Politica
Ci mancava solo la tegola Renzi. Al nuovo governo, guidato ancora da Giuseppe Conte che si è rifatto il look politico in veste giallo-rossa, non mancano le preoccupazioni. Non bastavano quelle relative ai pressanti impegni sul tavolo di palazzo Chigi, che nella notte di lunedì scorso è arrivata la decisione dell’ex premier Matteo Renzi di lasciare il Pd e di fondare un nuovo soggetto politico.
Ci mancava solo la tegola Renzi. Al nuovo governo, guidato ancora da Giuseppe Conte che si è rifatto il look politico in veste giallo-rossa, non mancano le preoccupazioni. Non bastavano quelle relative ai pressanti impegni sul tavolo di palazzo Chigi, che nella notte di lunedì scorso è arrivata la decisione dell’ex premier Matteo Renzi di lasciare il Pd e di fondare un nuovo soggetto politico.
Da più parti hanno fatto sapere all’ex segretario che si trattava di un errore. Che il momento forse poteva essere poco opportuno. Non c’è stato nulla da fare. Dopo aver fatto lo sgambetto a Salvini e averlo preso in contropiede, dando vita al Conte bis davanti alla sorpresa di non pochi italiani, Renzi se ne va da solo per cercare di contare di più. Per tentare di fare pesare il suo appoggio al nuovo esecutivo che ora dipenderà anche dal drappello di parlamentari che l’ex sindaco di Firenze sarà in grado di portare con sé.
Intanto incombono le scadenze. In tantissimi premono su ministri e presidente del Consiglio nella speranza che qualcosa sia davvero cambiato rispetto al Conte prima maniera che troppo spesso si è trovato ostaggio della Lega e del suo leader dal quale, in 14 mesi, non è mai stato capace di distinguersi. Un fatto che non tutti hanno dimenticato, nonostante tanti, anche troppi, oggi cerchino di fare finta di nulla e di riaccreditarsi come se l’anno e poco più appena trascorso non fosse quasi esistito.
Guidare un Paese non è uno scherzo. Per pilotare l’Italia ci vogliono idee e visioni di lunga gittata. Bastano le buone intenzioni? Basta il desiderio di non andare alla conta delle urne? Il governo, lo ribadiamo, è legittimo, nato secondo i dettami costituzionali. In Parlamento, su mandato dei cittadini, le maggioranze si formano, si sfaldano e si possono ricomporre in modi anche assai diversi.
Poi la gente, costituita da quelli che sgobbano per tutti i mesi dell’anno, tutti noi per intenderci, si aspetta qualcosa. Qualcuno, in verità, attende anche ciò che non meriterebbe: un piacere di qua e un altro di là. Ma i più vorrebbero vedere un Paese meno litigioso e una classe dirigente più a servizio del bene comune.
Ognuno è chiamato a mettere del proprio, senza zone franche. Non è il momento, dopo gli anni duri di una crisi economica che ha esasperato molti animi, di scorciatoie, di privilegi e di gite in barca con gli amici degli amici. La scadenza del Def è alle porte e gli abitanti delle zone terremotate del centro Italia, solo per citare una delle tante emergenze, attendono soluzioni rapide a una situazione che sembra incancrenita.
Allora, si inizi davvero a fare sul serio.
(*) direttore “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina)