Lotta ai cambiamenti climatici
Sparare a zero sulla sedicenne attivista svedese – come fa una certa parte del mondo politico e, con mio dispiacere, anche una parte del mondo cattolico – significa confondere il dito con la luna: significa non avere consapevolezza della gravità della situazione in cui ci troviamo. Il fatto che sia una sedicenne a interpretare questo dramma ha una sua plausibilità: il futuro è affare principalmente suo e dei suoi coetanei e meno di certi vecchi noiosi e brontoloni, inaciditi dal tempo e dall’invidia nel loro comodo e inquinato mondo. Che cosa dovrebbero fare i giovani? Lasciare che il mondo vada per la sua strada? Hanno ragione quando gridano che non c’è “un pianeta B”
“È tutto sbagliato e io non dovrei essere qui”: sono le prime parole che Greta Thunberg ha pronunciato al Palazzo di Vetro dell’Onu, a New York, lunedì scorso. Credo abbia davvero ragione. Questa ragazzina di sedici anni dovrebbe trovarsi a scuola, dall’altra parte dell’Oceano, in Svezia, come lei stessa afferma. Dovrebbe vivere una vita più “a sua misura”: a misura di adolescente, con alcune fatiche di relazione. Non dovrebbe andare all’Onu ed assurgere a simbolo per gli adolescenti del mondo intero. Proviamo solo a intuire il peso, da un punto di vista puramente umano, e psicologico, che questo ruolo può comportare. Questi sono ruoli difficili da interpretare, che lasciano segni comunque: quando si alzano le critiche, ma anche quando la sorte sembra sorridere. Qualcuno afferma che tale visibilità Greta se l’è cercata, che è guidata da altri in questa scalata alla popolarità e che sta traendo enormi benefici dalla situazione… A mio avviso, sparare a zero su Greta – come fa una certa parte del mondo politico e, con mio dispiacere, anche una parte del mondo cattolico – significa confondere il dito con la luna: significa non avere consapevolezza della gravità della situazione in cui ci troviamo. Il fatto che sia una sedicenne a interpretare questo dramma ha una sua plausibilità: il futuro è affare principalmente suo e dei suoi coetanei e meno di certi vecchi noiosi e brontoloni, inaciditi dal tempo e dall’invidia nel loro comodo e inquinato mondo. Che cosa dovrebbero fare i giovani? Lasciare che il mondo vada per la sua strada? Hanno ragione quando gridano che non c’è “un pianeta B”. Hanno ragione a protestare e a manifestare. Tra i detrattori di Greta ci sono anche i negazionisti, cioè quanti negano che la situazione ambientale e climatica sia poi così grave. Per loro è ininfluente – solo per fare due esempi eclatanti – che i ghiacciai si stiano sciogliendo dal Nord al Sud del pianeta e che negli oceani ci siano isole di plastica galleggiante. “Il mito di Greta smontato dai fatti”: un noto giornale locale titolava così qualche tempo fa l’ampio articolo di un professore del nostro territorio.
“L’anidride carbonica – affermava il luminare – non è un agente inquinante”, omettendo di dire che in un ambiente privo di ossigeno e con sola anidride carbonica si muore in breve tempo. Ora, si potrà discutere su quanto incida l’azione dell’uomo sull’aumento della temperatura globale, ma è ormai un dato accettato da quasi tutta la comunità scientifica internazionale che una correlazione ci sia e che le politiche di abbattimento della produzione di anidride carbonica siano necessarie e urgenti. Negarlo è miopia: è voler mettere la testa sotto la sabbia. La Cina, tanto per citare un Paese “al di sopra di ogni sospetto” che non si è distinto in passato per politiche di rispetto ambientale, sta dismettendo le miniere di carbone e incentivando la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per rendersi conto della crisi ambientale, se non piace la ragazzina dalle trecce rosse, basterebbe leggere la “Laudato si’” di Papa Francesco. Ma in realtà anche il Papa suona come “sospetto”, troppo preoccupato – secondo quanti lo avversano – delle questioni politico-ecologiste e troppo poco di quelle teologico-spirituali. Come se le une non avessero nulla da dire alle altre; come se perseguire la salvezza dell’anima non avesse nulla da dire alla salvezza del corpo (e del mondo). Per comprendere quanto la salvezza dell’uomo (tutto l’uomo, corpo e anima, in relazione con il mondo) per Papa Francesco sia dono di Dio – e quindi primariamente una questione teologica e spirituale – basta leggere e ascoltare le sue omelie, i suoi messaggi, i suoi documenti… Ma non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire. Peccato! Anche tra questi si trovano gli “scismatici” cui Papa Francesco faceva riferimento nel suo viaggio di ritorno dal viaggio in Africa. Alcuni sono anche giornalisti e abili scrittori. Greta, hai ragione. È tutto sbagliato. Non dovresti essere tu ad andare all’Onu. Non dovresti essere tu a dire queste cose. Dovrebbero essere gli adulti. A cominciare dagli uomini e dalle donne che hanno responsabilità politiche. A cominciare da quanti hanno in mano le chiavi dell’economia e della finanza. Dovremmo essere tutti noi, semplici cittadini, a cambiare il nostro stile di vita, per influenzare “con il nostro portafoglio” le scelte dei potenti: l’economia e la finanza dipendono anche da noi. “Onestà, responsabilità, coraggio” ha invocato Papa Francesco nel suo videomessaggio all’Onu: speriamo di essere ancora in tempo.
(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)