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Recensioni su novità al cinema: “C’era un volta a… Hollywood”, “Tolkien”, “E poi c’è Katherine”

Tra commedia e dramma “C’era un volta a… Hollywood” di Quentin Tarantino con Brad Pitt e Leonardo DiCaprio; il biopic “Tolkien” di Dome Karukoski sul noto scrittore e linguista britannico autore della saga “Il Signore degli Anelli”; la commedia americana brillante “E poi c’è Katherine” di Nisha Ganatra con Emma Thompson; infine, un tuffo nel cinema del passato con “I migliori anni della nostra vita” di Claude Lelouch con i divi francesi Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant

Giovedì, cinema! Come ogni settimana il Sir e la Commissione nazionale valutazione film della Cei raccontano nella consueta rubrica dedicata alle novità in sala quattro film in evidenza: tra commedia e dramma “C’era un volta a… Hollywood” di Quentin Tarantino con Brad Pitt e Leonardo DiCaprio; il biopic “Tolkien” di Dome Karukoski sul noto scrittore e linguista britannico autore della saga “Il Signore degli Anelli”; la commedia americana brillante “E poi c’è Katherine” di Nisha Ganatra con Emma Thompson; infine, un tuffo nel cinema del passato con “I migliori anni della nostra vita” di Claude Lelouch con i divi francesi Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant.

“C’era una volta a… Hollywood”

Tarantino fa nove. Dal 1992 a oggi sono infatti nove i lungometraggi firmati dal regista-sceneggiatore statunitense, due volte premio Oscar. Tra i suoi film si ricordano: “Le Iene” (1992), “Pulp Fiction” (1994), “Kill Bill. Volume 1 e 2” (2002-2003), “Bastardi senza gloria” (2009) e “Django Unchained” (2012). Si tratta di un campionario di riflessioni satirico e ultra violento sul cinema e sui suoi generi. Nel corso di oltre due decenni Tarantino si è imposto nel panorama internazionale con un forte stile visivo e narrativo dalla marcata originalità. La violenza, tratto distintivo dei suoi racconti, è sì problematica ma spesso trova sbocchi grotteschi o persino umoristici.
Con il suo ultimo lavoro, “C’era una volta a…. Hollywood” (“Once Upon a Time in… Hollywood”, 2019), presentato in concorso al 72° Festival di Cannes, Tarantino fa un omaggio all’industria del cinema a stelle e strisce negli anni a cavallo tra ’60 e ’70. Protagonisti sono Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, nei panni rispettivamente dell’attore hollywoodiano Rick Dalton, in cerca di riposizionamento, e della sua controfigura Cliff Booth. Sullo sfondo si agitano i cambiamenti socio-culturali, i fermenti di contestazione e il profondo rinnovamento nell’industria del cinema; irrompe poi anche il deragliamento legato alla trista pagina della famiglia Manson (la brutale uccisione dell’attrice Sharon Tate).
Tarantino ci mostra una Hollywood in un periodo, il 1969, pieno di sussulti, di cambiamenti. La California è un pianeta sterminato e a raccontarlo forse non bastano nemmeno i 161 minuti (anche se l’eccessiva lunghezza affatica la visione…) del questo film. C’è la parabola tra sconfitta e rivincita, tra fine e rinascita; c’è un mondo che termina, mentre ne scorre il ricordo e forse il rimpianto. Il tutto avvolto in una grande, ariosa, svolazzante regia. L’autore infatti conferma la sua genialità e grande capacità nel dirigere la macchina da presa. Non manca poi la consueta violenza tarantiniana, così esasperata e assurda. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e problematico.

“Tolkien”

C’era un volta a… Hollywood conoscono John R.R. Tolkien, il noto scrittore e linguista britannico autore di importanti romanzi nel XX secolo come “Il Signore degli Anelli” e “Lo Hobbit”, portati con successo sul grande schermo da Peter Jackson (e ora in fase di sviluppo come serie tv evento per Amazon Prime). La storia del romanziere ci viene raccontata in un elegante biopic, “Tolkien”, per la regia del finlandese Dome Karukoski e con le star in ascesa Nicholas Hoult e Lily Collins. Il film ripercorre gli anni giovanili di Tolkien (nato nel 1892), la formazione, l’amore per l’amica di sempre Edith Bratt così come il trauma della Grande Guerra. Il film annoda i fili della Storia con quelli della vicenda dell’autore, tratteggiando momenti ed esperienze che hanno poi fornito suggestioni allo scrittore nel creare il suo magico mondo: su tutti la storica amicizia con i compagni di corso fonte di ispirazione per la “Compagnia dell’Anello”.

“E poi c’è Katherine”

Emma Thompson è inarrestabile, proprio come Meryl Streep. Ogni volta sorprende per la versatilità di ruoli e trasformismo, capace di dare spessore a film che altrimenti apparirebbero claudicanti. È il caso di “E poi c’è Katherine” (“Late Night”) di Nisha Ganatra, film scritto e interpretato dalla comica emergente Mindy Kaling. Ambientato nel mondo dei talk show serali negli Stati Uniti, film racconta la storia della cinquantenne Katherine (Thompson), conduttrice spietata che resiste al “viale del tramonto”, chiamata a collaborare con la nuova autrice Molly (Kaling). Il personaggio di Katherine ricorda molto l’algida Miranda (strepitosa Meryl Streep) nel film “Il Diavolo veste Prada” (2006). In generale, il film è una commedia brillante dalla narrazione però non sempre equilibrata e convincente.

“I migliori anni della nostra vita”

Ha vinto due premi Oscar nel 1967 il film “Un uomo, una donna” (“Un homme et une femme”) di Claude Lelouch con i divi francesi Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant. Il cast si è riunito una seconda volta nel 1985 sul set di “Un uomo, una donna oggi”, opera meno originale e incisiva della precedente. Infine, nel 2019 il regista ha presentato fuori concorso al 72° Festival di Cannes il terzo atto di questo viaggio emozionale tra i due artisti: “I migliori anni della nostra vita” (“Les plus belles années d’une vie”). Si tratta di un valzer nel cinema del passato con pennellate di sentimento. Film imperfetto, ma in cerca di poesia e tenerezza.