però problemi che colpiscono i nostri giovani – a partire dalla disoccupazione – per i quali servono risposte serie e urgenti. I ragazzi si stanno fra l’altro dimostrando sensibili e attivi sul versante ambientale. Ebbene, anche qui si gioca la credibilità dell’Europa di oggi e di domani.